Che Berlusconi abbia seri problemi di business, è ormai noto a tutti, tifosi e non.
Il fu Silvio Berlusconi possiede una società calcistica in fase di smantellamento; non solo infatti non è più in grado di investire sul mercato (giocatori), in strutture (stadio), in strategia (direzione aziendale), ma il fu Cavaliere cerca – disperatamente - di vendere l’A.C. Milan a un fondo di investimenti.
Da chiarire quest’ultimo fatto chiave: Berlusconi, al contrario di come fece l’eterno rivale Moratti, non ha in programma la cessione della società A.C. Milan a un'altra società. Diversamente, il fu Cavaliere sta provando insistentemente a vendere le azioni del Milan a un gruppo di investitori.
Amici miei, la differenza è purtroppo abissale; senza doverci addentrare in strategie di mercato, marketing, penetrazione di mercati (al fine di mettere in rilievo le differenza tra una cessione come quella dell’Inter e una come quella che si prospetta al Milan), ci basta capire cosa sia un fondo di investimento: è una cassa comune (passatemi il termine), all’ interno della quale un gruppo più o meno nutrito di persone versa dei soldi (che servono per comprare le azioni del Milan).
L’unico scopo di un investimento di tale portata è il profitto diretto; ovvero, l’investitore tendenzialmente sceglierà di vendere a sua volta le azioni, appena esse valgono di più del prezzo a cui l’investitore le aveva comprate.
In altre parole, appena ottenuti i dividendi, questi (ipotetici) investitori hanno tutte le ragioni del mondo per vendere.
Il Milan non è una società sana, ma bensì - nonostante il valore del Brand Milan nel mondo - è una società in fallimento, e fin qua non ci piove.
Ma il fatto ancora più inquietante è il seguente: l'immagine che arriva da Fininvest (che detiene azioni del Milan e di Mediaset), non è per niente positiva. Il caso Mediaset, in causa con Vivendi, offre un'ulteriore mortificante immagine di come le cose, in casa Berlusconi, stiano andando molto male.
Difficile non avere pessimi presentimenti per il futuro di una delle più grandi società calcistiche del mondo.
Infine, il fatto che Berlusconi non venda, non può essere dovuto soltanto a un delta tra prezzo offerto e prezzo richiesto. Nemmeno può essere dovuto alle aspettative che il fu Cavaliere ha sulla nuova (ipotetica, leggendaria) presidenza, riguardo a investimenti (sul mercato) sulla società Milan, per il prossimo futuro.
Se il Milan fosse una società in perdita, dovrebbe essere venduta velocemente (compatibilmente ai tempi di un’operazione di tale dimensione).
Ma è difficile dedurre una logica, da una situazione così negativa e poco chiara.
La stampa prova a far luce, finendo per scrivere notizie non vere o distorte.
E come sempre, chi paga è il tifoso.
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