Nel mondo commerciale, del marketing, dal quale provengo, si definisce aspirazionale, termine orrendo, quell’oggetto che si vende molto bene in quanto attira l’attenzione dei compratori perché di moda, quindi desiderato: un’aspirazione appunto. Oggi sono aspirazionali ad esempio uno smartphone, i canali pay per view di film, sfortunatamente anche l’Inter di Conte. Per contro non lo sono affatto un Pc, la Tv al plasma ed il Milan.
Questa è la realtà che registro purtroppo da anni, ma sta entrando piano piano anche nella coscienza dei tifosi più romantici: oggi accettare il Milan con una pianificazione Elliott che pare seguire per disorganizzazione totale le precedenti, significa fare un salto gigantesco nel buio. Ecco perché la raffica umiliante di no, da Conte stesso, a Gasperini, passando da Tare e da un folto gruppo di giocatori che ci hanno spennacchiato in questi anni. Troppo evanescente anche la proprietà americana che si fa sorprendere in maniera avvilente e dilettantesca, dalle scenette di Kessié e Bakayoko, dagli addii di Gattuso e Leonardo, dai no di tizio senza che siano stati pianificati in tempi accettabili i piani B, C, D.
Ormai stiamo tristemente continuando a percorrere la bruttissima strada dell’improvvisazione tecnica, mentre la UEFA ci prende a pedate con misfatti infinitamente inferiori a City o PSG, probabilmente consapevole della nostra incapacità di reagire.
Quindi il tifoso coi nervi a fior di pelle cosa legge ogni santo giorno? Basta dare un’occhiata qua e la’: si passa dagli in bocca al lupo a Calhanoglu e Rodriguez per le memorabili performance in nazionale (la speranza vera è che fossero già fuori rosa nel Milan!), ai rossoneri a fari spenti su Sensi e Barella (fari direi bruciati visto che non si capisce CHI conduca le trattative visto che Milanello è la casa dei fantasmi), fino alla patetica intervista all’ex di turno che sciorina le immense qualità del tecnico della Sampdoria Giampaolo.
Questo non è solo il nostro oggi: è un film già visto dai tempi di Berlusconi, l’ultimo, quando il Milan era un oggetto abbandonato, fastidioso, del quale non si vedeva l’ora di liberarsi.
Quando il club rossonero rappresentava il centro delle attenzioni, il mercato, i piani sportivi, le ambizioni al 12 giugno erano già nero su bianco.
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