Proprio nello stesso giorno del compleanno di Nicolò Barella, un altro grande interista ha festeggiato (si fa per dire) 71 primavere. Parlo di Mauro Bellugi, che ha indubbiamente trascorso il compleanno più drammatico della sua vita. L’ex difensore dell’Inter ha subito l’amputazione di entrambe le gambe, lo scorso novembre, a causa delle complicazioni del Covid.
Bellugi è stato sinonimo di marcatore roccioso, mastino incollato all’avversario da togliergli il respiro, quando gli stopper erano stopper, non centrali di difesa. Uno che dal campo usciva con la maglia sudata sempre e, anche per questo, è sempre stato amato dai tifosi delle sue squadre. A cominciare dall'adorata Inter con la quale segnò al Borussia Moenchengladbach
Dopo la trafila nelle giovanili, nel 1969 firma il primo contratto da professionista quando la presidenza interista era ancora nelle mani di Angelo Moratti. Cinque stagioni all’Inter con 90 presenze e l’unica rete ai tedeschi. Non riesce ad imporsi come titolare. Si mormora di problemi con i senatori della Grande Inter.
Nel 1974 viene ceduto al Bologna. La moglie di Fraizzoli in un'intervista del gennaio 1976 dichiarò che Bellugi non era stato ceduto per motivi tecnici. Come giocatore non è mai stato discussione. Nel 1979 va a Napoli e la stagione successiva termina la carriera alla Pistoiese. Per otto anni nel giro della Nazionale è tra gli undici titolari che nel 1973 ottengono la prima storica vittoria a Wembley contro l’Inghilterra. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, si costruisce una solida reputazione di commentatore televisivo.
Bellugi racconta di come abbia pensato che sarebbe stato inutile andare avanti, non è più un ragazzino, dopo che i medici gli danno la notizia. Invece la sua famiglia, la moglie Loredana e la figlia Giada gli hanno dato la forza di combattere. Ma non solo. Si è sorpreso e commosso per l’affetto di tante persone sconosciute, per lo striscione della Curva Nord.
L’intervento chirurgico non è stata una passeggiata: senza anestesia totale, a causa del Covid 19, è stato imbottito di morfina “...e vedevo elefanti e bisonti che correvano in camera mia, qui sei da solo e non c'è nessuno ed è stato molto brutto". Così Mauro non si smentisce. Come in campo è stato sempre un leone, anche nella vita si è dimostrato tale.
A pochi giorni dall’amputazione si è messo a scegliere le protesi da applicare al posto degli arti, per poter tornare a vivere come prima...
Grande, grandissimo Mauro: torna presto!
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