Oggi vorremmo essere tutti Andrea Ranocchia, tutti vorremmo aver fatto ieri sera quel goal in semi rovesciata al novantesimo che ha cambiato incredibilmente la storia di una partita, di una qualificazione, di una stagione che follemente noi tifosi interisti sogniamo, senza confidarlo a nessuno, sia il replay di quella leggendaria del 2009/2010.
Nell’anno del triplete ci fu una partita che più di tutte cambiò per sempre la storia della nostra Beneamata: 04 novembre 2009, Dinamo Kiev-Inter 1 a 2.
Quella sera indimenticabile gli eroi furono Diego Alberto Milito e Wesley Snijder, che tra il minuto 86 e il minuto 89 ribaltarono il risultato e mi fecero urlare davanti alla TV: “andiamo a Madrid, andiamo a Madrid!!!”.
Avevo passato, come tutti gli interisti del mondo, tanti anni di delusioni, avevo, avevamo versato tante lacrime, mi ero, ci eravamo sentiti continuamente prendere in giro dai cugini più volte campioni d’Europa, dagli “odiatissimi” juventini titolari quasi sempre dello scudetto e da tutte le tifoserie d’Italia che avevano composto un inno comune da cantare ogni volta che l’avversario era l’Inter: NON VINCETE MAI.
Diciamo che all’epoca la bacheca nerazzurra non era proprio vuota, qualcosina i Neroblu, dal 09 marzo 1908 (giorno della fondazione), l’avevano vinta, in Italia, in Europa e nel Mondo, ma non bastava, perché si sa, le vittorie si dimenticano subito, le sconfitte, nel calcio e nella vita, diventano un marchio indelebile.
Poi però a volte arrivano vittorie che nessuno può cancellare, dimenticare, quelle vittorie che ripagano di tutte le sconfitte, di tutte le sofferenze, di tutti gli sfottò. Vittorie così grandi che soffocano tutte quelle degli altri, che diventano a volte il più grande incubo ricorrente di chi ci ha voluto male.
L’Inter 2021/2022 non farà il Triplete, non vincerà la Champions League, forse, probabilmente (lo scrivo più per scaramanzia che per convinzione) non vincerà neppure il campionato e la coppa Italia, non ha la forza per farlo, ha un livello tecnico, di personalità, di esperienza imparagonabile con quello della squadra di dodici anni fa.
Però, il goal di ieri sera di Ranocchia è uno di quelli che ti fanno pensare che è un segnale, che c’è una forza superiore che spinge verso imprese impossibili.
Andrea quel goal, quel momento se lo meritava più di tutti. E’ il suo riscatto, è il suo urlo di liberazione dalle risate, dalle parole di scherno che per anni ha dovuto ingiustamente subire dai tifosi avversari e ancor peggio dai suoi stessi tifosi.
Un caro amico scomparso pochi mesi fa spesso mi diceva: “quello che non succede in una vita, succede in un giorno”.
Ciao Marco, eri, sei da lassù l’anti interista per definizione, ma sono sicuro che oggi sei felice per il Ranocchia uomo.
Il calcio è una fantastica parabola della vita.
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