Il motivo è presto detto: da troppo tempo a casa Inter va in onda la stessa telenovela, anno dopo anno. La soap argentina, protagonisti l'ormai ex capitano nerazzurro e la di lei moglie-agente Wanda Nara, si ripete con preoccupante costanza e senza che il copione riservi colpi di scena o spunti interessanti.
Dalla sua Icardi ha dei grandi numeri, questo nessuno può negarglielo, perché 120 reti sono tante, tantissime. Il problema è dato da quello che lui rappresenta o che vorrebbe rappresentare.
Non stava scritto da nessuna parte che dovesse essere il capitano dell'Inter, perché nella storia più o meno recente del club ci sono stati grandissimi giocatori che tanti appellativi hanno meritato fuorché quello di bandiera. Penso ai vari Ibrahimovic, Ronaldo, Vieri e questo per citare i soli bomber. Accettando la fascia, però, Icardi si è voluto spostare su un piano differente e non dal punto di vista del talento, quanto di quello puramente sportivo.
Mettere quel simbolo al braccio, non è conciliabile con il fatto che il proprio procuratore - solo incidentalmente anche moglie, per tacitare ogni possibile accusa di sessismo - ogni anno vada a battere cassa sbandierando offerte del Real Madrid, della Juventus e di chissà quale altra blasonata società. Non si può pensare di portare il vessillo in battaglia ed essere l'esempio per i propri compagni di squadra, minacciando al contempo ogni anno di cambiare casacca in assenza di un adeguamento economico, forti anche di una clausola rescissoria valida solo per l'estero , ma tuttora presente e questo non perché Icardi chieda troppo in senso assoluto, ma perché sono sbagliate le modalità.
Non si ricorda a memoria alcun problema economico per il rinnovo del contratto di Javier Zanetti e sì che ne avrebbe avuto ben donde! Ci saranno sicuramente stati ritocchi verso l'alto, premi riconosciuti, persino momenti in cui avrà pensato di cambiare aria, ma mai una volta questo è stato pubblico e, soprattutto, mai una volta è stato anteposto il suo contratto al bene della squadra.
Se dell'ingaggio di Maurito si doveva parlare, il momento sarebbe stato a fine stagione, ad obiettivi acquisiti e non certo in piena lotta per il piazzamento Champions e con i sedicesimi di Europa League alle porte. Lui, invece, pare sempre venire prima di tutto ed è questo che indispettisce.
Da qui, il provocatorio paragone del titolo: quando si sceglie di rappresentare club gloriosi come quelli di Milano bisogna pensare molto bene alle conseguenze del gesto, agli uomini - prima che ai calciatori - che hanno indossato quel simbolo, al fatto che gli oneri che ne derivano sono almeno tanti quanti gli onori.
Bonucci, indossando la fascia che fu di Maldini, ha fatto male a se stesso prima che al Milan. Icardi non potrà arrecare un affronto altrettanto grave ai nerazzurri, ma forse nel 2015 ha fatto il passo più lungo della gamba e questo gli si sta senza dubbio ritorcendo contro.
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