Un fuoriclasse assoluto che tanto ha dato al nostro calcio. Un fuoriclasse assoluto impossibile da clonare nel calcio odierno. Un fuoriclasse assoluto che ha sollevato al cielo una miriade di trofei, raggiungendo l'Olimpo del calcio. 50 anni e non sentirli. Il 26 giugno 1968 nasceva un piccolo capitano, un bimbo ricco di talento che diventerà uno dei più grandi personaggi del mondo sportivo di tutti i tempi. Paolo Maldini non ha bisogno di presentazioni, di signori come lui (sotto ogni punto di vista) ce ne vorrebbero in quantità industriale nel calcio italiano odierno, fuori dal Mondiale e con tanti grattacapi e nodi ancora da sciogliere. Paolo Maldini, un brand calcistico sinonimo di qualità e garanzia.
Il grande Paolo debuttò in serie A a 16 anni, nella stagione invernale, in occasione di un Milan-Udinese molto particolare. In pochi sicuramente quel giorno si sarebbero aspettati una scalata esponenziale del futuro Capitano rossonero. "Alzala al cielo Paolo", fu questo l'indimenticabile grido del giornalista Carlo Pellegatti in occasione dei successi del Diavolo in Champions League nel 2003 e nel 2007. Il grande Paolo ne ha viste di cotte e di crude nel mondo del calcio, ha vissuto gioie irripetibili e dolori altrettanto grandi, quali la finale di Istanbul persa ai rigori nel 2005 contro il Liverpool. Il grande Paolo ha dato davvero un contributo enorme al calcio italiano, impartendo lezioni di stile e di calcio ai tanti avversari e compagni di squadra che lo hanno sempre amato fino in fondo.
Il grande Paolo ha toccato con mano l'amore dei propri "nemici" e dei propri tifosi, nonché conosciuto qualche critica da parte di una piccola frangia della curva che lo ha fischiato nel giorno del suo addio, nel suo stadio, nel suo mitico "Meazza di San Siro". Il grande Paolo da bambino non si sarebbe mai aspettato un percorso simile, una vita piena di successi e di soddisfazioni personali e professionali. Il grande Paolo non si sarebbe mai aspettato di vincere così tanto, lo disse anche in una delle sue prefazioni editoriali.
Il capitano rossonero confesso' che, quando non era ancora nessuno e provava a motivare la squadra, il patron Silvio Berlusconi era ritenuto fin troppo poco credibile. Quasi ridicolo per certi versi. Specie la prima volta che grido' davanti ad alcuni giovani rossoneri di un tempo: "Il mio Milan divetera' un giorno il club più titolato al mondo". E così fu. Veggente? No grazie. Chiamatelo leader. Un leader dentro e fuori da qualunque rettangolo, politico o sportivo che sia, in grado di leggere con un'insolita lente di ingrandimento le dinamiche sportive del passato, del presente e del futuro. Berlusconi e Maldini, una vita di successi. A buon intenditor poche parole.
Chapeau per il grande Paolo, un signore del calcio italiano.
A lui i migliori auguri!
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