Se pensiamo alla storia dei Mondiali, il match di questa sera è stato quello che più si è avvicinato a Italia-Germania del 1970 allo stadio Azteca. Argentina e Francia hanno onorato il gioco del calcio, con avvincenti colpi di scena poco prevedibili, ma solo a una loro è stato consentito di portare a casa il trofeo. Hanno prevalso ai calci di rigore i gauchos in maglia albiceleste ed è questo il risultato senza appello che il tabellino ha consegnato alla storia del football. Era nelle regole implacabili della manifestazione che, con sadica puntualità, hanno trovato applicazione.

Deschamps aveva deciso di sciogliere le briglie di Griezmann, ce lo diceva l'allineamento con Mbappé e Giroud sullo stesso parallelo poco dopo il fischio di inizio. Il giochetto tentato contro la Croazia, tuttavia, non è riuscito, in quanto è stato Scaloni a sorprendere il tecnico rivale con le tre punte: Messi, Alvarez e Di Maria, più MacAllister incursore. Di Maria, ha imperversato sulla sinistra senza, di fatto, mai andare in fuorigioco. I Francesi difendevano a 3, perché Hernandez, anche se formalmente era il terzino sinistro, di fatto giocava più avanzato. Deschamps non ci ha capito nulla fino a pochi minuti dalla fine del primo tempo, nel momento in cui i suoi erano sotto 2-0. Erano stati Messi e Di Maria a mettere sotto la Francia.
Dembelé è un fior di giocatore, ma è un elemento tipicamente offensivo.
Gli puoi chiedere di coprire, ma non renderà al meglio. Una cosa è provarci, sacrificarsi, altro è riuscirci. Retrocesso a dare una mano su Di Maria, è stato bevuto come un soft-drink dall'avversario. A quel punto, Dembelé ha reagito come tutti i giocatori offensivi quando non ci capiscono nulla in difesa: ha commesso fallo e, cosa più grave, lo ha commesso da rigore. Non era ancora il 25° e Messi realizzava.
Quando Messi retrocedeva o si attardava, lo faceva per attirare su di sé gli avversari. Era il 35° e la pulce lanciava Julian Alvarez sulla destra argentina, in una pampa sconfinata nella quale i gauchos sono abituati ad andare a nozze. Il suo traversone attraversava indisturbato l'area di rigore fino a trovare De Maria, solo soletto solingo solitario, che raddoppiava con un tocco zuccherato.

Finita? Naaaaaah! Deschamps fino ad allora era apparso in bambola, ma si scuoteva e prendeva il coraggio a due mani, perché sostituiva Dembelé e Giroud. Era passato da poco il 40° e il nuovo entrato Thuram avrebbe scambiato a turno la posizione con Mbappé, rendendo questi meno prevedibile di quanto fosse quando era stabile sulla sinistra. L'altro innesto invece, Kolo Mouani, pur giocando a destra come Dembelé, era più punta di questi e. alla bisogna, sarebbe stato in grado di riempire l'area di rigore come centravanti.
Il commento televisivo ha criticato la scelta di Deschamps, il quale avrebbe potuto attendere la fine del primo tempo per operare i cambi. Ma si stava disputando un mondiale e ogni minuto poteve essere decisivo. Spesso chi scrive critica Pioli, in quanto opera i cambi in momenti prestabiliti del match, indipendentemente dall'andamento del match, anche quando non occorre essere maghi della panchina per accorgersi che sono necessari. Dembelé aveva accusato il colpo e Giroud era inutile in in un contesto nel quale la palla non arrivava (o arrivava poco) in area, perché attendere quindi? Per perdere rispettando i programmi? Eh no, meglio provare a vincere scombinandoli, no? Nel calcio si gioca per vincere, non per rispettare i programmi.

La ripresa, comunque, iniziava con Kounde che giocava nell'attesa specifica di Di Maria il quale, di conseguenza, trovava più difficoltà ad arrivare al tiro. Come gli uruguagi del '50, la Francia sapeva che, per rimontare, doveva evitare che l'avversario dilagasse.
La partita scorreva, comunque, tranquilla per albiceleste. Era anzi MacAllister che si rendeva più insidioso rispetto alla prima fase, surrogando Di Maria in tale compito.
Di Maria era stanco? Sarebbe stato logico sostituirlo con un altro giocatore offensivo come Lautaro Martinez. Come seconda punta, l'interista gioca meno esterno, ma parte benissimo sul filo del fuorigioco. E poi c'era sempre Dybala in panchina, per cui non si poteva dire che non ci fossero alternative argentine in grado di tenere in apprensione gli avversari e disincentivarli a salire. Be', Scaloni decideva di rimettere in discussione un Mondiale già vinto, sostituendo Di Maria con Acuña, uno che non dà del Lei al pallone, ma del Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco. Con ogni evidenza, Scaloni era stato preso dalla sindrome del tennista cui si irrigidisce il braccino in occasione di un punto decisivo.
Deschamps capiva che era il momento di suonare la carica, perché il rischio del contropiede argentino si era ridotto. Pochi minuti, giusto quelli necessari per il riscaldamento, e a 20' dalla fine uscivano Griezmann e Hernandez per i freschissimi Camavinga e Coman. Kolo Mouani si accentrava come un centravanti
, quando Thuram e Mbappé martellavano dal centro-sinistra. L'Argentina retrocedeva come il pacchetto di mischia nel rugby sotto la spinta avversaria e si capiva che era solo questione di poco perché la Francia realizzasse almeno una rete. A 10' dalla fine Mbappé realizzava addirittura il proverbiale 1-2 della doppietta, dal suo amato centro-sinistra, prima su un rigore da egli stesso procurato e poi con una conclusione irresistibile nell'angolo basso opposto.

È appena mancato Lando Buzzanca, protagonista di un'indimenticabile parodia di Lo Bello in "L'arbitro". E Marciniak decideva di imitarlo. Nel film, l'arbitro Carmelo Locascio, interpretato da Buzzanca, impazziva e faceva durare una partita all'infinito, finché non intervenivano gli infermieri con un'ambulanza per portarlo via. Marciniak faceva disputare quasi 10 minuti complessivi di recupero, che apparivano troppi, mentre il buon senso avrebbe consigliato di mandare le squadra ai supplementari quasi subito. Sarebbe stata la soluzione più equa. Una partita come quella vista fin lì, meritava le emozioni dei supplementari.
Al 102°, finalmente, Scaloni capiva che occorreva qualcosa di nuovo in attacco. Faceva entrare Lautaro Martinez, ma non come attaccante aggiunto, bensì come sostutito di Julian Alvarez. Non era il massimo, ma il giovane argentino era stanco e, ormai, i suoi movimenti erano stati sgamati da Kounde, Varane e Upamecano. Era già meglio di niente, insomma.
Iniziava una guerra personale fra Lautaro Martinez e Upamecano, che lo murava a fatica in due occasioni, prima sulla destra e poi con una diagonale sulla sinistra. Ancora Lautaro partiva sul filo del fuorigioco a destra, senza caderci, come aveva saputo fare Di Maria a sinistra. Costringeva Lloris alla parata sulla quale il tap-in di Messi era senza scampo. Il pallone tornava in campo, ma dopo aver varcato la linea di un metro.
Finita? Naaaaaah! Ci pensava Montiel e perdere la testa e ad allargare le braccia in area, per un altro rigore realizzato da Mbappé.  

Rigori? Quasi... quasi... Kolo Mouani aveva il match ball e non si può dire che lo abbia sprecato. Solo davanti a Emiliano Martinez, batteva angolato e rasoterra, come si conveniva nell'occasione. Era il portiere che rimaneva in piedi fino all'ultimo e intercettava con la punta del piede di una gamba divaricata fino alle possibilità estreme concesse a un arto inferiore umano. Kolo Mouani si era smarcato bene e solo la bravura dell'avversario gli aveva negato il gol.  
Rigori? Quasi... quasi... sul rovesciamento di fronte Lautaro Martinez mancava una ghiotta occasione su un cross alto, senza riuscire nella torsione di testa. Ognuno ha le sue caratteristiche. Fortissimo palla a terra, Lautaro è del tutto normale di testa.
Rigori? Quasi... quasi... perché Marciniak ci regalava altri 4 interminabili minuti di recupero. Il tardivo ingresso di Dybala serviva solo per i calci di rigore.
Rigori? Ora sì. La Francia scopriva di avere solo l'infallibile Mbappé come freccia nel proprio arco.
Il portiere argentino Emiliano Martinez ipnotizzava 2 avversari su 3, anche con trucchi antipatici e scorretti. Kolo Mouani segnava con rabbiosa indifferenza (ha talento, quindi seguitelo) sapendo che era ormai tutto inutile. Alla fine era Montiel, lo sciagurato autore del fallo da rigore nei supplementari, che dava la coppa al suo paese.
Se avesse sbagliato, avrebbe regalato a Lautaro il rigore decisivo del mondiale, ma di certo Lautaro è stato il primo a rallegrarsi di non trovarsi la patata rovente fra le mani.
Ci sono onori che è troppo pericoloso andare a cercare.
Scaloni l'aveva fatta grossa con la sostituzione di Acuña per Di Maria, ma alla fine è andato tutto bene per lui e per la sua nazionale. Deschamps, dal canto suo, ci aveva messo troppo a capire come affrontare Di Maria, ma poi aveva avuto coraggio nelle sostituzioni.

La premiazione è stata da circo equestre, come lo era stata l'inaugurazione, ma era prevedibile. Mbappé ha vinto la Scarpa d'Oro come capocannoniere. Messi avrebbe dovuto dividere il titolo di miglior giocatore con Mbappé, ma considerando il trofeo anche un premio alla carriera, è stato un giusto riconoscimento per l'argentino. Emiliano Martinez avrebbe meritato un Oscar per la volgarità, visto il gestaccio con cui ha festaggiato l'assegnazione del premio come miglior estremo difensore. Circa 40 anni fa, la buonanima di mia madre si indignò per un gesto simile del pugile panamense Duran dopo una vittoria storica. Disse che quel tizio avrebbe fatto miglior figura da sconfitto, piuttosto che da vincitore che festeggiava in quel modo. Un commento che sarebbe stato azzeccato per la bravata di Emiliano Martinez.
Il miglior giovane è stato Enzo Fernandez, accostato al Milan e poi non arrivato. Un elemento che ha già un gran presente e che avrà anche un gran futuro. Peccato non sia arrivato in rossonero? No no, assolutamente no. Perché sarebbe stato inserito in un percorso di crescita da mister Pioli, per poi essere bollato come un flop. Nel Milan si è sempre inseriti in percorsi di crescita, che ovviamente non finiscono mai. Forse anche Pelé ci sarebbe finito... in un percorso di crescita.

Ha fatto bene Messi a indossare la veste offerta dall'Emiro del Qatar? 
E perché non avrebbe dovuto farlo?
 Considerando tutto quello che, dal punto di vista extracalcistico, ha accompagnato la manifestazione, l'episodio in sé è davvero innocuo.
È stata una partita appassionante, quasi come Azteca '70. Argentina e Francia ci sono andati vicini, molto vicini...