Posto che nei prossimi mesi ne sentiremo di ogni, la vicenda “lui/lei/l’altro” che sta infiammando le pagine dei quotidiani sportivi e on-line è sintomatica per l’era di passaggio che stiamo vivendo.
Mai come in questa occasione voci di corridoio, guru della notizia bomba o semplici aspiranti blogger hanno creato una contrapposizione diretta e antagonistica rispetto all’insolita compattezza di tutta la stampa accreditata. Sarri o Guardiola? Chi avrà avuto ragione lo si saprà a breve e personalmente, se mi dovessi sbilanciare, almeno per questa volta credo abbiano ragione i canali informativi ufficiali. Non in quanto garanzia di verità sia ben chiaro, almeno per mia modestissima opinione, ma perché ritengo semplicemente improbabile l’approdo nel nostro campionato del più attraente allenatore del calcio mondiale.
Guardiola ambisce ad un palcoscenico dorato e che lo applauda e il calcio italiano stante l’immagine televisiva che dà di sé, la fatiscenza dei suoi impianti, la suscettibilità dei propri sostenitori, non rappresenta esattamente la scelta top per un allenatore dalle sue caratteristiche. Inteso, anche, che non potendo più contare su squadre perfette create precedentemente ad arte, come il suo primo Barcellona, anche il buon Pep, per ottenere risultati convincenti, avrebbe bisogno di un minimo di tempo. Tempo, che nel nostrano ambiente pallonaro, a volte è sinonimo di irrequietezza e pressioni controproducenti.
Certo è che la guerra di notizie che si sta combattendo a colpi di comunicati stampa, voci più o meno smentite dagli interessati, passaparola video e improbabili messaggini “segreti”, ha creato un precedente, che potrebbe anche condizionare le prossime stagioni dell’informazione. Sì, perché se l’ex pupillo di Mazzone dovesse raggiungere quest’anno la Continassa, per allenare la Juventus, si registrerebbe la sconfitta dell’apparato informativo ufficiale tutto e un ribaltamento epocale nelle gerarchie di registrazione degli eventi e della notizia.
Sarebbe l’anarchia, intesa come concetto, che per la prima volta nella storia dell’essere umano sconfigge il sistema e si assesta come riferimento credibile.
E al di là del pensiero dei tifosi e delle opinioni personali, la speranza che adesso mi avvolge, soprattutto in quanto lettore, è che una tale sconfitta mediatica porti alla stampa in generale nuova luce, nuove idee, nuovi sistemi di acquisizione delle notizie, ma soprattutto nuovi interpreti, che per merito e incorruttibile passione, tornino a rinverdire i fasti di un tempo, dove la credibilità e la professionalità dovevano, per forza, andare di pari passo.
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