Che notte per il Pordenone e gli oltre 4 mila tifosi arrivati alla "Scala" del calcio. I ramarri hanno quasi eliminato l'Inter dalla Coppa Italia, sfiorando l'impresa sino ai calci di rigore.
Quella del Pordenone più che una favola è una storia di pianificazione seria sportiva. Perché i successi sul campo sono partiti da lontano, realizzando prima un centro d'allenamento all'avanguardia a livello nazionale, dove si allenano tutte le compagini, dai Pulcini alla Prima Squadra. Lo sprint decisivo verso una solida affermazione è avvenuto grazie all'insediamento del presidente Mauro Lovisa, imprenditore che opera nel campo degli innesti per le viti e con le idee molto chiare.
Pensate, tre anni fa dopo l'ingaggio in panchina di Bruno Tedino (attuale coach del Palermo) dichiarò di voler puntare alla massima serie in pochi anni. E dal sogno alla realtà il passo è breve.
Il Pordenone ha raggiunto le semifinali play off perse solo col Pisa di Gattuso (poi promosso in B) ed è arrivato a giocarsi un ottavo di Coppa Italia contro l'attuale capolista del campionato di Serie A.
Che meraviglia aver visto giovani e meno giovani raggiungere il Meazza tutti insieme per sostenere i loro colori e la loro squadra.
Alla mezz'ora di gioco Magnaghi centra il palo e dalla curva parte un boato. E' un segnale. Non succede, ma se succede... I tifosi iniziano a crederci, sostengono i ramarri a tenere duro nei supplementari, sanno che ai rigori può succedere qualsiasi cosa, anche che il sogno si avveri.
Al 120' la consapevolezza aumenta.
Ci si gioca la storia dagli undici metri. Il destino vuole che la porta designata per i rigori sia quella sotto la curva del Pordenone. Wow. Vuoi vedere che... Si va ad oltranza, fino all'errore di Parodi e al gol di Nagatomo che infrange il sogno.
Ma la delusione accarezza i 4000 cuori neroverdi solo per qualche secondo, lascerà spazio agli applausi, alla gioia e alla commozione. Perché tutti ricorderanno questo lungo viaggio di metà dicembre.
Si torna alla normalità, quella splendida normalità di una piccola città con un cuore enorme. Oggi si torna a lavorare col sorriso e, perche nò, con la speranza che il sogno non si sia infranto solo a undici metri dal traguardo.
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