Ero quasi certo che l'Italia non avrebbe partecipato ai prossimi mondiali di calcio.
L'ultima volta in cui gli Azzurri sono rimasti fuori dal mondiale è stato nel 1958, esattamente 60 anni prima del prossimo campionato mondiale. E dove si disputavano quei mondiali? In Svezia, proprio il paese ci sbarrava la strada per la rassegna mondiale.
I "segni" in sostanza annunciavano qualcosa di sinistro, se non di "nefasto" (dal latino "nec fastum" ovvero giorno in cui nell'antica Roma erano vietati gli atti pubblici e privati).
Ero "quasi" certo, in quanto "segni", "presagi", "auspici" e "oracoli" non sono mai facili da interpretare, anche se in questo caso si sono avverati.
Va anche detto che, al di là del destino (o forse proprio a causa di quello), la nostra nazionale di calcio è pure incappata nei classici "5 minuti del fesso", quelli per i quali ti ritrovi con la patente ritirata, nonostante una vita di guida a 30 km/h. Pensate all'autorete del match di andata.
Eppure, a ben guardare, all'eliminazione dell'Italia si può applicare la frase: "Le carte sanno da chi devono andare". E' la frase che il bimbo indisponente dice a Vittorio De Sica nel film "L'oro di Napoli", dopo averlo stracciato nel gioco di "Scopa a 7".
Se ci pensate bene, ieri la Svezia era arroccata davanti alla porta con 11 marcantoni, il cui pezzo forte era il gioco di testa. L'Italia dal canto suo è scesa in campo con due attaccanti bravi a infilarsi negli spazi, senza torri. Ebbene, nonostante ciò gli azzurri hanno passato 90 minuti a fare cross, che nessuno poteva prendere se non gli svedesi.
E va bene, l'unico capace di creare la superiorità numerica negli spazi era Insigne, che però non doveva giocare per qualche sommo e inenarrabile peccato. Ma si poteva almeno provare a bombardare la porta scandinava di tiri dalla distanza, magari nella speranza di un altro rimpallo.
Non è detto che tirando si segni, ma con un tiro nello specchio della porta in 90 minuti, segnare è arduo. Devo dire, comunque, che l'eliminazione degli azzurri affonda le sue radici nel 1974, quando al ritorno dai mondiali di Germania ci convincemmo che il nostro calcio era vecchio e che con la difesa a riccio (di cui eravamo maestri) non si andava da nessuna parte. Dovevamo giocare all'olandese.
Ieri sera la Svezia ha giocato 90 minuti all'italiana e ci ha fatto fessi, escludendoci meritatamente dal Mondiale, in quanto i fessi non meritano di giocare certe manifestazioni. In questo senso gli azzurri sono incappati addirittura nei "90 minuti del fesso".
Una nota per l'arbitro: ec-cel-len-te. Anche negli errori, ha applicato lo stesso metro di giudizio sia a noi che agli Svedesi ed è ciò che contraddistingue il grande direttore di gara.
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