La nazionale italiana aveva superato il girone di qualificazione del Campionato del Mondo del 1982 in Spagna grazie a tre striminziti pareggi contro Polonia, Perù e Camerun. Questo incerto cammino iniziale la catapultò in un girone di ferro, per l’accesso alle semifinali, con Argentina (campione del mondo in carica) e Brasile (super favorito alla vittoria finale).
Nella prima partita superammo per 2-1 l’Argentina di un giovane Maradona, fermato con le buone e, molto più spesso, con le cattive dal nostro pitbull Gentile. Anche il Brasile aveva battuto l’Argentina, ma per 3-1. Cosicché ai brasiliani bastava un pareggio, nella partita decisiva contro di noi, per passare il turno.
La torcida verde-oro nello stadio Sarrià di Barcellona era festosa e assordante, sulle facce delle spumeggianti e danzanti ragazze brasiliane era già disegnata la gioia della vittoria, non esisteva alcuna ragione al mondo per cui potesse sfuggire loro quel successo. Solo a leggere i nomi della formazione carioca potevano tremare le gambe: Zico, Falcao, Socrates, Cerezo, Junior, Eder... A tutti apparivamo solo come una vittima sacrificale, non avevamo una sola possibilità di vincere quella partita.
Ai brasiliani bastava il pareggio ma, animati dall’innato loro desiderio di produrre spettacolo, non usarono alcuna prudenza e cominciarono ad attaccarci dal primo minuto con il loro ammaliante calcio samba.
Gli azzurri, però, risposero colpo su colpo in ogni zona del campo. Andammo tre volte in vantaggio con una tripletta di Pablito Rossi, il deus ex-machina di quella leggenda, improvvisamente resuscitato dal suo torpore.
Per due volte i nostri avversari pareggiarono il conto e quando, all’ultimo respiro della partita, Zoff andò a bloccare sulla linea di porta un colpo di testa del brasiliano Oscar capimmo che avevamo compiuto l’impresa ed eravamo lanciati per scrivere la storia. Dopo aver superato per 2-0 (ancora doppietta di Pablito) la Polonia in semifinale, sei giorni dopo saremmo diventati, per la terza volta, Campioni del Mondo al Santiago Bernabeu contro la Germania.
Sono passati 37 anni da allora, ma il ricordo di quel pomeriggio di luglio, nella casa al mare che i miei genitori affittavano per le vacanze, è vivido e intenso nella mia mente e nel mio cuore ed è anche il ricordo dell’abbraccio gioioso di papà al fischio finale e della felicità di mamma che seguiva le partite gioendo e soffrendo con noi.
E' il ricordo dei miei nonni, dei miei zii, tutti incollati davanti a un piccolo televisore con antenna portatile e ora tutti in cielo, forse ancora a sfottere qualche malcapitato brasiliano per quel pomeriggio; è il ricordo dei miei cugini, cari compagni d’infanzia, allora adolescenti spettatori, insieme a me, in quella stanza.
Italia - Brasile di quel 5 luglio del 1982 è anche amore e nostalgia per un tempo e una giovinezza passati.
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