Esattamente nella stessa giornata di due anni fa, il 9 di dicembre, veniva a mancare l'indimenticabile Pablito, Paolo Rossi il nostro eroe dei Mondiali di Calcio 1982. Ricordo che stavo allestendo il Presepe quando fui gelato da quella notizia che a solo due settimane dalla scomparsa di Diego Armando Maradona ha causato nel cuore di tutti i tifosi un ancor più profondo senso di tristezza, incredulità, smarrimento. Sentii inumidirsi gli occhi, smisi di comporre la Natività, in quel momento non ne avvertivo più il desiderio ma ripresi l'opera un paio di giorni appresso, dopo aver visto in Tv le esequie del nostro Pablito nella sua amata Vicenza.

Santa Maria Annunciata, il Duomo di Vicenza, in quel giorno aveva atteso l'ingresso delle spoglie del campione con un pubblico limitato solo a causa dell'emergenza sanitaria, altrimenti non sarebbero bastati nemmeno dieci campi di calcio per contenerlo.
Ma poco prima della ritualità era stata fatta una visita al suo stadio, il Romeo Menti, dove con la vecchia maglia bianco-rossa contraddistinta dal N°9 e dalla "R" del RealVicenza, quello della lana sponsor da sempre, ammaliato dall'irrefrenabile desiderio di voler realizzare, con uno dei suoi imprendibili dribbling l'ultimo gol, quello più importante, quello che farà volare il pallone ..su..su.. molto in alto...fino ai Campi Elisi...e dove sarà  applaudito da tutti i suoi amici con cui giocò i Mondiali dell'82: Marco Tardelli, Antonio Cabrini, Alessandro Altobelli, Dino Zoff... e poi tanti altri delle squadre in cui militò... Baggio, Bettega, Conti, Antognoni, Collovati, ed infine la moglie con le due piccole  bambine, alle quale fino a pochi attimi avanti la sua dipartita raccomandò di accudirle senza fare avvertire l'assenza del padre.
Saranno in molti al termine dell'omelia a voler prendere la parola per omaggiare l'ultimo pensiero in suo onore, anche il Presidente Gravina sottolineerà testualmente: "... è come se Paolo Rossi si fosse portato via gli anni Ottanta...!"
E magari...fossero solo quelli!...purtroppo si è portato via molto...ma molto di più! 
Si è portato via un pezzo della nostra storia... il nostro Pablito ci ha lasciato proprio all'inizio della novena del Santo Natale... e Maradona solo quindici giorni prima di lui... sarà difficile per chi non avesse davanti a sé un congruo orizzonte di vita temporale ritrovare due campioni di tale inarrivabile levatura sportiva, ma soprattutto di così tanta semplice e genuina umanità.

Ebbi la fortuna di conoscere, se pur dagli spalti di un piccolo stadio, il nostro Paolo Rossi nell'occasione di una partita di beneficenza, ma prima è doveroso ricordare in poche righe la sua carriera. 
Partiamo dal 1961, quando iniziò a giocare nelle giovanili del Santa Lucia, frazione di Prato, sua città natale, per poi passare all'Ambrosiana, alla Virtus Cattolica ed andare alla Juventus di Vycpalek dal 1972 al 1975, sarà ceduto al Como nel '75/'76 e poi per 3 stagioni dal '76 al '79 alla corte del Real Vicenza di Giussy Farina realizzando in 94 presenze 60 gol ed ottenendo la promozione in serie A nel '76/'77 e poi nel 1979 convolerà al Perugia di Ilario Castagner realizzando 14 gol. 
Dal Grifone umbro tornerà alle Zebre ai comandi di Giovanni Trapattoni disputando 83 gare con 24 reti tra il 1981 e l'85, sarà poi alla corte del Milan e del suo ex Presidente al LaneRossi Vicenza Giussy Farina nella stagione '85/'86 con 20 presenze e 2 gol per poi terminare il suo percorso nella stagione successiva con il Verona 2 presenze e 4 gol. 
Nella nostra Nazionale invece si conteranno 48 sue presenze dal 1977 al 1986 con 20 segnature.
Ma sicuramente gli anni della sua piena maturazione sono quelli trascorsi a Vicenza in un triennio che portò la squadra veneta ad essere protagonista assoluta in serie B ed un ottima squadra in serie A.
La conoscenza con il trainer GiovanBattista Fabbri, persona amata da Paolo come fosse un padre, lo portò ad essere un centravanti nonostante fosse scettico data la sua magrezza, la statura normale ed in seguito l'operazione subita a tutti e due i menischi, ma il saggio trainer valorizzò le sue doti di controllo, scatto, colpo d'occhio, spiccato senso della posizione e finì in quelle tre stagioni per raggiungere quel suo progetto meglio di qualunque altro. Paolo maturò come giocatore, anche grazie alla fortissima coesione che regnava nel club bianco-rosso e della forte amicizia con i compagni soprattutto con il capitano Giancarlo Salvi, e si concretizzò come uomo conoscendo Simonetta Rizzato, figlia di un noto commerciante vicentino, ed ambedue giovanissimi iniziarono una storia d'amore lunga 18 anni, nascerà nell'82 il figlio Alessandro, l'anno in cui il nostro Paolo esplose ai Mondiali in Spagna, dove ne uscì capocannoniere con 6 reti, di cui 3 al Brasile e propiziando con il primo gol la vittoria dell'Italia nella mitica finale al Santiago Bernabeu contro la Germania del Luglio 1982.
In quegli anni la bella Simonetta e l'eroe Pablito erano sulle pagine di tutti i maggiori rotocalchi, la coppia viveva anni felici e l'idillio proseguì fino ad una consensuale rottura, lui molto spesso fuori per lavoro, lei presa dalle sua attività commerciali nella sua Vicenza, decisero così insieme di separarsi per prender ciascuno la propria strada. Simonetta, la sua prima moglie, si è risposata ed era al capezzale del suo ex marito all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena esattamente il giorno prima della sua morte, sarà il suo ultimo saluto in vita.

Mario Sconcerti, giornalista suo grande amico, così scrisse in un suo articolo: "Paolo è stato molto altro, un uomo buono, un eroe dei tempi, leggero come una piuma e disinteressato alla sua bravura. La conosceva, e più passava il tempo e più l'amava. Ma non gli ho mai sentito dire una volta che è stato un gran calciatore".
Dunque una persona normale, umile ma al tempo stesso un amico di tutti, era cosa normale trovarlo nella sua residenza a Bucine, al negozio del pane o al bar con gli amici o a qualche partita di beneficenza, come avvenne nel 2005 a Tuoro sul Trasimeno (fu in quella occasione che ebbi modo di conoscerlo e persino stringergli la mano!), dove fu chiamato dalla pro Loco per una partita il cui incasso sarebbe stato devoluto in opere di beneficenza e lui non batté ciglio, prestandosi a foto ed autografi e giocando a pallone con tanti bambini.

Pensate che leggendo le varie storie ed aneddoti attorno alla sua persona, ne ho trovata una che merita di essere narrata.
Alcuni anni dopo la vittoria ai Mondiali di Spagna, Paolo è chiamato a Rio de Janeiro per disputare una partita in beneficenza e giocò solo il primo tempo ma dalle tribune pioveva di tutto, dalle monete alle bucce di banana.
Girava la diceria in Brasile che si aveva il terrore di aprire un guscio d'uovo fresco per il timore di trovarci non un rosso, nè due, bensì 3 "Rossi" in memoria dei tre gol rifilati da Paolo ai Carioca, che da quel giorno gli valse l'appellativo di Pablito! 
Ebbene al termine di quella gara il nostro Pablito si reca in taxi all'aeroporto per fare ritorno in patria, ma era talmente odiato dai brasiliani e persino da quel tassista che si accorse della vera identità del suo passeggero solo a metà percorso, ma l'altra metà il nostro Paolo se la fece a piedi perchè venne bruscamente invitato a scendere dal Taxi.
E lui da vero galantuomo pagò ugualmente la corsa incompiuta, gli strinse la mano, afferrò la sua borsa... e se ne andò!

Questo era ed è Paolo Rossi!
Un vero uomo, un immenso campione!

Massimo 48