Sono trascorsi ormai oltre sei mesi dal mio articolo “La tesi di Pirlo applicata alla Juventus”, in cui ho provato ad analizzare la prima uscita stagionale dei bianconeri, un po’, sono sincero, condizionato dalla facile vittoria raccolta contro la Sampdoria di Claudio Ranieri, ma fiducioso nelle idee del campione del mondo, che ho discusso nella sua tesi. Avevo parlato, in quel pezzo, dell’insorgere delle prime difficoltà, che, a dir la verità non si sono fatte attendere, con numerosi passi falsi raccolti proprio durante le prime gare di campionato, ed una Juve che ha provato man mano a crescere per trovare se stessa. Ci è riuscita? Domanda difficile, che però dribblo affermando che sicuramente non lo ha fatto del tutto. La crescita, sotto alcuni aspetti, c’è, anche se magari difficile da cogliere: dai calciatori, al gioco, al mister stesso, ma non basta…almeno fino ad ora. Proviamo, allora, a definire quali siano i punti a favore della “creatura” di Andrea Pirlo, e i punti in cui, invece, per il momento, sta meramente fallendo.

Promossi

CALCIOMERCATO
Uno degli aspetti da promuovere, se non in toto, per la gran parte, risiede nel calciomercato estivo. Una Juventus con l’obiettivo dichiarato di svecchiarsi, decide di lasciar partire Blaise Matuidi, Gonzalo Higuain, Douglas Costa, in prestito, e Miralem Pjanic al Barcellona, in cambio di Arhur. Alla Continassa faranno tappa, oltre appunto al brasiliano, Dejan Kulusevski, dopo l’ottima stagione messa in mostra in Emilia con la maglia del Parma, Weston McKennie, poderoso centrocampista statunitense proveniente dallo Schalke 04, Alvaro Morata, cavallo di ritorno da Madrid, e, in zona Cesarini, Federico Chiesa, dai rivali viola. All’apparenza un mercato fatto di incognite, ma che, alla lunga, hanno dimostrato il proprio valore davanti all’unico giudice supremo, il campo. Se di McKennie ho già parlato, e bene, nella mia rassegna sui migliori talenti prodotti negli ultimi anni dal calcio americano, evidenziando la capacità del texano di dare nuova verve ad un centrocampo apparso, nelle ultime stagioni, fiacco, Arthur ha portato, almeno parzialmente, la qualità che serviva. Per ciò che riguarda l’attacco Alvaro Morata, al netto di un periodo non propriamente brillante, si è mostrato capace di fornire prestazioni decisamente sopra la media, soprattutto nella fase a gironi di Champions, mettendosi al servizio della squadra e…di Ronaldo. Federico Chiesa, invece, è stata per i miei gusti una piacevole sorpresa: non discuto il valore del calciatore, ma, onestamente, forse influenzato anche dall’avventura di Bernardeschi, non mi sarei mai aspettato un impatto del genere, ovvero quello di un ragazzo che in campo dà tutto, dimostrandosi capace di ergersi a leader tecnico, ma anche mentale, di questa squadra. Infine, nota meno lieta, Dejan Kulusevski, sin troppo discontinuo da inizio stagione, ha alternato grandi prestazioni ad altre decisamente sottotono, mettendo in evidenza di non essere, forse, ancora pronto per determinati palcoscenici. A sua discolpa c’è da ricordare come sia stato impiegato in svariate posizioni, dall’esterno, alla mezzala, passando per la punta, mentre a suo torto che in nessuna di queste ha realmente convinto… unico rimandato fra i promossi.

PUNTI FERMI
L’altro lato positivo di questa stagione dal doppio volto da parte della “Vecchia Signora” risiede nei punti fermi della squadra, che potranno essere le fondamenta su cui continuare a crescere. Wojciech Szczesny si è dimostrato ormai un portiere di livello assoluto: nonostante alcune critiche che gli vengono sporadicamente mosse, e i paragoni, che scomoderebbero ogni portiere sul globo, con un mito quale Gigi Buffon, oltre alla concorrenza, seppur non feroce, di quest’ultimo, il polacco ha affermato il proprio valore, indiscutibile, garantendo sicurezza al reparto, e salvando la squadra un più occasioni. Compone il pacchetto arretrato anche Mathjis De Ligt, che, dopo essere stato la croce dei bianconeri nei quarti di Champions League del 2019, adesso ne rappresenta la delizia, una delle più dolci, ostentando, anche in rapporto alla propria età, una sicurezza ed una capacità assolutamente non indifferenti, senza deludere mai, nemmeno per un attimo, le aspettative che gravavano su di lui: il futuro della difesa bianconera parla olandese, speriamo per molto a lungo… Più in là con gli anni, ma sempre più prezioso per la rosa sabauda Juan Cuadrado. Il “Panita”, questo il suo soprannome in Colombia, è stato abilmente reinventato da Maurizio Sarri in una posizione più arretrata, nella quale garantisce copertura in fase di non possesso, spinta e qualità quando c’è da offendere: se manca Cuadrado la Juventus cambia faccia, perdendo quella gamba ed imprevedibilità, qualità che da sempre lo contraddistinguono e che, attualmente, risultano imprescindibili per la “Vecchia Signora”.

GIOVANI
“Un conto è pescare dalla Primavera, un altro è prenderli dalla seconda squadra che affrontano già partite di Lega Pro. Dovrebbero farlo anche le altre squadre.” Questa la sacrosanta dichiarazione di Andrea Pirlo, a seguito della vittoria dei suoi contro la SPAL, nella partita valida per i quarti di finale di Coppa Italia, in cui molti giovani provenienti dalla squadra Under-23 avevano visto il campo da titolari. La Juventus Under-23, iscritta al campionato di Serie C dal 2018, anno della sua fondazione, rappresenta un trampolino di lancio per i giovani provenienti dalla primavera bianconera, che ottengono così la possibilità di fare esperienza in un campionato professionistico, prima di approdare in Serie A, possibilmente proprio alla casa base. Talenti come Nicolò Fagioli, che ha ben figurato proprio contro la SPAL, Felix Correia, di cui si parla un gran bene, Radu Dragusin, che ha attirato le attenzioni di mezza Europa, Hamza Rafia, match winner contro il Genoa negli ottavi di finale della competizione, o Simone Muratore, partito in direzione Bergamo, così come Hans Nicolussi-Caviglia, in prestito al Parma, ma gravemente infortunato, rappresentano solo alcuni dei numerosi talenti che la società bianconera sta provando a lanciare, facendoli passare per il campionato di Lega Pro. Ultimamente, ed è una colpa, a mio avviso, Andrea Pirlo sta un po’ tenendo a freno i giovani, per dare spazio all’esperienza, ma per far valere una politica di questo tipo bisogna andare avanti senza la paura delle conseguenze di qualche errore, inevitabile per dei ragazzi poco più che maggiorenni. Una concezione già molto presente in altre nazioni, basti pensare alla mole di giovani provenienti dalle “cantere” di Barcellona e Real Madrid, e, di recente, adottata anche dal Bayern Monaco in Germania: insomma, il futuro del calcio è tutto qui.

Rimandati

ANDREA PIRLO
“Questa squadra è inallenabile” dichiarava Maurizio Sarri, subito dopo che Andrea Agnelli aveva deciso di allontanarlo dalla panchina bianconera, a seguito di una stagione caratterizzata da più bassi che alti. La classica frase di circostanza, da parte di un tecnico che non accetta di essere stato messo da parte, che il suo lavoro venga considerato “insufficiente”, eppure, se ci si ripensa, tutti i torti non sembrava averceli. Massimiliano Allegri, soltanto una stagione prima affermava che la squadra fosse giunta al termine di un ciclo, ergo urgesse una rivoluzione della rosa. Le richieste del livornese non furono accolte, in quanto la squadra veniva ritenuta già abbastanza competitiva, così sappiamo tutti come è andata. Nell’estate 2020, una delle più particolari da diversi anni a questa parte, si decide di scommettere su Andrea Pirlo, il cui valore da calciatore è impossibile da mettere in dubbio, ma che non ha mai avuto esperienze in panchina, ed ha appena ottenuto il diploma da allenatore. Le critiche non tardano ad arrivare, nonostante la premessa di aspettare “Il maestro”, dandogli il tempo di lavorare con questa squadra. Di errori ne commette, questo è certo, e non sono neppure pochi, soprattutto all’inizio, ma, a mio parere, è impossibile giudicare negativamente questo suo primo scorcio in bianconero, ammesso che nemmeno lo si possa promuovere a pieni voti. Ha mostrato buoni segnali, ottime idee, sprazzi di bel calcio, entusiasmo, che si è però arenato contro l’inesperienza della squadra, il problema infortuni, e la difficoltà nel collocare determinati uomini. Già, perché lasciando da parte il valore tecnico, di cui parleremo più avanti nell’articolo, la squadra è costruita male, con calciatori poco inquadrati tatticamente e, soprattutto, con poca alchimia in campo: sapreste dirmi, ad esempio, quale sia il ruolo di Bentancur, mediano, o mezzala? E quello di Rabiot, centrocampista di contenimento, o di qualità? E per quanto riguarda Ramsey, invece, lo vedreste meglio da centrale di centrocampo o da trequartista (quando è disponibile, ovviamente)? Di Kulusevski, poi, ho già parlato, mentre Bernardeschi è stato oramai provato in tutti i ruoli del campo. Il risultato? Per Sarri una squadra inallenabile, per Allegri da rifondare, per Pirlo un’impresa quasi impossibile…

Bocciati

ROSA
Ricollegandomi con quanto affermato poco fa, ritengo che il problema più grave della Juventus non sia, quindi, il mister, che pure ha le sue colpe, quanto il valore tecnico della rosa. Escludendo dal discorso quelli che ho citato come punti cardine della squadra, ovvero Szczesny, Mathjis De Ligt e Juan Cuadrado, calciatori come Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini che, seppur in calo, continuano a fornire il loro apporto in difesa, senza dimenticarsi di Merih Demiral, un altro con un ottimo futuro davanti, i nuovi, di cui ho parlato molto bene, e Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala che meritano, e avranno, un capitolo a parte, la mia idea è che l’attuale rosa a disposizione di Andrea Pirlo non sia minimamente comparabile a quella di altre big europee, come Bayern Monaco, Manchester City, Paris Saint Germain, o Liverpool, alle quali dovremmo contendere la vittoria della Champions League. Le defezioni più pesanti sono a centrocampo, dove, fatta eccezione per Arthur e McKennie, comunque non due fuoriclasse, gli altri componenti non sono all’altezza di una maglia da titolare nella Juve, oltre, come ho già spiegato, a non essere minimamente compatibili fra loro. Ceduto Emre Can, che aveva fatto benissimo nella prima stagione con Allegri, mostrando una duttilità e un’importanza notevoli per la mediana, ma che non rientrava nei piani di Sarri, non è stato acquistato un calciatore simile, che garantisse solidità in mezzo. Sugli esterni c’è stata una vera e propria diaspora: fuori Leonardo Spinazzola e Joao Cancelo, terzini di grande qualità e spinta, Alex Sandro è ormai da anni troppo discontinuo, mentre, potrebbe essere una mia ossessione, ma non riesco proprio a vedere Danilo come un calciatore da Juventus, almeno come titolare, nonostante le buone prestazioni mostrate quest’anno, e salvo dunque solo Cuadrado. Davanti, detto di Kulusevski, Chiesa ha mostrato ottime cose, così come Morata, ma Bernardeschi non è un’alternativa valida, inoltre manca una vera punta che dia il cambio allo spagnolo, e la mente torna inevitabilmente a quel Kean che tanto bene sta facendo a Parigi, ceduto, seppur per una buona cifra, forse troppo presto, e a Mario Mandzukic, che il suo contributo avrebbe potuto continuare a fornirlo come ha sempre fatto.

CRISTIANO RONALDO
Davvero Cristiano Ronaldo può essere un problema? Proviamo a definirlo. Non vado assolutamente dietro ai vari “Ronaldo è un calciatore finito” e cose così: sicuramente, come è ovvio che sia, il fuoriclasse portoghese è in fase calante, ma per quanto mi riguarda lui e Messi rimangono ancora i più decisivi in Europa e al mondo. Tuttavia, talvolta questo può non bastare. Le ultime due vincitrici della Champions League non presentavano in rosa i due assi, che l’avevano colonizzata dal 2014 in poi, eppure, grazie a delle formazioni con calciatori comunque di qualità indiscussa e, soprattutto omogenee, sono riuscite a sollevare la coppa dalle grandi orecchie, con buona pace di Messi e CR7. La Juventus puntò, nel 2018, sul portoghese, sopravvalutando una rosa che aveva raggiunto una finale di Champions League due anni prima, sicuramente competitiva, ma in netto calo, e necessitava di interventi un po’ in tutte le zone del campo, che anche il talento di Cristiano Ronaldo non ha potuto mascherare, andando incontro ad una situazione di stallo: la squadra non è all’altezza del numero 7, che, a sua volta, non può, da solo, trascinarla verso la gloria, soprattutto in Europa. Un errore di valutazione piuttosto pesante, che, dopo gli entusiasmi iniziali, si sta riflettendo severamente sul presente.

DYBALA
Chiudo parlando di quello che è, dopo Ronaldo, sicuramente il calciatore più influente della rosa bianconera, ovvero Paulo Dybala. Dovrebbe essere fra i rimandati, non avendo avuto modo di dimostrare nulla, ancora, nella stagione attuale, causa diversi problemi fisici. Invece finisce fra i flop, o, per meglio definirli, i problemi della Juventus. Dybala a novembre compirà 28 anni, età in cui un calciatore ha ormai raggiunto la piena maturazione che, ahimè, per la “Joya”, non è ancora giunta: la scorsa stagione MVP della Serie A ed indiscusso trascinatore, insieme a Cristiano, della squadra, cosa che era accaduta anche nelle stagioni precedenti. Ma in Europa Paulo ha sempre, o quasi, fallito, non dimostrandosi capace di sopportare la pressione, che a certi livelli è quasi intrinseca. L’arrivo del portoghese non ha fatto altro che deresponsabilizzarlo ulteriormente, relegandolo anche ai margini dal punto di vista tattico, fatta eccezione per la stagione scorsa, appunto. Ronaldo necessita di una punta fisica, che gli apra spazi in area, Dybala non corrisponde a questo identikit. Già, ma qual è il suo vero ruolo? Direi una seconda punta, ma nel calcio moderno bisogna saper svariare, rivestendo più posizioni con la stessa efficacia, soprattutto se stiamo parlando di un fuoriclasse, o presunto tale. Nelle poche partite disputate con Pirlo ho visto un calciatore svogliato, oltre che non pronto mentalmente, forse fuorviato dalle voci sul rinnovo, delle quali non intendo trattare, almeno per il momento. A 28, però, Dybala deve decidere cosa vuole diventare da “grande”, e se la sua idea sia di “diventare grande insieme” alla sua Vecchia Signora, oppure no… e il tempo stringe.

Ho provato a rendere questa mia disamina quanto più staccata dal disastro cominciato qualche settimana fa ad Oporto e confezionato martedì all’Allianz Stadium, ma, in fin dei conti, l’eliminazione dalla Champions, la seconda consecutiva agli ottavi, non è altro che la diretta conseguenza degli argomenti appena presi in esame. Il mio augurio non può che essere che si riesca a ripartire dai lati positivi che, seppur pochi, ci sono, per costruire un nuovo ciclo vincente, ma ci vorrà pazienza, da parte di noi tifosi in primis.