"Dico subito che non la vendo, piuttosto la disintegro con le mie mani. La comprò i' mi' babbo, è un fatto affettivo e adesso anche economicho".

Parole e musica di Vittorio Cecchi Gori, grande imprenditore e produttore cinematografico, figlio di Mario Cecchi Gori, "padre" di tutti i grandi produttori cinematografici italiani. 
Padre (anzi 'babbo') e figliolo uniti nell'amore per il cinema e per la Fiorentina.

UN AFFARE DI FAMIGLIA 
Mario inizia la carriera come autista di Dino De Laurentiis e di Vittorio De Sica, prima di cominciare la propria attività sul finire degli anni cinquanta con una serie di società di produzione riunite negli Anni Ottanta nella Cecchi Gori Silver Film e poi Cecchi Gori Group. Proprio a partire dal 1980, il figlio Vittorio inizia a collaborare con lui: nel 1990 la Mario & Vittorio Cecchi Gori si fonde con la Silvio Berlusconi Communications, dando vita al colosso Penta Film, azienda impegnata nella produzione e nella distribuzione sia cinematografica che televisiva. Nello stesso anno, quello del mondiale italiano, Mario diventa Presidente della Fiorentina, acquistando il pacchetto azionario dalla famiglia Pontello: terrà la carica fino al 1993, quando il figlio Vittorio ne prende il posto. I risultati sono alquanto mediocri, con la Fiorentina che chiude due stagioni nelle parti basse della classifica: l'unica soddisfazione per il popolo viola è l'arrivo a Firenze di un giovane centravanti che entrerà nella leggenda, un certo Gabriel Omar Batistuta.
Proprio nella stagione 1992-1993, dopo cinquantaquattro anni consecutivi nella massima serie, i gigliati retrocedono in Serie B, nonostante la presenza in rosa di campioni del calibro del già citato Batigol, di Effenberg e di Mazinho: parte dalla categoria cadetta, quindi, l'avventura di Vittorio Cecchi Gori alla guida della Fiorentina. 
Con Claudio Ranieri in panchina, Cecchi Gori Junior centra subito la promozione in Serie A e, come regalo, porta a Firenze il fantasista lusitano Manuel Rui Costa, che si afferma sin da subito come uno dei più grandi interpreti del ruolo di "trequartista" del decennio a livello mondiale. Il portoghese, dietro al micidiale Batistuta (subito capocannoniere di Serie A con 26 reti), forma una delle migliori coppie d'attacco d'Italia e d'Europa.

LA SETTIMA SORELLA
La stagione 1995/1996 è quella della consacrazione per il Presidente e per la squadra viola: la Fiorentina, dopo decenni, torna a sedersi al tavolo delle grandi, divenendo parte integrante delle cosiddette "Sette Sorelle", le sette squadre che ogni anno si giocavano la vittoria del Tricolore. Ancora con Claudio Ranieri in regia, i Viola lottano per lo scudetto con Milan e Juventus, cedendo il passo ai rossoneri di Fabio Capello nel finale di stagione, concludendo con un ottimo terzo posto insieme alla Lazio.
Oltretutto, Vittorio Cecchi Gori può posare con orgoglio nella bacheca viola il primo trofeo della propria gestione: la Fiorentina, trascinata da uno straripante Batistuta, vince la Coppa Italia battendo in finale l'Atalanta sia all'andata che al ritorno.

Anche la stagione successiva 1996/1997 si apre all'insegna di un trofeo, il secondo per il Presidente Vittorio: la Supercoppa italiana, vinta a San Siro contro il Milan grazie ad una doppietta del solito Gabriel Omar Batistuta. In campionato, gli uomini di Ranieri non riescono a ripetersi, concludendo con un deludente nono posto finale, mentre in Coppa delle Coppe i viola arrivano fino alle semifinali, eliminati solo dal fortissimo Barcellona del Fenomeno Ronaldo (che poi vincerà la competizione).
Deluso dal risultato complessivo, Cecchi Gori esonera Ranieri ed affida la panchina panchina al giovane Alberto Malesani. Con il nuovo tecnico l'avvio è molto promettente, ma alla fine la squadra ottiene solo un quinto posto. Per alzare l'asticella, all'alba della stagione 1998/1999 Don Vittorio fa sedere sulla panchina viola il Re degli Allenatori italiani, il più vincente di tutti: mister Giovanni Trapattoni
I Viola partirono alla grande e, al giro di boa del campionato, sono addirittura campioni d'Inverno davanti a Parma e Lazio. Ma nel girone di ritorno, l'infortunio muscolare subito da Batistuta e la fuga del "pazzo" Edmundo in Brasile per il carnevale spengono i sogni di gloria gigliati: la Fiorentina chiude al terzo posto, centrando comunque una storica qualificazione alla Champions League. In Coppa Italia, la squadra del Trap cede in finale contro il Parma dell'ex Malesani, con un doppio pareggio al sapore di amara beffa.

A cavallo dei due Millenni, comincia il lento declino dell'armata gigliata capitanata da Vittorio Cecchi Gori. I crescenti problemi societari si palesano nelle cessioni illustri dei pezzi più pregiati della formazione viola: nell'estate del 2000 lasciano Firenze l'idolo Gabriel Batistuta (che andrà a vincere lo scudetto con la Roma di Totti e Fabio Capello) e mister Giovanni Trapattoni. Lo sostituisce in panchina il turco Fatih Terim, soprannominato in patria "L'imperatore": l'avvio di campionato è tutto sommato buono, grazie al gioco offensivo ed alle 22 reti di Enrico Chiesa, ma il tecnico viene esonerato sul finire della stagione per far posto a Roberto Mancini. 
Il Mancio chiude al nono posto in campionato, ma guida la squadra alla vittoria in Coppa Italia grazie alla rivincita nella doppia finale con il Parma: è il terzo (ed ultimo) trofeo per Vittorio Cecchi Gori.

LA CADUTA
 Il 27 giugno 2001 squarcia il cielo di Firenze l'istanza fallimentare del Tribunale nei confronti del club viola: viene ipotizzato lo stato d'insolvenza relativo alla cifra di 70 miliardi di lire arrivati nelle casse della società (dalla Roma per la cessione di Batistuta) ma sottratti dallo stesso Vittorio Cecchi Gori per girarli alla Fin.Ma.Vi, la finanziaria di famiglia.  
Sono ben 318 i miliardi di debito della Fiorentina che, per garantirsi l'iscrizione al campionato di Serie A 2001/2002, è costretta a cedere le ultime due colonne della squadra: il portiere Francesco Toldo (all'Inter) ed il numero dieci Manuel Rui Costa (al Milan) rispettivamente per 55 ed 85 miliardi di lire. Ciò permette alla Fiorentina d'iscriversi alla Serie A, ma non certo di risolvere tutti i problemi finanziari ed economici. 

Il 9 luglio 2001 Vittorio lascia la presidenza e apre alla vendita del club.
La stagione, sul campo, comincia male con la netta sconfitta in finale di Supercoppa italiana contro la Roma, fuori dal campo prosegue ancora peggio con i calciatori che mettono in mora la società, rea di non aver pagato premi arretrati. Il campionato si conclude con il penultimo posto e l'incredibile retrocessione in Serie B, dopo aver perso consecutivamente le ultime sei partite di campionato, chiudendo il torneo con 22 punti appena, frutto di 5 vittorie, 7 pareggi e ben 22 sconfitte; il Brescia quintultimo si salva con 40 punti, addirittura 18 in più dei toscani. Le 6 reti del brasiliano Adriano, in prestito dall'Inter, non bastano.
Ma purtroppo non è finita: il 18 aprile 2002, Vittorio Cecchi Gori viene rinviato a giudizio per falso in bilancio e appropriazione indebita, mentre 35 mila i tifosi viola scendono in piazza per chiedere la vendita immediata del club. Purtroppo non c'è tempo e modo: il 30 aprile la Co.vi.so.c boccia i conti del club, non approvando l'iscrizione al campionato di Serie B. Le aste per la Fiorentina vanno deserte e così, il 27 settembre 2002, la Fiorentina viene ufficialmente dichiarata fallita e cancellata dal calcio italiano, con tutti i calciatori della rosa immediatamente svincolati d'ufficio.
Si ripartirà, tra lo sconcerto generale, dalla Serie C2 con un altro nome, quello di Florentia Viola, e un'altra proprietà, quella della famiglia Della Valle: ma questa è davvero un'altra storia. 

Il 29 ottobre 2002 Vittorio Cecchi Gori viene arrestato per il fallimento della Fiorentina e, nel novembre 2006, condannato in via definitiva dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione a tre anni e quattro mesi di reclusione. Nel 2009, sempre in seguito al fallimento del club, il Tribunale di Roma mette in vendita la residenza romana dell'imprenditore, un appartamento di 950 metri quadrati all'interno di Palazzo Borghese, valutato complessivamente oltre 24 milioni di euro.

Finisce così l'epopea di Cecchi Gori nel disastro e nella vergogna.
Restano solo, nei tanti indomiti cuori viola, le lacrime, gli assist vellutati di Rui e la potenza esplosiva di Batigol.