Neanche il tempo di godersi il successo in Coppa e smaltire un finale di campionato anonimo, e Aurelio De Laurentiis mette nuovamente nel mirino la Juventus. È così, perché se i rigori avessero dato ragione a Sarri, a Napoli si parlerebbe di una stagione negativa. Lo dicono i numeri, ma anche un rigore nel calcio fa la differenza per cui bando ai se e ai ma e complimenti ai partenopei che hanno portato a casa il trofeo. La vittoria però non ha esaurito la voglia del presidente di provare a vincere anche un tricolore che forse è rimasto per qualche anno un sogno sfiorato ma mai realizzato. E dove non si arriva con la continuità e la programmazione, ci si prova con i media e con la pressione sugli avversari.
A volte però le parole diventano macigni, e inconsapevolmente o strategicamente, De Laurentiis incappa spesso in uscite inadeguate.
L’ultima è di ieri mattina, ed è incredibilmente passata ai più inosservata.
Come riporta Calciomercato.com, il patron dei partenopei avrebbe confessato ad una radio di essere “a lavoro insieme alla Federcalcio per i playoff e i playout, in modo da interrompere la monotonia degli ultimi 9 anni”. Stagioni, quelle menzionate da De Laurentiis in cui ha vinto la Juve. Un messaggio diretto, forse antisportivo. I bianconeri hanno trionfato con merito, con tre tecnici diversi, con una serie di giocatori che in una fase storica in cui in Italia i campioni latitavano, Agnelli è riuscito a portare a Torino nomi altisonanti, sfiorando la Champions. La memoria del presidente del Napoli è corta, perché i successi dei bianconeri hanno aiutato l’Italia a garantirsi la quarta squadra nel massimo campionato europeo, favorendo di fatto tutto il sistema calcio nel nostro paese. Un’uscita pesante, perché se si considera che la Figc è l’organo di massima competenza in Italia, accostarsi a questa federazione in un lavoro comune per spezzare la continuità di una squadra altrettanto affiliata ma avversaria, sfocia in un discorso non solo antisportivo ma abbastanza pericoloso.
Fraintese o meno, le dichiarazioni di De Laurentiis poco hanno a che vedere con il calcio giocato. A lui andrebbe un premio per il lavoro svolto senza indebitarsi, ma i successi si costruiscono sul campo, e non con un modo di comunicare che è da ultimo posto in classifica. Rifletta Aurelio, rifletta.
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