È arrivato Cristiano Ronaldo in Italia. Giocherà in Serie A, per riportare al top il vigore del nostro campionato, un campionato che non ospitava da molti, troppi anni un campione alla pari del portoghese. Domenica è atterrato a Torino e lunedì ha svolto le visite mediche. Sono state le ultime ore dunque a rendere ufficiale l’affare del secolo, paragonabile a quelli che portarono Zico a Udine e nell’anno successivo Maradona a Napoli.
Ore felici, eccitanti per il mondo Juve. Cristiano ha portato alle stelle l’umore dei tifosi, che hanno rischiato di diventare quasi eccessivamente sbruffoni. Il web è stato invaso da juventini che accusano di invidia il resto dei tifosi italiani e che fanno paragoni discutibili, sfruttando l’evoluzione della loro squadra negli ultimi anni.
I commenti:
“Da Rimini a Ronaldo è solo la R ad essere rimasta perché intorno è cambiato tutto il mondo”, “Oggi Rimini è davvero un vecchio ricordo! FORZA JUVE”, “Rimini-Juve 1–1. Tutto parte da qui. Siamo scesi all’inferno. Ci hanno umiliati ma non abbiamo mai mollato. Nel 2010 Di Natale ci rifiutava per rimanere a Udine, oggi invece ingaggiamo il giocatore più forte e più famoso al mondo”.
Cercando di analizzare questi post sono due gli elementi messi in evidenza: la prima partita in Serie b (dopo la retrocessione per calciopoli) e il no che Di Natale rifilò 4 anni dopo per trasferirsi a Torino. Sulla prima questione nulla da dire: un bel miglioramento che la Juve ha avuto sia sul campo che dal punto di vista dirigenziale, mettendo da parte dirigenti che definire mafiosi non è eccessivo.
Per quanto riguarda il secondo paragone, tra l’ex giocatore napoletano e Ronaldo, la cautela è d’obbligo. Il post parla di Udine come una squadra di provincia qualunque, come se Di Natale oggi, dopo i miglioramenti della Juventus, avrebbe sicuramente detto di sì. Dovrebbe rivedersi un po’ la storia del calcio italiano, capire che tipo di piazza è Udine. I tifosi friulani tifano per passione, orgoglio, senso di appartenenza. Dovrebbe sapere che il Friuli è un’altra cosa e che Totò (come lo chiamano a Udine) è rimasto perché sapeva che quel calore che aveva ottenuto non lo avrebbe trovato da nessun’altra parte. A Torino non avrebbe avuto tempo: o vinceva subito oppure sarebbe stato fischiato. D’altronde è la pasta di cui sono fatti la maggior parte degli juventini che vengono da tutta Italia. Bambini che: “Papà la squadra della mia città è scarsa, voglio tifare Juve: sono forti e vincono sempre”, e chissà quanti ancora ne verranno con Cristiano Ronaldo.
Che affare! Bravi Agnelli, Marotta e staff: avete guadagnato la maggior parte dei tifosi di questa generazione portando in Italia quest’uomo. Un uomo che forse avrebbe dovuto rappresentare il “madridismo” tutta la sua carriera, lasciando da parte le suggestioni del tradimento. Un grande atleta, un grande professionista, un po’ meno uomo di Antonio Totò Di Natale.
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