Le notti a San Siro in cui riuscivi a emozionare, a far urlare il tuo nome a squarciagola e a far tremare lo stadio sono ormai lontane, ma così maledettamente vicine... perché tutto è successo così in fretta.
Fascia al braccio e con il tuo nome sempre presente sul tabellino marcatori eri l’idolo dei più piccoli e il più amato dai grandi. Eri il simbolo di un’Inter tanto poco attrezzata quanto agguerrita, vogliosa di far bene e ritornare ai vertici in Italia. A suon di goal alle grandi e alle piccole, doppiette a cascata e triplette da incorniciare.
E poi quel goal all’esordio in Champions. Prima partita nell’Europa dei grandi per te che senza deludere le aspettative inventi una rete tale da far venir giù la Nord.
Insomma, ci vuole poco a capire cosa significasse Icardi per noi.
Però in mezzo a tutto questo ti sei dimenticato che per quanto la gente ti possa amare, esiste qualcosa che esige più rispetto, ammirazione, devozione e amore di te. La maglia che tu indossi, tanto più se assieme alla fascia da capitano.
Quella maglia significa storia, tradizione, sacrifici per chi l’ama incondizionatamente, sangue e sudore di chi la indossa e di chi la segue fuori dal campo. E quella fascia significa incarnare alla massima potenza questi valori. Significa essere al timone dell’intera barca e rappresentarla esattamente come pochi altri, ma indimenticabili, hanno saputo fare nella storia nerazzurra.
Hai preferito mettere al primo posto della tua scala di valori il ritorno economico, il tornaconto personale. Non interessa se sulle ali dell’amore per una donna che calcisticamente conta zero, non importa se hai dato le tue motivazioni, non importa se ritieni che la società ti avrebbe dovuto concedere una seconda opportunità.
Tu e solo tu hai deciso di rivoltarti contro il tuo popolo, i tuoi compagni e la maglia che indossavi. Ti sei tolto corona, scettro e fascia da solo... hai abdicato!
Sei argentino, il tuo sangue non mente. E proprio nella tua terra natia il calcio viene vissuto come la pura incarnazione della parola passione e con amore sproporzionatamente incondizionato.
Hai gettato tutto al vento con noncuranza, credendo non ci sarebbero state conseguenze.
Caro Mauro, hai fatto la cosa peggiore che potessi fare. Hai tradito chi ti aveva esaltato, e ora sei in caduta libera verso il punto più basso della tua carriera.
Ti ho amato alla follia, come ho amato altri pochi eletti nella mia vita da tifoso. E quindi l’odio per te, ora, è direttamente proporzionale a quell’amore e alla fiducia che hai tradito.
Per 124 volte ti dico grazie e non rinnegherò mai le volte in cui ho urlato il tuo nome.
Ma tu hai rinnegato te stesso.
Ciao Mauro.
Faber est suae quisque fortunae!
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