Godendo come un riccio per aver visto la faccia di Conte eliminato, cui evidentemente non si addice il teatro europeo (scusate cuginastri ma sono a corto di soddisfazioni!), registro con grande rammarico l’esonero di uno degli ultimi Lord del calcio, quell’adorato Carletto Ancelotti che ha fatto la scelta più sbagliata in carriera accasandosi presso il suo opposto: Aurelio De Laurentiis.
Questo avviene perché è semplicemente impossibile avere rapporti normali con un accentratore che ti sbatte in mezzo ad una strada dopo un sonoro 4-0 ed una qualificazione, appunto, mancata da chi invece faceva la voce grossa fino a lunedì.
Parallelamente il signor Sarri, che ha a disposizione due squadre e mezza di valore assoluto, riesce nell’impresa di perdere la testa della classifica proprio a favore dei nerazzurri che restano, ahimè, i miei favoriti per il titolo. La perde perché è a mio parere, una versione più evoluta del Gianmaestro, gran filosofo dell’impepata di cozze e dello sfinimento tattico fine a se stesso.
Chi, invece, non filosofeggia affatto, ben consapevole che questa tattica ha distrutto psicologicamente un gruppo già fragile di suo, è Stefano Pioli: riportare un gruppo di pulcini già miserrimi tecnicamente, atleticamente e di testa sul pianeta Terra nell’anno 2019, si sta rivelando la mossa più logica alla quale i forbiti della messa in piega avrebbero potuto pensare a giugno invece che ad ottobre. Ma il colpo di teatro era evidentemente, un segnale che dovevano dare circa la loro esistenza.
Rincuorati dal pragmatismo emiliano del nostro Lenin in panchina, segnaliamo la solita sfiancante supercazzola firmata Raiola/Ibrahimovic, della quale, manco a dirlo, siamo ostaggi fino all’ultimo secondo quando, come già successo, potremmo essere vittime dell’ennesimo sberlone causato dal cambio di rotta dei due furbacchioni: sbagliato!
Un’offerta è stata fatta, più che congrua per un giocatore che adoro, ma che ha pur sempre quasi quarant’anni e non può da solo trascinarci chissà dove! Unitamente alla proposta economica avanzata dai fonati per conto dello scettico Gazidis, detto il Galattico, che a sua volta agisce in nome e per conto della Volta Celeste, andava pretesa una risposta netta al massimo in due giorni: se non ti sta bene, caro Zlatan, tanti saluti!
Invece ancora una volta rimaniamo i mediocri ostaggi delle altrui paturnie.
Inter, Napoli, Milan e la stessa Juventus: quattro volti molto diversi di una Serie A che ha perduto il treno e, comunque, lo splendore di un tempo.
In mezzo a questo poverume non sarebbe male che, per una volta, lo scudetto andasse alla Lazio.
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