Facciamo un passo indietro, anzi... mille passi indietro!
Pochi mesi fa si giocava Inter-Bologna allo Stadio San Siro. Il Bologna ribalta completamente il risultato fissandolo sul 2-1 contro un'Inter forse troppo naif e ingenua proprio come il suo tecnico. Già, perché Antonio Conte è proprio quello che tutti stanno pensando in questo preciso istante: un allenatore con dei limiti che... per carità, a tratti è un grande motivatore, ma a livello tecnico potrebbe ancora mangiare qualche altro grammo di pasta asciutta.
Perché dico questo? Il motivo è molto semplice: come si fa a parlare di basi solide quando hai ottenuto solo un punto prima dell'ultimo incontro? E' vero, a Kiev non è mancata di certo la sfortuna ma il secondo pari in terra ucraina ancora evidenzia i limiti di un gruppo che forse rimane inchiodato in una comfort zone alquanto patetica e sterile... proprio come la manovra di costruzione contro lo Shakhtar (quest'ultima prevedibile e non proprio spumeggiante).
In conferenza stampa pre-match Conte non fa altro che ribadire che il gruppo è sereno e che sono state gettate le fondamenta per una grande ma grande Inter. Ma è davvero così? Niente affatto! M'Gladbach, Milan e Fiorentina erano solo dei campanelli d'allarme verso quella che poi sarebbe stata una delusione annunciata. La verità è che oltre a un gioco macchinoso la difesa fa acqua da tutte le parti: D'Ambrosio non è un centrale. E Kolarov? Un altro difensore adattato a un mosaico che purtroppo non esalta le sue caratteristiche. E allora perché Conte si ostina a ripresentare sempre lo stesso schema? Beh, un'idea me la sono fatta: oltre al cosiddetto 3-5-2 il tecnico salentino non è in grado di decidere assetti che possano valorizzare i singoli. Cambio modulo? Macché! Meglio morire con le proprie idee? La gara di Kiev ha ancora una volta evidenziato la testardaggine di un uomo che si ostina sempre a cercare alibi e a non descrivere la realtà dei fatti.
Diciamolo: l'Inter è un cantiere ancora aperto e non bastano i nuovi arrivi per portare linfa... perché se non sei bravo ad allenare grandi giocatori non sei bravo ad allenare nessuno (Ehi, l'ha detto Mou) e un esempio è un Eriksen confuso e spaesato, quasi a non capire che pesci prendere in campo. Anche la gara casalinga contro il Bologna era un grosso campanello d'allarme e su questo ne ho già scritto abbastanza. Fiorentina, Milan, M'Gladbach e infine Shakhtar... un poker di insicurezze e limiti che si ripetono a cascata, e per favore non date la colpa a Lautaro per il mancato successo tanto l'argentino è da mesi che non riesce più a essere decisivo.
Sbagliando si impara? Chiedetelo a Conte, forse l'unico che non ha ancora capito che è il momento di cambiare rotta.
Perché commettere errori è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico.
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