A gennaio, precisamente nel corso della finestra invernale di calciomercato, avevo scritto un pezzo dove difendevo Antonio Conte. Il tecnico salentino aveva chiesto rinforzi dopo la partita persa a Dortmund contro il Borussia, lanciando delle frecciatine a dir poco penose alla dirigenza. Marotta e Ausilio, dopo aver condotto un mercato stellare che ha visto Lukaku, Barella, Godin, Sanchez e compagnia cantante, hanno persino preso un parametro zero di lusso come Christian Eriksen. Sì, perché Conte aveva chiesto rinforzi per competere e oltre al danese sono arrivati anche Moses e Young. Di certo questi due non sono paragonabili all'ex playmaker degli Spurs, ma l'allenatore è stato accontentato per cercare di riportare l'Inter a competere e a trionfare sulle rivali.
C'è stato pure un momento in cui i nerazzurri sembravano tenere il passo, ma dopo la sconfitta a Torino contro la Juve (quest'ultima alimentata dalle polemiche con Dal Pino) è arrivato il blackout. 
Conte ha dalla sua parte una rosa che definire buona è riduttivo: rispetto alla gestione Spalletti l'Inter ha cambiato diverse pedine.
E allora cos'è andato storto? Semplice! La gestione dei singoli e una mentalità da provinciale dove la prestazione conta più del risultato. Una filosofia che non si sposa con il credo di Zhang, che durante un evento ha detto: "Asfalteremo tutti in campo e fuori". Risultato? A Parma la peggiore Inter contiana, un 6-0 soltanto utile ai fini delle statistiche col Brescia e infine una debacle grottesca contro il Bologna, un avversario molto alla portata e che forse non aveva nulla da chiedere a questo campionato. I rimpianti di aver difeso Conte, consapevole del fatto che come motivatore e come tecnico è forse uno dei più sopravvalutati nell'intero panorama calcistico.
La rosa corta, mandare Gagliardini e Biraghi in campo è solo un alibi. Conte ha fallito... e forse uno dei giornalisti di calciomercato.com aveva ragione: vittimismo inutile e lamenti continui.
E pensare che a inizio anno ho avuto il coraggio di difenderlo...