Non è un film di Totò, dove un impiegato cerca di sfruttare la modulistica comunale per ottenere un alloggio di cui ha disperatamente bisogno. E nemmeno un cliente della banca, che cerca la distinta di versamento o il modulo di prelevamento. Si tratta di capire come vogliamo mettere una squadra in campo, con tutte le varie metodologie a disposizione per disturbare il gioco avversario e trovare il bandolo della matassa che porta a vincere le partite, o spesso, anche a non perderle.
Ci sono molti metodi, tra i quali il famoso 4 - 2- 4 del Brasile di Pelè (compianto campione), oppure il 4 - 4 - 2, che quasi tutti adottano. E perché no, un bel 4 -3-3 che molti istruttori di calcio dicono di amare particolarmente. Poi ci possiamo allegare un bel "rombo" di manciniana memoria, con il quale si costruisce una squadra tramite vertici posti nei punti chiavi del campo di calcio. 

Sembra un'espressione alla Catalano, ma tutto ruota sul postulato significativo che bisogna bene difendere ed altrettanto bene attaccare. Naturalmente si cerca l'equilibrio di squadra, assumendo che una difesa forte ed un attacco efficace si devono basare su di un centrocampo che sa fare filtro e che sa fare partire l'azione in attacco con velocità e profondità per le punte.

Analizziamo la varie componenti dei moduli descritti.
Il 4 - 2 - 4 è oggi un concetto che può dirsi inusuale.
Faceva parte di un tipo di gioco con regole lontane, oggi non più in vigore, che portavano i giocatori ad un gioco a zona pura,  con protagonisti molto bene allenati ma soprattutto con grandi doti tecniche, di palleggio e di contrasto. Il gioco passa tra due centrocampisti "puri", che presidiano la difesa, e che sanno impostare il gioco verso gli attaccanti con maestria. Gli attaccanti sanno tenere palla, dribblare e rientrare per il recupero veloce della palla. I difensori sanno giocare la palla (allora pochi difensori in Europa avevano piedi "educati") e inserirsi in attacco con la stessa capacità degli attaccanti, oltre a impostare e lanciare con tecnica sopraffina. Se ci pensiamo sopra, sembra un anticipo del gioco di oggi, dove si parte attaccando e non si retrocede quando si perde palla, ma si pressa subito con diversi giocatori. Ma con le regole di allora.

Ora vediamo il 4 - 4- 2. E' considerato un modulo che assicura la protezione della difesa e lo sviluppo del gioco sulle fasce con annesse catene, ovvero giocatori in sovrapposizione sulla stessa fascia. E' interessante scoprire che nel momento in cui uno dei laterali difensivi dovesse partire in attacco, il primo difensore centrale si allarga sulla fascia e così gli altri difensori si accentrano, lasciando scoperta la fascia opposta. 
Tutto questo per garantire la copertura nei casi di ripartenza degli avversari, che avrebbero la zona di attacco dei difensori senza copertura adeguata, nel caso di ritardo nel rientro dei giocatori che si erano spinti in attacco. Ma si avrebbe anche una maggiore densità in mezzo al campo, dove due mediani favoriscono la copertura nei centrocampisti offensivi, che danno supporto alle due punte. 

Il 4 - 3- 3 sembra molto amato da allenatori e istruttori di calcio. Pare che la difesa, in questo caso più statica, garantisca maggiore copertura, mentre i tre centrocampisti, tra i quali uno sicuramente più offensivo aiutano bene sia la fase di attacco che quella di difesa, anche se a spingere in avanti ci dovremmo trovare tre giocatori, che possono mettere in difficoltà i difensori avversari, tenendoli indietro e obbligandoli a giocare la palla con meno disinvoltura e soprattutto, occuparsi delle marcature di più uomini. 
E poi ci caliamo in quello che più che un metodo è una disposizione tattica, il rombo. Il rombo è la figura geometrica che assume un vertice alto ed un vertice basso, dato dalla punta principale e dal mediano di difesa. Attorno ruotano altri giocatori, nei vertici laterali, di quello che si può considerare un quadrato "scaleno", con lati irregolari. Il casus belli è dato dalla facilità di occupare la zona di attacco con più giocatori, e così mettere in difficoltà la squadra avversaria, sia nel momento in cui difende, e sia nelle ripartenze, dove la concentrazione dei vertici riduce gli spazi e permette recupero e ripartenza. 
Personalmente, sono convinto che, più che i moduli o le tattiche, servano gocatori intelligenti e che sappiano distribuirsi bene ed interpretare più ruoli. Un allenatore accorto non pensa al modulo senza avere capito con quali giocatori vuol giocare, e con quali attitudini giochino. E se vediamo a volte che il modulo fallisce, è perché qualche giocatore non ha ben interpretato la situazione, e, come successo ieri a Genova, l'inserimento in attacco di alcuni difensori sampdoriani ha lasciato scoperta la difesa, consentendo ad Osimehn di saltare il suo avversario con facilità, e Rincon, colpevolmente in ritardo, lo ha "gambizzato" da dietro. E ritengo giusto il rosso che si è guadagnato abbondantemente, perché è indecente vedere un tale intervento sulle caviglie di un giocatore, con il rischio di azzopparlo. Anche se un uguale intervento di Di Francesco in Lecce-Juventus compiuto contro le caviglie di Jiling Jr è stato poi "perdonato" con un generoso giallo, seppure il ragazzo sia stato fuori un mese a causa del gesto indegno di uno sportivo.
Ma torniamo alle capacità balistiche. E' quindi doveroso capire cosa deve innanzitutto funzionare. 

Un allenatore asseriva che preparava le partite in modo meticoloso, con tutti i tasselli nel posto giusto, e con tutti i compiti assegnati bene. Solo che poi, l'arbitro fischiava, iniziava la partita e tutti si muovevano. Ed è l'imponderabile del gioco del calcio, che si basa sulla capacità dei giocatori di esprimersi in campo. Le capacità tecniche, la forza fisica e l'attenzione nelle fasi di gioco. E per fortuna il calcio è fatto soprattutto di giocatori che sanno giocare e che sanno cambiare la partita con le loro giocate, o anche con una "furbata".
Ieri Pioli si è lamentato di un fallo subito da Dybala, definendolo "scaltro". Fortunatamente ha anche accentuato l'ingenuità del suo giocatore. Da quella punizione è nato il gol del pareggio della Roma. Ma non ci sono alibi, perché se vinci due a zero, non è ammissibile mettere in campo due giocatori giovani, e che non sono pronti per quella battaglia, Giroud e Saelemaker possono ancora giocare altri cinque minuti, avendo la partita nel sangue, il furore della lotta. E' difficile entrare e mettersi alla pari degli altri. Compreso la pioggia ed il campo pesante, che ti fanno vedere il tutto come un'anticamera dell'inferno. Finisci la partita con quelli già in campo, perché gli indicatori della "disgrazia" ci sono tutti. E se qualcuno potrebbe arrabbiarsi per non avere giocato, in questo caso ne hai molti di più arrabbiati per avere buttato alle ortiche un risultato scontato.

Spesso gli allenatori danno più risalto ad aspetti tecnici e tattici, moduli e numeri, tendenze e idee anche rivoluzionarie, ma quel che serve di più e sapere leggere la partita. E se hai giocato a calcio (e Pioli ha giocato nella Juventus) le partite vedi anche come potrebbero andare a finire. La sfera di cristallo, che legge il futuro, gli allenatori spesso ce l'hanno. Inserita nella pelle, come un ago che instilla sensazioni e premonizioni.
Ci sono giocatori che, secondo giornalisti e tifosi, in quel momento stanno giocando male ma il mister, invece, vede il lavoro oscuro ed utile che stanno facendo. Molti indicano alcuni giocatori come i migliori in campo, ma qualche volta sbagliano, perché l'allenatore riconosce chi ha dato veramente qualcosa in più, come dei movimenti poco percettibili da non esperti del settore, ma che chi ha giocato a calcio sa bene interpretare. E qui dobbiamo pensare che la forza di una squadra non è il modulo, la tattica o i movimenti predeterminati a tavolino, ma il suo equilibrio, la compattezza e la capacità di ognuno di interpretare e gestire il suo ruolo e persino ruoli diversi. In campo è una battaglia, con il cuore che viaggia da 160 a 220 battiti al minuto, il cervello che si annebbia, la pelle che brucia, eppure bisogna essere concentrati e non lasciarsi andare a gesti sconsiderati e vendette inutili. 
Il calcio è un insieme di uomini che devono rispondere a molti interrogativi. Sei in forma? Hai carattere? Sei adeguato tecnicamente? Sei temperato alla lotta? A tutte queste domande bisogna rispondere nel rettangolo verde, non ci sono parole, solo fatti. 

Ma un ultimo pensiero lo vorrei dedicare a due ragazzi, sono due iraniani, Taremi e Nasr- Azadani. Sono giocatori della nazionale di calcio iraniana. Stanno combattendo una battaglia ben più difficile, una partita dove sono nettamente sfavoriti. Stanno sfidando un regime totalitario che si basa sulla mancanza di libertà e di repressione di ogni modernità e del progresso al quale ogni essere umano deve potere aspirare. Uno dei due è stato condannato a morte. L'altro si sta opponendo, ma rischia moltissimo. 
Chissà quale modulo o tattica possiamo usare in questo triste caso?
Non lo so, la pazzia umana non ha limite!