Di Antonio Cassano si è già detto e scritto qualsiasi cosa, trattando ogni aspetto della vita privata e professionistica di un talento purissimo mai totalmente espresso.
Le ultime immagini, risalenti a qualche giorno fa, lo ritraggono assieme all'amico Lorenzo Insigne, altro giocatore che col pallone fa quel che vuole, e le rispettive famiglie.
Dietro quell'immagine scherzosa e spavalda, però, c'è l'animo di un calciatore che non vede il campo, in maniera concreta, da quasi due anni: dal crollo del Parma alle porte sbattutegli in faccia da Ferrero, passando proprio per il ritorno in pompa maglia alla Sampdoria.
Il tempo delle cassanate, alla soglia dei 35 anni, dovrebbe essere finito da un pezzo, probabilmente non sarebbe nemmeno dovuto mai esistere, ma è certo che la voglia di rimettersi in gioco, almeno un'ultima volta, sia forte.
Lo dimostrano i rifiuti alle tante pretendenti di B, Lega Pro e campionati stranieri: Cassano ha voglia di ritornare in pista e vuole farlo dalla porta principale, dalla serie A.
Il contraddittorio, aspetto sempre presente nella sua (quasi) ventennale carriera, ha fatto sì che, nel giro di 48 ore, si passasse dal suo gradimento verso il Cagliari, club che aveva fatto un sondaggio, al dietrofront dei rossoblu, probabilmente non convinti del tutto dal reale contributo che il barese potrebbe apportare alla rosa.
Una ciambella di salvataggio, però, potrebbe giungere da un luogo in cui il mare è pura utopia: Verona, sponda Hellas, dove Pecchia gli ha avanzato un corteggiamento, nemmeno troppo celato; certo, è fin troppo presto per parlare di accordi e contratti, l'addio di Toni dimostra che la società non è esattamente un ostacolo facile da superare. Nel contempo, proprio la storia dell'ex, tra le altre, Brescia, Palermo, Fiorentina, dimostra che la piazza sa accogliere giocatori con un pò di anni di carriera sulle spalle, considerati finiti da tanti, ma capaci di esprimersi ad alto livello per almeno altri due o tre anni.
Fantantonio, si sa, col suo stato di forma combatte da sempre, idem per gli sbalzi d'umore e le dichiarazioni frettolose, ma è pur vero che col suo destro saprebbe inventare calcio anche da fermo.
Certo, il calcio moderno è molto più rapido, l'arrivo in gialloblu di Daniele Verde, l'ultimo anno ad Avellino, scuola Roma, ne è l'esempio lampante, ma uno col suo talento potrebbe tornare utile a chiunque. A patto che, come ogni annata, non si inizi a candidarlo per il Mondiale 2018 o qualsiasi altra avventura della Nazionale, il talento di Bari vecchia rimane ancora un patrimonio del calcio tricolore.
Bandiera non lo sarà mai, ma perchè privarsi degli ultimi sprazzi di un talento così cristallino?
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