Maldini risponde alla società A.C. Milan di non aderire a un progetto in cui gli si richieda di lavorare come Direttore Sportivo subordinato dell'Amministratore Delegato Fassone. Perché questo è ciò che la dirigenza gli ha proposto: responsabilità dell’area tecnica, attraverso una cooperazione con il nuovo A.D. Fassone. In caso però di diversità di vedute – riporta Maldini – sarebbe proprio Fassone l’ultimo ad aver diritto di firma o decisione finale.
Maldini non ha accettato questa “subordinazione”, sullo sfondo di una società che affronta oggi un passaggio rivoluzionario di proprietà, ancora poco chiaro.
Traspare dalle parole dell’Ex Capitano, la paura di dover assumersi “agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo”.
Maldini è stato un grande capitano, ciò è innegabile. È quindi con altri grandi capitani che è lecito compararlo.
Javier Zanetti si fece mettere silenziosamente in panchina durante l’ultimo suo derby in carriera, da una persona che allena una squadra che ha come obiettivo la salvezza in Premier League. Dopo questa chiusura di carriera, lungi dall'essere magnifica, ha accettato di rappresentare un'Inter in crisi, che non aveva una società, non aveva un organico all'altezza e carente di progetti futuri. Mentre l'Inter provava a non annegare, i tifosi “respiravano boccate” di Zanetti. Javier è stato un grande uomo, un grande capitano, un grande simbolo e avrebbe accettato di entrare anche dalla porta di servizio. Un uomo umile, che gli interisti vanteranno sempre, anche se l'Inter non vincesse più per i prossimi anni.
Maldini impara.
23 Novembre 1980
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