Immaginiamo che sia già successo. Il Milan ha chiuso una brillante trattativa che ha riportato Leonardo Bonucci a Torino, sponda Juve, aggiudicandosi in cambio il cartellino di Mattia Caldara. Non sappiamo quanto tempo impiegherà l'ex capitano rossonero a riconciliarsi davvero con l'ambiente sabaudo, di sicuro i tifosi, anche quelli più affranti, impiegheranno qualche settimana, il tempo necessario per ubriacarsi di azioni avvolgenti, reti da cineteca e esultanze sfrenate per archiviare ogni rancore, e cicatrizzare ogni ferita. Allegri scenderà in campo con una difesa a quattro (magari non disdegnando il 3-5-2 a partita in corso), con Chiellini e Bonucci titolari, e quest'ultimo probabile capitano in caso di assenza del roccioso toscano. Loro due saranno gli unici italiani titolari in una formazione stellare che non lascerà spazio a giovani talenti del bel paese, non concederà licenze nemmeno ai più intraprendenti della squadra B. Dall'altra sponda (meneghina), un Milan colmo di ragazzi per larga parte di belle speranze, ma soprattutto convocabili dalla Nazionale: Donnarumma in porta, Romagnoli e Caldara in difesa, Conti e Calabria sulle fasce, Bonaventura in mezzo e Cutrone davanti. Molto probabilmente lotteranno per un posto in Europa League, come quasi tutti i titolari della Nazionale Italiana. Di vincenti, di calciatori abituati ad allenarsi tutti i giorni con i migliori, abituati alla vittoria (e a trascinare gli altri verso la vittoria) pochissimi, e alla fine del percorso. Di giovani talenti titolari in Champions nemmeno l'ombra. Juventus, Inter e Napoli sembrano non essere interessate, nonostante c'è da giurare che non sia così. Però il calcio di oggi è tempo e denaro, tutto e subito. O sei pronto, o sei fuori, e da noi, se sei giovane non sei pronto, e se lo sei, resti fuori perché c'è gente con più esperienza (magari anche meno talento) che può portare maggiori vantaggi. Anche per questo l'Italia non è riuscita a ripartire da un ciclo di belle speranze. L'ultimo risultato onorevole raggiunto dalla nostra nazionale è la finale degli Europei 2012. Proprio l'ultima stagione nella quale la Juventus (che aveva da poco ricominciato a vincere) scendeva in campo abitualmente con 7-8 italiani titolari.
Basta. Non è più tempo di guardarci indietro. Domani a Seinäjoki (Finlandia) l'Italia Under19 scenderà in campo contro il Portogallo per la finale degli Europei. Abbiamo vinto solo una volta, nel 2003 (l'Italia di Chiellini e Pazzini), ma eravamo in finale anche nel 2016: due anni fa la Francia di Mbappè strapazzò in finale i volenterosi azzurrini guidati da Dimarco, Barella e Cutrone, poi terzi al mondiale U20. Questa volta la storia può cambiare, se c'è il coraggio di cambiare, e soprattutto di puntare sul serio su questi ragazzi, perché come canta Diodato "adesso è tutto ciò che avremo" e da ciò che seminiamo oggi sapremo se domani ci sarà da festeggiare. Magari un mondiale o un dribbling riuscito.
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