A volte le situazioni si ribaltano. Un tempo la Milano nerazzurra era più o meno un circo attrezzato tutto l'anno dove i dirigenti venivano silurati dall'oggi al domani, gli allenatori erano in media 2/3 per stagione e i giocatori venivano(molti) e andavano(pochi) a colpi di assegni magistrali.
Il tutto sotto la regia sapiente di un grande Presidente che in realtà era troppo acciecato dalla passione per rendersi conto di ciò che accadeva sistematicamente sotto il suo naso. Questa era la sua colpa. Essere troppo innamorato.
A distanza di anni, che sembrano secoli, la situazione si è invertita. Adesso il circo è di stanza in quel di Milanello, mentre ad Appiano Gentile si intravedono i primi germogli di una semina ben progettata.
Per quanto rigurarda invece il vilependiato Milan, il tunnel buio nel quale versa da 7 anni appare ogni giorno più lungo. Gazidis ha provato ad avvelersi delle famose bandiere per riportare il Diavolo in cima quanto prima, ma il risultato è stato monco, con 3 allenatori avvicendati in 2 stagioni e un quarto in procinto di arrivare,che ha portato le ire funeste del buon Zorro, che ha preferito andarsene subito a testa alta. In termini di campo, non è andata meglio, al netto del miracolo sfiorato da Gattuso l'anno passato che ha saputo tener in piedi una barca che grazie ai capricci del bambino Gonzalo, e non solo, rischiava di affondare a metà stagione. Il buon Rino era stato lungimirante "solo con i giovani è difficile centrare certi obiettivi". Aveva ragione e lo sapevano anche Boban e Maldini, perchè la maglia del Milan pesa, lo stadio pesa e se perdi due partite di fila non esci tra gli applausi del pubblico solo perchè hai dato tutto in campo.
Ci siamo spellati le mani nell'applaudire il miracolo Dea, prendendolo come esempio anche per rifondare il Milan, ma a mio avviso non potrà mai essere applicabile alla realtà rossonera. Non funziona e non funzionerà.
Il tempo è tiranno, specie in un contesto dove per 30 anni si è vinto di ogni. Le pressioni, le aspettative del pubblico, la stampa e tutto il resto che circonda un top club dal blasone mondiale, non può essere paragonato a quello di una provinciale(seppur splendida). Maldini ha sbagliato allenatore così come la società ha sbagliato nel non supportare la scelta fatta. Il destino di Giampaolo era scritto già da Udine. Maldini ha già capito l'antifona e saluterà tutti a fine stagione(se finirà). Gazidis e Singer hanno fatto la loro scelta da tempo andando avanti per la loro strada e fregandosene dell'area tecnica, pescando il Prof. Ralf dal mondo Red Bull. Allenatore innovativo, scopritore di campioni futuri e amante del gioco verticale e veloce, che nel suo plamares vanta poco, oltre ad aver manifestato in tempi passati una tenuta psicologica labile.
Forse sarà la volta buona, o forse sarà l'ennesimo tentativo di rilancio gettato alle ortiche dopo pochi mesi. Una certezza è che il Milan non è il Lipsia. Un'altra è che il Circo sembra abbia trovato basi solide per prosperare in quel di Carnago e non più dall'altra parte.
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