Dopo la partita di Lione, rimasi colpita da questa dichiarazione di Cristiano Ronaldo: "Rispettiamo le idee di Sarri, ma adesso tocca a noi". Le perentorie parole del portoghese, supportate dalle immagini trasmesse in Tv del suo dialogo con Dybala nel tunnel dello stadio francese tra il primo ed il secondo tempo, mi hanno fatto immediatamente pensare ad un progetto di auto-gestione tattica che la squadra da lì a poco avrebbe messo in atto.
Il tutto, si badi bene, non in contrapposizione con l'allenatore, bensì quasi in concerto con lui; come se le parti avessero entrambe riconosciuto i reciproci limiti; da una parte il tecnico, definitivamente consapevole di non essere nelle condizioni di trasmettere i propri dettami, dall'altra i giocatori, schiettamente consci della incapacità di assimilarli. In mezzo, un unico obiettivo: vincere!
Così ieri sera, nel surreale scenario di un Allianz Stadium privo di suoni e colori per le note vicende di cronaca, riecheggiante solo delle voci concitate dei protagonisti in campo e delle relative panchine, per la prima volta dopo tanto tempo, ho assistito ad una prestazione della Juventus solida, ordinata, consapevole, affidabile. Niente fronzoli, nessuna concitazione nella ricerca di improduttivi fraseggi, difesa ben coperta da un centrocampo operoso, in grado di offrire la dovuta copertura e di impostare razionalmente per gli attaccanti, a loro volta facilitati e non costretti a rattoppare qua e là zone del campo pericolosamente sguarnite.
Ne è venuta fuori una partita non spettacolare, ma di palpabile efficacia, complice un avversario molto prevedibile tatticamente, stante la ripetitività dell'assetto tattico proposto dal suo tecnico: un 352 immutato e immutabile, nella circostanza reso del tutto innocuo dalla scarsa vena delle due punte e dalla poco incisività degli esterni di centrocampo.
Nel primo tempo la Juventus ha iniziato con ritmi sostenuti, dando l'impressione di poter essere padrona della partita, salvo, dopo circa 20 minuti rallentare, lasciando l'iniziativa all'Inter, senza però mai subirne il gioco, ma attendendola, gestendola, facendola girare a vuoto.
Nella ripresa, gli ospiti sembrano più decisi, ma al cinquantatreesimo la Juventus riesce a segnare e da lì in avanti la partita non ha più storia. Bravo Sarri a fare entrare comunque Dybala al posto di un inconsistente Douglas Costa, nonostante la suqadra fosse in vantaggio; il gol dell'argentino è un capolavoro assoluto di tecnica pura, di quelli da fare sobbalazare sulla poltrona per quanto pregevole.
La partita finisce lì, con l'Inter che asfitticamente prova a rientrarvi, ma senza alcuna inventiva, senza guizzi e spunti di rilievo, neanche dopo l'ingresso di Eriksen, che riesce solo ad impensierire Sczeszny con un tiro di controbalzo che finisce alto.
2-0 e tutti a casa: nero-azzurri fuori dalla corsa per il titolo, Bianco-neri che mandano confortanti segnali di riacquisita identità: e a me la Juve è così che piace!
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