Capisco perfettamente che in molti si stiano chiedendo: Djokovic, chi? Non è certo obbligatorio seguire il tennis e quindi conoscere il campionissimo serbo, per quanto la sua notorietà, frutto delle moltissime vittorie conquistate in ogni angolo del mondo e su ogni superficie, oltre al fatto che sia un tifoso del Milan, lo proietti, di diritto, fra uno degli sportivi più acclamati e conosciuti.

Edoardo Bellotto, detto Eddy, per tutti coloro che erano bambini, negli anni settanta e amavano il calcio al punto da portarsene un pezzo in casa e attraverso il subbuteo, esserne parte integrale, è un idolo. Lui rappresenta la storia e tutto ciò che è diventato. Molto più di un gioco, riuscendo ad appassionare ancora oggi, che ha cambiato denominazione, diventando Calcio da Tavolo a oltre sessanta anni dalla sua apparizione, continuando a coinvolgere giovani ed ex, senza farsi travolgere da quella tecnologia che ha emarginato i giochi del passato.
La fotografia di Bellotto, l'eroe di Wembley, era su tutti i cataloghi delle squadre di subbuteo e ancora oggi ci sono persone che gli chiedono selfie, per ricordare la propria gioventù. Basta digitare su Google il suo nome e cognome e troverete moltissime notizie. Quello che nessuno vi potrà dire non è il dato puramente statistico che, come ho già scritto, Eddy sta al subbuteo, come Riva, Mazzola o Rivera al calcio, non tanto o solo per la sua bravura, ma per aver scelto, anche potendo, di non cambiare squadra e restare fedele ad un territorio e ancor più ad un gruppo di Amici.
Nella mia pubblicazione Mazzola, Rivera e Cruijff giocavano a Mestre, ho paragonato Bellotto al grande campione Olandese, il motivo era un riferimento ad un torneo, ma anche quella forma fisica sempre perfetta che non ha mai concesso né chilogrammi né vecchiaia ad un fisico sempre perfetto. Lui, a differenza mia, non ha mai fatto della mestrinità un valore imprescindibile  è un abitante del Mondo, ne è un cittadino e se lo Jegermaister Mestre è una maglia che non si è mai tolto, non baratterà mai un'amicizia o un compagno di squadra, in difesa di un luogo. Quel bambino, quasi imbattibile, si è fatto uomo, ma non ha mai e dico MAI, tradito quei valori a cui si è ispirato. Un vanto nazionale, per il subbuteo prima e per il Calcio da Tavolo poi.
Eppure, come si dice: "Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi". Nessuno poteva prevedere una pandemia mondiale. Nessuno poteva immaginarci privati delle libertà e specialmente della possibilità, nel rispetto del prossimo, di non dover sottostare a scelte ritenute, a ragione o a torto, nocive per la propria salute.
Ed ecco che il grande tennista serbo incrocia la propria storia con il Nostro Campione.
La storia di Novak e la sua impossibilità a partecipare agli Australia Open è stata di dominio pubblico, riuscendo come sempre a dividere sulla posizione da prendere. Non hanno certamente avuto lo stesso risalto, partecipazione o interesse, tutti quegli sportivi che giocando per passione si sono dovuti confrontare con problematiche che, fra le incertezze del legislatore e l'approssimarsi della cancellazione dei divieti più drastici, ha contribuito a creare dei veri e propri pasticci. Così nel mese di aprile, il Serenissima Mestre e il suo capitano, impossibilitati a presentare il passaporto verde, non hanno potuto disputare a San Benedetto del Tronto il girone d'andata della Serie B. Ciò sarebbe più che comprensibile, avendo la Federazione applicato la legge e quindi chiedendo l'obbligo, non del tampone ritenuto insufficiente, ma del vaccino. Solo che il provvedimento ha voluto andare oltre, squalificando la squadra anche dal girone di ritorno che si giocherà fra pochi giorni e retrocedendo il Serenissima Mestre di due categorie, in Serie D. Provvedimento che non solo ritengo ingiusto e inopportuno, considerato il contesto temporale in cui è accaduto, ma specialmente VERGOGNOSO, nei confronti proprio del gioco e dello sport che si vuole promozionare, poiché non si è voluto smorzare proprio il lato peggiore di questa pandemia, il non saper capire le esigenze, le titubanze e perchè no, le paure, di chi non si è mai sottratto ai propri doveri sottoponendosi regolarmente al tampone, non mettendo mai a rischio la salute altrui e specialmente chiedendo solo di non essere EMARGINATO, ma capito.

Edoardo Bellotto ama troppo questo gioco e sport per dirvelo.
La sua recente affermazione: "C'è vita, oltre al Subbuteo" è la dimostrazione di quanto siate riusciti a ferirlo e tradirlo.
Si scrive tanto di altruismo di difesa dei diritti, dei più deboli e altro e poi, in ambito sportivo, assistiamo al peggiore degli atti, appellandosi al diritto di sanzionare il "diverso" a prescindere e facendo bene attenzione a non dirglielo.
Si è scritta una brutta pagina, alcuni ne potranno anche essere fieri, ma dubito molto che sia nel bene dello Sport.