La caduta, l'imbarazzo, lui che le si butta addosso e lei che tenta di respingerlo. Un comico irrefrenabile ed un'attrice senza copione, a briglia sciolta per un colpo di testa - non di genio - del toscanissimo Benigni.
Correva l'anno 1991 e il palcoscenico di Fantastico sconvolse in due fasi il pubblico italiano. Prima la sorpresa e poi le risa, per uno di quei momenti destinati a rimanere scolpiti per sempre nella memoria di un popolo.
Che fosse tutto improvvisato o prestabilito rappresenta una mera analisi a posteriori, del tutto irrilevante: quella notte - e per molti di noi tutt'ora - sembrò spaventosamente priva di calcolo. L'occhio dello spettatore non era preparato, tanto quanto quelli di Raffarella Carrà, in lotta continua per recuperare la propria compostezza. Ancora oggi, a distanza di trent'anni, viene da chiedersi se possa bastare il sorriso sulle bocche di entrambi per declassificare un gesto.
C'è una telecamera, c'è un pubblico che osserva, c'è addirittura la reiterazione in tutte le salse di un gesto becero ed inqualificabile, ma quella volta si divertì una nazione intera o quasi, alla faccia del movimento MeToo contro le violenze sessuali e le molestie, ma soprattutto alla faccia di coloro che in queste settimane hanno dimenticato quel siparietto esplicito, inusuale ed inopportuno, ma soprattutto reale.
Quali sono, con esattezza, le differenze con i fatti legati alla sfortunata Sig.ra Beccaglia?
Il fatto che i due fossero su di un palcoscenico e non fuori da uno stadio? Sarebbe quindi il contesto che inquadra un gesto? Oppure sono le persone? Potremmo appellarci al grado di confidenza tra il comico e l'artista, il fatto che si conoscessero, se non fosse che in diretta e in quegli attimi rotti dalle risa il linguaggio del corpo della Sig.ra Carrà dimostrasse oggettivamente di non essere consenziente.
C'è un uomo celebre ed incontenibile ed una donna altrettanto famosa che lotta, un pubblico che guarda e soprattutto se la ride nella sua stragrande maggioranza.
Trent'anni dopo, tuttavia, uno sconosciuto qualunque ha cessato di condurre la propria esistenza per molto, molto meno. Non mi riferisco alla denuncia o al procedimento legale aperto, meritati entrambi, ma al singolo gesto e alla sua conseguenza mediatica. E non intendo togliere importanza ad un atto del tutto irrispettoso e contrario ai principi di una società civile, si tratta solo di dare una dimensione alle cose: una pacca contro un inseguimento prolungato, condito da frasi d'ogni tipo, sessiste e soverchianti, sulla rete nazionale.
Potremmo raccontarci che a distanza di tre decenni sia maturata la nostra sensibilità rispetto a casi simili, ma la verità, forse più scomoda, è che Roberto Benigni a fine serata è stato addirittura pagato per fare quello che ha fatto.
Quel signor nessuno, di cui non vale nemmeno la pena citare nome e cognome, pagherà di tasca propria per tutta la vita.
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