Cresciuto in un periodo storico particolarmente difficile per il Cile, fin da bambino ha trovato rifugio nel calcio sognando di poter correre e urlare a perdifiato per un suo gol di fronte a migliaia di tifosi. Il calcio lo porta lontano dalla povertà e gioca ovunque, anche in casa dove c'è lungo un corridoio strettissimo con un lampadario sferico appeso che prende a testate, come se fosse un pallone e casa sua fosse lo stadio del suo amato Colo Colo. Inconsapevolmente iniziò il suo personale allenamento sul colpo di testa che sarà il suo marchio di fabbrica per tutta la carriera da calciatore.
La vita, già dura per le condizioni economiche in cui versava la famiglia, divenne ancora più dura quando a 14 anni perse il padre diventando, di fatto, il capofamiglia. Non c'è più tempo per essere scartati ai provini, ora c'è una famiglia di andare avanti e così che Ivan divenne quella bestia assetata di sangue che il Mondo ha conosciuto.
Rabbia e fiuto del gol gli valgono prima la chiamata del Cobresal e poi, finalmente, la chiamata dall'Europa e più precisamente dalla Svizzera. Il San Gallo lo tessera e Zamorano inizia a segnare con una regolarità impressionante dando via ad una scalata per arrivare al vertice del calcio. A lui si interessò il Siviglia che decise di puntare sul cileno e di affiancarlo a Davor Suker. Fu una coppia d'attaccanti da pelle d'oca, dotata di tecnica, fiuto del gol e "garra".
Lo step successivo è quello che lo vede arrivare al Madrid e segnare caterve di gol anche lì, ormai Ivan Zamorano è uno dei migliori attaccanti al Mondo. Tuttavia a Madrid decidono di venderlo all'Inter nell'estate 1996 e a Milano divenne un autentico idolo per i tifosi seppur segnando molto meno rispetto al periodo spagnolo. Ma soprattutto "Bam Bam" entrò nei cuori dei tifosi nerazzurri perché in campo metteva tutto se stesso, divenne la spalla ideale del "Fenomeno" e soprattutto perchè il 6 maggio 1998 (appena 5 minuti dopo l'inizio del match) segnò il primo dei tre gol che garantirono all'Inter la Coppa UEFA ai danni della Lazio.
Ivan segnò, urlò a perdifiato e sentì il boato di gioia dei propri tifosi. Esattamente come aveva sognato da bambino. Il suo sogno era diventato realtà.
Tanti auguri al miglior attaccante cileno della storia, uno che ha segnato almeno due generazioni di attaccanti.
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