Si preannunciava come la notte della storia. Una città, Bergamo, capitale di sofferenza e disagi causati dal Covid19, indossa il suo vestito migliore. Di fronte il Psg di Neymar e Mbappe e soprattutto tanti milioni per non credere all'impresa. Tuttavia il calcio non è scienza esatta, lo sa bene Gasperini che ci crede e che mostra all'Europa intera una grande squadra debuttante nella competizione che conta. Atalanta-Psg è Davide contro Golia, ma solo sulla carta. Le intenzioni nerazzurre sono più che mai serie, arricchite da pressing a tutto campo, aggressività, convinzione e conoscenza di uno spartito che ha messo in difficoltà qualunque avversario. Non poteva che essere 1-0 firmato Pasalic. La Dea continua a macinare gioco, si infiamma, soffre, rischia: è questa la filosofia per trionfare in Europa. Conta più ciò che sei e che vuoi proporre rispetto alla preoccupazione dell'avversario. Il Psg sembra piccolo piccolo.
"O vinceremo o impareremo", dice il Gasp nella conferenza della vigilia. Un po' per mettere le mani avanti, un po' per non essere troppo presuntuoso al cospetto di una squadra, quella francese, che insegue la Champions a suon di acquisti milionari. E se il solo Neymar costa più di tutta l'Atalanta messa insieme, in campo troviamo la prima lezione fondamentale: il calcio è un gioco di squadra. I nerazzurri di Bergamo si muovono all'unisono, si aiutano, hanno sempre un compagno a sostegno e uno in appoggio; dall'altra parte si strofina la lampada e si cerca di esaudire almeno un desiderio. La seconda lezione è che questa è la competizione dei dettagli, degli episodi e in questo senso il calcio non perdona. L'Atalanta ha un paio di occasioni per mettersi al riparo da un probabile forcing finale del Paris, ma spreca. I transalpini, consci della loro superiorità tecnica, fanno scendere in campo il giocatore più forte del millennio.
Altre lezioni? L'esperienza e la qualità non sono mai abbastanza per ambire a traguardi importanti. La Dea gioca da grande per gran parte del match, ma le manca ancora qualcosa per il salto definitivo. Un salto che nessuno le ha chiesto o imposto. Questa è la grandezza della stagione di Gomez e compagni. E il Psg? Individualmente fortissimo, ma mai squadra. Il gol vittoria lo segna una riserva semi-sconosciuta ai più e questo ci insegna che un pizzico di fortuna, sì, può servire. La squadra di Tuchel è la somma di alcuni grandi giocatori, ma non è gruppo, pensa in maniera individuale ed egoista con il mito di Neymar. Il brasiliano mostra in 90 minuti tutto ciò di cui è capace. Pensate se fosse stato seduto sulla panchina di Gasperini...
Se c'è una squadra che deve porsi degli interrogativi, sono proprio i parigini, abili nello sfruttare il momento di stanchezza degli avversari, ma niente più. E allora si torna tutti idealmente a Bergamo con il sorriso, si dice "grazie" a questi ragazzi e si spera in un nuovo inizio per il calcio italiano. Questa Atalanta ci è sembrata così umana e vocina da sentirla come una seconda Nazionale.
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