Asamoah arrivò dall'Udinese alla Juventus nel 2012, che io avevo scoperto da pochi anni la mia passione sfegatata per la Juventus. Erano i tempi in cui un colpo da 10 milioni era un "grande investimento".
Kwadwo diventò uno dei miei uomini preferiti sotto Conte, trasformato da mezzala a uomo di fascia, capace (come pochi) di interpretare il rigido 3-5-2 di Antonio. Corsa a non finire, dribling, cross e anche qualche botta da fuori.
Poi arrivarono i problemi, nell'inizio stagione 2014-2015 subisce un grave infortunio (che al pari di quello di Marchisio) inghiottì Asa, fino a quasi farne perdere le tracce e la speranza di un ritorno. Ritorno che puntualmente arrivò, nella seconda parte della stagione 16/17, con qualche apparizione dietro un Alex Sandro che sembrava lanciato verso l'olimpo dei primi terzini di sinistra al mondo. Poi però il brasiliano, trattenuto a forza, si inceppa, ed eccolo lì, nel momento di maggior bisogno per la sua Juve, risbocciare, come un fiore a primavera, il sempre sorridente Asa. Dapprima timoroso, poi eccolo ricominciare a fare su e giù per la fascia, facendosi di gran lunga preferire al brasiliano, in fase difensiva come in fase offensiva. Passo cadenzato, quasi saltellato, le sue finte consolidate, scambi con Mario e cross dal fondo. Ed ecco, dopo 3 stagioni e mezzo dal primo infortunio, la stagione con più presenze per il Ghanese: 26.
Ora il pubblico è spaccato, parte accusa la società di aver lasciato partire a parametro zero il giocatore, parte accusa il giocatore di andare in una squadra rivale. Ciò che nessuno dice è il trattamento social (e allo stadio) riservato negli scorsi anni (e scorsi mesi) al ghanese.
Insulti, scarsa considerazione e frasi in cui veniva espresso il desiderio di "mandare via" Asamoah. Sono uno dei pochi che ha sempre creduto in lui, anche quando, nelle due stagioni di buio totale, quando entrava in campo esitava, insicuro in uno stadio che lo metteva sotto osservazione ad ogni pallone toccato.
Asamoah ora sceglie Milano, sceglie l'Inter, difficile al momento stabilire con certezza le ragioni, forse la Champions, forse i nuovi stimoli, forse la titolarità, o chissà che altro.
Ciò che questa storia ci insegna è avere equilibrio nel giudicare un giocatore, specialmente quando impegno e serietà (mai una parola fuori posto) sono all'ordine del giorno. Mai insultare, sottovalutare o chiedere che un giocatore venga ceduto, senza aver analizzato il momento. Oggi Asamoah sceglie Milano, il pubblico (che lo ha abbandonato e deriso nel peggior momento) è in rivolta con la società, ed io che ho sempre creduto e sperato nel suo ritorno mi ritrovo senza una certezza, nel momento di peggior carenza di terzini alla Juventus, da molti anni a questa parte. Impariamo a rispettare i professionisti veri, per non piangerli poi se se ne vanno.
Grazie di tutto Asa, e complimenti all'Inter per il colpo!
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