È decisione di ieri, più precisamente di ieri pomeriggio, la scelta di mandare i propri uomini in ritiro da parte di Aurelio de Laurentiis: 5 giorni dietro i cancelli di Castelvolturno per il Napoli, con l'obbiettivo di ricompattare un gruppo che, a seguito degli ultimi risultati, sembra aver smarrito il filo conduttore e l'intesa.
Troppo pochi, infatti, 2 punti conquistati nelle ultime 3 gare di campionato, troppo poche le sole 2 vittorie nelle ultime 6, che hanno fatto scivolare gli azzurri al settimo posto in campionato, lontani dalla zona Champions e a malapena in zona Europa League. In un momento così delicato e difficile, serviva una scossa ed è arrivata con una decisione dura ma condivisibile, con l'obbiettivo di ritrovare una squadra che nelle ultime settimane sembra non esserci più.
Nonostante ciò, la decisione del ritiro ha causato non poche polemiche, venendo apertamente contestata non solo dai giocatori, ma in primis dall'allenatore stesso, Carlo Ancelotti, che ha definito come "sorprendente ed inutile" la decisione presidenziale; parole al veleno, perfettamente evitabili, al limite dell'assurdo quelle del tecnico di Reggiolo, che in un momento così difficile rischia di destabilizzare ulteriormente lo spogliatoio, ormai incapace di decidere da che parte schierarsi, tra la proprietà e l'allenatore.
E dire che un grande comunicatore e vincente come lui dovrebbe sapere come mantenere la calma in questa situazione, dovrebbe sapere che una squadra per cui sono stati spesi più di 100 milioni non può stare dove attualmente è e non può offrire un rendimento tanto altalenante quanto deludente. Prima di parlare, Carlo Ancelotti avrebbe dovuto riflettere sul motivo di questa decisione e farsi per primo un esame di coscienza, perché lo scarso rendimento è dovuto anche e soprattutto alle sue scelte talvolta scellerate e spesso controprucenti. Avrebbe dovuto accettare in silenzio il ritiro come stimolo per rispondere alle critiche.
Invece Carlo ci ha regalato l'ennesimo colpo basso di una gestione fino ad ora al limite del disastroso. Definire inutile una presa di posizione sacrosanta, visti gli ultimi risultati, alimenta ulteriormente tra i tifosi l'idea che il "Re di coppe" sia ormai arrivato a fine ciclo, privo di motivazione e voglia reale di continuare a vincere.
Se non è così, allora lo dimostri sul campo portando fuori questa squadra dalla crisi col carattere, altrimenti l'unica alternativa sarà passare per la porta di uscita.
Per raggiungere il successo e la vittoria, servono idee umiltà e sacrificio, non basta chiamarsi Carlo Ancelotti.
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