Il pensiero che lega, soprattutto negli ultimi giorni, tutto il popolo napoletano è quello per cui, alla fine, il Napoli riuscirà ad avere un organico che sia tra i migliori d'Europa.
È inutile negare che tali aspettative sono nate sin da quando "il Carletto nazionale" è approdato alla corte di "Sir De Laurentis"; l'espressione più frequente tra i tifosi era: "Allora comprerà dei top players?" Mhhhhh.... no! In realtà al momento ci si può fregiare di avere in organico quello che può, senza dubbio alcuno, essere considerato tra gli allenatori più bravi e più vincenti al mondo, accompagnato da tanti calciatori di grande valore e fra i quali, forse, ci sono due top players: Koulibaly ed Insigne.
Il primo fu pagato "solo" 13 milioni di euro (oggi ne vale almeno 80) ed il secondo arriva dal vivaio (in un articolo precedente ne abbiamo già evidenziato le qualità). La considerazione che nasce da questa piccola analisi è che una società come quella del Napoli non abbia la necessità di acquisire in organico dei calciatori blasonati, ma piuttosto puntare su coloro che possono avere delle prospettive future e sotto la guida di un tecnico come quello di Reggiolo, si possano esprimere al meglio.

Questo tipo di politica, in tutta onestà, non mi vedrebbe in disaccordo, anche perché mi farebbe riassaporare l'idea di un calcio ove la concreta conoscenza dello sport, l'arguzia negli affari e l'abilità nell'individuare talenti, spodestassero il "Dio denaro". Lo stesso De Laurentiis, tra l'altro, ha sovente lasciato intendere che questa è la politica aziendale che predilige e che gli consente di rispettare il fair play finanziario e, più in generale, di potersi fregiare di una società con i conti in regola. In questo senso, altresì, non mi sento e non mi sono mai sentito di essere in disaccordo con il patron del Napoli, ma allora ci sarebbe da chiedersi e da chiedergli: "Dopo anni nel calcio anche lei si è abbassato al "voglio ma non posso" per accaparrarsi le simpatie dei tifosi?"
Confesso che di mio una risposta precisa non la ho, e magari non è nemmeno vitale averne una, piuttosto aspetteremo che il presidente, un giorno, si riveli in tutta la sua mal celata sincerità.
Al momento ciò che proprio non mi spiego è perché non mantenere la stessa rotta se la politica alla quale accennato prima ha dato i suoi frutti: negli ultimi 15 anni siamo passati dal fallimento e la Serie C ad essere tra i maggiori competitors europei ( lo stesso ADL lo sottolinea sovente).
Il dubbio che mi sorge è che nemmeno i diretti interessati abbiano un'idea chiara sul da farsi: comprare calciatori troppo costosi non conviene, i diritti di immagine spettano alla società e gli ingaggi devono rispettare il tetto massimo stabilito a priori; nel contempo però non si creano bandiere perchè quando si trovano calciatori di livello e che rispettano le suddette caratteristiche, è sempre meglio lasciarli al migliore offerente.
È già da un po' di tempo che non riesco a pensare a Marek Hamsik e di come dopo 12 anni sia andato via da Napoli senza lasciare dietro di sé nemmeno la scia, come se tanto tempo trascorso insieme sia passato invano e non abbia significato nulla, come se le offerte ben più allettanti alle quali ha rinunciato, non abbiano rappresentato dedizione ed amore per la maglia. Una società così non mi piace, il calcio è e deve rimanere passione ed il nostro "Marekiaro" in tutti questi anni ci ha fatto appassionare ed innamorare di lui.
Nato a Banská Bystrica il 25 luglio 1987 è stato bandiera del Napoli sin dal suo arrivo in azzurro, ha sempre onorato la maglia e la squadra, soprattutto da quando ne è diventato capitano ( lo è stato per 6 anni); centrocampista di quantità e qualità con il fiuto del goal (100 reti in 408 presenze col Napoli) ha vinto il premio come miglior giovane del 2008 e di lì in poi è stato spesso inserito nella top 11 del campionato italiano. La sua cresta caratteristica non l'ha mai alzata per ergersi ad idolo della folla pur essendolo, ma non ha lesinato ad utilizzarla per il bene del Napoli. Ha amato Napoli e tutta la Napoli sportiva, e non solo, lo ha amato incommensurabilmente. Allora mi chiedo: "Perchè andarsene via così, in punta di piedi in uno "strano" mercato di gennaio come se nulla fosse successo?"; ma ancor di più mi chiedo: "Perchè lasciarlo andare via?". 
In tutta franchezza una risposta non ce l'ho nemmeno per questa domanda, riesco solo, da tifoso, a sentire la nostalgia dei tempi andati quando il passato rappresentava un buon viatico per il futuro, quando nei rapporti umani bastava una stretta di mano e le bandiere non si toccavano, soprattutto perché non ha senso cercare altrove ciò che già avevi d'innanzi a te.

Non mi resta che ricordare e, parafrasando Walt Whitman, lasciare a te Marek il mio saluto: "O capitano! Mio capitano!"