Nella vita di molti di noi, da ragazzini è passato per la testa, magari anche solo per un attimo, di voler fare il calciatore. Come darci torto d'altronde: soldi, notorietà, lusso e chi più ne ha più ne metta, il tutto per dare quattro calci ad un pallone. Ma purtroppo non sempre è così, o meglio, non tutto è oro quel che luccica, perchè chi questo lavoro lo fa è una persona normale, come tante altre, che ha dovuto affrontare sacrifici, sconfitte e che a volte può perdersi e non ritrovarsi più.
Capita di dover affrontare un nemico invisibile pronto a mangiarti l'anima, a toglierti tutto, persino quell'innocente voglia di giocare. Non è dato sapere cosa sia successo a Josip, ed in fondo è giusto che sia così, perchè non basta essere "personaggi famosi" per essere privati di ogni forma di privacy. C'è una linea sottile tra la popolarità e la vita privata che mai dovrebbe essere superata. Ilicic si è chiuso in se stesso, è tornato in Slovenia per ritrovarsi, lontano dai riflettori, lontano da quel mondo che gli ha dato tante, forse troppe responsabilità. E dire che era un periodo magico per lui e per l'Atalanta, dove ha vissuto la sua miglior stagione, incantando e sovvertendo ogni pronostico. A Valencia ha trasformato sorrisi beffardi post sorteggio in pianti amari, mettendo tra l'altro la sua firma nel club dei giocatori con un poker in una singola partita di Champions, club che annovera campioni del calibro di Van Basten, Messi, Lewandovski, Ronaldo, giusto per citarne alcuni. Poi è arrivato questo maledetto Covid e nulla è stato più come prima. La Città di Bergamo è stata tra le più colpite e forse la molla che ha fatto scattare la sensibilità di questo ragazzo è proprio questa.
Si è tornati in campo ma Josip pur essendoci, non c'era, lui punto fermo ed insostituibile di Gasperini con la sua andatura ciondolante, apparentemente goffa eppure incredibilmente efficace che vagava per il campo, ombra di se stesso, che non si divertiva e non divertiva più, in quella manciata di minuti avuta prima di finire nel tunnel. Resta un grandissimo punto interrogativo su quella semifinale di Champions, contro il Psg, se con uno come lui in campo sarebbe potuto scriversi un finale diverso. Adesso è tornato a Zingonia, pronto ad iniziare un percorso che può tornare a renderlo protagonista, che può tornare a regalargli il sorriso. Perchè in questo calcio diventato industria e business c'è ancora bisogno di quelli come lui, artisti del pallone, capaci di trasformare un semplice rettangolo verde in geometrie capaci di regalare emozioni e sogni. Josip sei un pezzo della parte bella del calcio, facci un favore, non mollare.
Gasperini ti chiama "la nonna", è bello scrivere di te oggi, un modo per ricordare la mia.
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