Usare come parametro di riferimento gli scudetti della Juve contro gli "zeru tituli" del Napoli per paragonare Allegri a Sarri è pretestuoso e quanto mai fuori luogo.
Allegri è sicuramente un tecnico vincente (in Italia), ma questo non significa che sia anche più bravo del suo collega.
D’altra parte anche un certo Totti ha vinto un quinto rispetto a Padoin, ma non credo che ci sia qualcuno che si sogni di paragonare i due giocatori.
Semplicemente nel calcio, come nella vita, spesso sono le opportunità (o la fortuna) a fare la differenza. La meritocrazia va bene fino ad un certo punto... infondo basta vedere uno come Gattuso sulla panchina del Milan per confermare quanto fin qui detto.
Tornando al confronto fra i due tecnici, sicuramente si può sostenere che Allegri, in questi anni, è stato avvantaggiato rispetto a Sarri in quanto, semplicemente, allena la squadra più forte per distacco (in Italia). L’ideale sarebbe valutarli dopo alcune stagioni a panchine invertite. Purtroppo non è possibile. Infondo, Allegri ha come procuratore Alessandro Moggi e Sarri un certo Alessandro… Pellegrini.
Tuttavia, personalmente ritengo che la Juve avrebbe vinto anche giocando un calcio diverso rispetto a quello proposto da Allegri. E forse sarebbe stato propedeutico anche per misurarsi in campo europeo.
Sarri, invece, spinge al massimo con un calcio propositivo, veloce e moderno. Piacevole e, al tempo stesso, estremamente efficace. Nonostante una rosa inferiore a quella bianconera è meritatamente al primo posto e venerdì avrà l’occasione per staccare i bianconeri in modo significativo.
Ma siamo ancora a novembre anche se, a mio avviso, la Juve viaggia al di sotto delle sue possibilità mentre il Napoli è già ben oltre il suo limite. E questo è un punto a vantaggio per Sarri.
In conclusione si può sostenere che i due tecnici in comune hanno solo la regione di provenienza (e nemmeno di nascita). Allegri guida la Juve come se avesse il Cagliari, praticando un calcio prevalentemente difensivista e speculare, mentre Sarri allena il Napoli come faceva con l’Empoli, ovvero in modo propositivo e dinamico.
A mio avviso, sebbene storicamente ci sono taluni esempi che premiano la filosofia adottata dal tecnico bianconero (in Italia come all’estero), alla lunga è più facile immaginare che provare a “giocarsela” resti la soluzione migliore per portare a casa il risultato. E ne trarrebbe giovamento anche tutto il movimento calcistico italiano, sempre più zavorrato da un eccessivo tatticismo e tristemente povero di estro e tecnica.
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