Un conto è se sei un talebano, ti chiami Sacchi e l’alternativa a Mussi si chiama Tassotti: hai una superpotenza (allora) a gestire le redini societarie che garantisce l’immissione di qualunque fuoriclasse del pianeta; sbagli una formazione e dall’alto ti impongono di schierare Van Basten fino alla fine del tuo contratto. Nel frattempo sei il team più accreditato non solo a vincere lo scudetto, ma anche il titolo di Campione d’Europa.
Le cose si fanno molto diverse se ti chiami Giampaolo.
Arrivato con la nomea di maestro di calcio, abilmente alimentata dai soliti furbacchioni che ci spacciano gli ultimi sette anni come ordinaria amministrazione, trattasi, come nel caso di Sacchi sia chiaro, di un tecnico che ha ottenuto risultati mediocri con la Samp e col capocannoniere dello scorso campionato: una scommessa nella migliore delle ipotesi.
Francamente al netto di tutto ciò non ho pregiudizi insormontabili, ma comincio a registrare cose degne di menzione quando siamo solo alla seconda giornata di campionato.
Il Milan fin qua ha prodotto un non gioco orribile, fatto di tutti i limiti dello scorso anno, con Bakayoko e Higuain in meno: non si vede alcuna mano di vernice.
I peggiori interpreti di quello spettacolo sconcertante, i primi che dovrebbero essere all’Ipswich Town o girare le tribune di tutta la penisola sono sempre in campo (l’ennesimo incubo si sta di nuovo materializzando: Castillejo e Rodriguez in anche a Verona, Leao, Rebic e Theo Hernandez, ma andrebbe bene anche Conti a sinistra, out!).
Piatek, che si era presentato a San Siro facendo vedere i sorci verdi a Koulibaly, furibondo col Gianmaestro che gli sta togliendo tutti i colpi in canna a causa delle astrusità (senza frutto ad oggi), che propina ai suoi prodi.
No, se ti chiami Giampaolo e hai questi interpreti non puoi permetterti di seguire il tuo presunto fiuto, devi cambiare, molto e subito.
Rivedere la confusione totale insistendo con cinque o sei profili mediocri che hanno già detto tutto da cinquanta partite a questa parte è la strada peggiore per presentarsi ad un derby con la minima chance di spuntarla.
Siamo già due spanne e almeno cinque anni dietro ai nerazzurri: evitiamo, per favore, di raddoppiare queste distanze e di giocarci la stracittadina con giovani atleticamente freschi (i nuovi arrivati), che possano almeno dare a questo strazio un minimo di imprevedibilità.
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