”11 Maggio 2001, quella data non la scorda più nessuno, ma soprattutto l’azzurronero, perché quel derby l’abbiamo vinto 6 a 0!”
Così canta uno dei più popolari cori rossoneri dove si rinfaccia ai cugini interisti la grande vittoria. Una partita che nessuno si aspettava, l’Inter di Vieri battuto dal Milan di Maldini e Costacurta. La vittoria del Diavolo sul drago verde. Un incontro memorabile che io purtroppo non ho potuto vedere. Avrei voluto ardentemente assistere a quella goleada, una carneficina vera e propria per la porta interista. Insomma forse sei goal sono un po’ eccessivi, è più un umiliazione inflitta agli avversari che una vittoria sudata. Ora mi viene in mente la clamorosa batosta subita dal Milan da parte dell’Atalanta di Gianpiero Gasperini. 5 a 0. Non ci voglio neanche pensare. Ora ho capito cosa hanno provato i cugini interisti dopo e durante quel derby pazzo e senza senso.
Ora, per esempio, l’Atalanta che mi stava anche simpatica non la sopporto più. E sapete perché? Perché con le continue goleade e umiliazioni ai danni di squadre magari anche non spettacolari come Udinese (7 a 2) e Torino (7 a 1) mi hanno fatto tornare alla mente anche la batosta subita proprio dal Milan. Mi sono sentito malissimo, deluso e abbandonato. Il Milan la squadra più Vicente d’Italia che soccombe senza difendersi, solo alzando un braccio sulla testa sotto i colpi della Dea. Questo mi ha fatto nascere dentro un sentimento si fratellanza e solidarietà verso quelle squadre che come i rossoneri hanno subito un’umiliazione da parte dei nerazzurri di Bergamo. Scusate forse ho un po’ divagato dal tema centrale ma ci tenevo a far sapere ai tifosi nerazzurri che non penso a quella notte di Maggio con perversa soddisfazione, non godo pensando a quel derby. Lo uso più come sfottò con gli amici, ma niente di più e niente di meno. Quella è stata una vittoria per il Milan leggendaria, ma qualcuno ha mai pensato a cosa hanno provato i nostri cugini?
Spero che questo articolo faccia riflettere tutti quelli che odiano i colori nerazzurri, perché nel calcio non ci deve essere odio, al massimo rivalità. Quella è normale e soprattutto in un derby come quello meneghino, ma l’odio non ci deve essere.
Ho trovato questa lezione in quella partita leggendaria che è entrata nella storia. Ho imparato ha vedere i successi della mia squadra anche dal punto di vista degli avversari.
Spero che molta gente inizi a pensarla come me.
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