Perugia - Settembre 1967

" Buongiorno! ... il pieno di miscela, grazie! "   " A quanto, ragazzo!...al 2%? "   " Al concessionario mi hanno detto che per tutto il periodo di rodaggio devo usare miscela al 5%, è più grassa e lubrifica meglio le parti del motore appena uscite dalla fabbrica."  " Sì è vero - risponde il benzinaio - il rodaggio fatto bene ne va della vita futura dello scooter! "  Parole sagge, a distanza di 53 anni il motore della mia Lambretta ancora romba come allora!

             Distanziamento: Concessionaria Innocenti - Casa dei nonni al lago Trasimeno 36 km.                                               Protezioni: Nessuna (l'obbligo dell'uso del caso arrivò solo nel Gennaio 1986)                                                           Note: giornata serena, temperatura intorno ai 26°C. Vento: presente a tratti con rapide folate ed i copiosi                 capelli, allora, rispondevano con vispe e svolazzanti alzate, ora hanno preso le loro salutari distanze...ben               pensando di scomparire del tutto.

 

                         Milano - Febbraio 2020

Attorno all'ultima settimana di Febbraio scoppiò nel cuore della Lombardia l'emergenza Corona virus e la Caporedattrice Jea, promotrice del primo workshop di VxL che si sarebbe dovuto tenere a Milano il giorno 26, fu giocoforza costretta a disdirlo e rinviarlo a data da destinarsi (mi auguro presto, Jea, Massimo 48 e signora hanno un voucher da consumare offerto da un hotel del centro e prorogato, ma solo per un anno!).  Poche settimane dopo la professionalità di Jea non si smentiva rifugiandosi genialmente, visto il blocco totale del mondo del calcio, nella nascita di una nuova nicchia di scrittura che venne battezzata come: "Diario dall'Isolamento".        Nonostante la mancanza del campionato e delle Coppe per quasi tre mesi, numerosi blogger hanno raccontato le proprie esperienze vissute in questa clausura forzata ed il nostro portale sembra non averne sofferto più di tanto, alla faccia dei vari bonus o sussidi governativi, il nostro settore è del genere: sopravvivere autorigenerandosi!         Dunque un doveroso plauso a Jea, allo staff di CM e a tutti i blogger che hanno allietato con le loro storie questa nostra simpatica Community in un periodo così triste ed arido.  Ufficialmente non è mai stato proclamato lo stop a quel diario, allora io mi permetto, con la mascherina indossata ed il mantenimento delle prescritte distanze di voler dare inizio ad un diario autonomo, con il placet della Redazione, essenzialmente dovuto alla brusca diversità di vita, molto frenata rispetto alla precedente, ma stretto parente del suo predecessore e che vorrò intitolare: " Diario dal Distanziamento ", e questa che andrete a leggere, con il proponimento di non annoiarvi, sarà la prima puntata di una serie che avrà termine quando ci potremo togliere una volta per tutte queste maledette trappole antirespiro, quando potremo tornare allo stadio, quando non avremo più il callo ormai formatosi sull'apice del gomito in luogo della calorosa stretta di mano, insomma durerà fino a quando non ci si potrà riabbracciare e gustare un buon caffè  senza l'odore penetrante di quell'odioso liquido  sanificante ed ingrassamani che annulla il buon aroma della tazzina fumante del nostro espresso...e si sà..che con ..'na tazzulella 'e caffè...si dimentica tutto quanto...o quasi!!

                         La Lambretta.

Una Lambretta j50 nuova, fu il regalo che ricevetti da papà Renato per il mio diploma.                                             Fin da piccolo, un mio zio, sempre con l'inseparabile basco alla Fantozzi in testa, mi conduceva alle giostre con il suo "Lambrettone" ed io ne rimasi talmente colpito fino ad innamorarmi completamente nella mia adolescenza della Lambretta che chiesi varie volte a mio padre, ma lui promise di farmene dono solo al raggiungimento del diploma di Perito Tecnico. Ed il gran papà Renato mantenne la promessa, con il patto di rispettare sempre il codice della strada e di non modificare lo scooter dalle sue originali performance di fabbrica. Ovviamente accettai, ci abbracciammo e l'indomani mi avrebbe portato a Perugia per ritirare la mia Lambretta nuova.  Ne ero particolarmente attratto, come già detto, al contrario della maggior parte della gioventù che a quel tempo prediligeva la Vespa.  Uscii spavaldamente dal concessionario Innocenti di Via Cacciatori delle Alpi a Perugia in un tardo pomeriggio di metà settembre di quel lontano 1967, con un'euforia a mille afferrai quel manubrio come fosse un cavallo selvatico d'ammaestrare, mano a mano che passavano i km tra le curve delle colline che dal capoluogo si defilano tra Corciano, Magione ed il Trasimeno, avvertii la sensazione di aver iniziato a domare quel puledro che stavo cavalcando.  Feci una sosta a metà percorso, ad un terrapieno sotto il paese di Torricella dove si poteva ammirare il sole dorato del tramonto ed il suo riflesso sullo scudo fiammante della Lambretta, come in uno specchio, la sua lenta scomparsa nelle acque verdastre del lago con le tre isole e tutto il paesaggio colorato a tergo di venature rossastre, con un cielo sereno, terso, in lontananza verso la Val di Chiana s'intravedeva qualche nuvola bianca tinta dal vellutato rosa pesca di quel suggestivo tramonto

            Un vero spettacolo scenografico da cornice cinematografica, aveva anche una sua colonna sonora scandita dal caratteristico tintinnio dello scarico della mia Lambretta che ripartiva per lanciarsi nel lungo rettifilo che conduce a Passignano, la perla del Trasimeno, ma senza superare i 50 km/h, velocità massima raccomandata nel periodo di rodaggio.  Tenevo d'occhio l'ago rosso del tachimetro che feci montare come optional, ed io con tutto il corpo steso a mo' di centauro sulla lunga sella, anche questa un optional, dopo una decina di km arrivai a casa dei miei nonni, il pittoresco borgo tra le verdi colline umbre di Tuoro sul Trasimeno, luogo e teatro della famosa battaglia svoltasi nell'ambito della seconda guerra punica e vinta da Annibale il Cartaginese sull'esercito Romano capitanato dal Console Caio Flaminio.  Entrai subito nella piazza principale del paese, dove in uno dei due bar s'intrattenevano a giocare a bigliardino i miei amici, chi perdeva la partita doveva offrire da bere. Danilo e Remigio, proprietari di due fiammanti Vespe 50, come sentirono quell'insolito rombo di scarico, diverso dal timbro del motore della Vespa, interruppero la partita, si guardarono e dissero, ancor prima di vedermi: "...mi sa tanto che Massimo s'è comprato..una Lambretta..dal rumore non si direbbe una Vespa...e altre marche di scooter...non ce ne sono!"  E dopo aver fatto due volte il giro ricognitivo attorno al mio scooter parcheggiato nel bel mezzo della piazza, come fossero esperti addetti alla valutazione di un nuovo cavallo da acquistare per la propria scuderia, conclusero la loro attenta analisi complimentandosi, aggiungendo che avrebbero voluto cimentarsi in una gara, la cronoscalata per arrivare alla Cima, una località posta alla sommità dei colli del Trasimeno distante 6 km da Tuoro e dalla quale, con i suoi 650 mt. di altitudine, si può osservare tutta l'imponenza del lago con i suoi dintorni, ma io risposi: "...Ragazzi...ora fatemi fare un buon rodaggio...sapete..i famosi primi 1.500 km...e poi ne riparleremo!"  " Ok...Massimo - rispose Danilo - ...ma questa Lambretta...così com'è è ...troppo nuda...perchè non vai all'officina del meccanico Cialdino e ti fai montare una bella marmitta da competizione..."  "...eh...no ragazzi!...ho promesso a mio padre che non l'avrei truccata, temerebbe che ci vada a correre..."  "...e va bene!...però almeno cambia le manopole...questo grigio ..stona!...fai mettere quelle nere, da gara...è molto più fico!..e poi applicaci qualche calcomania!...la colori un po'...che ne pensi!?"                                   Nell'interno dello scudo paragambe delle loro Vespe erano attaccati gli stemmi della Juventus e così all'indomani per combattere la concorrenza misi in bella mostra, a fianco del bollo di circolazione, la cui esposizione a quei tempi era obbligatoria, la nuova calcomania del Milan con i suoi 8 scudetti, la sua prima Coppa Campioni conquistata nel '63 e la sua prima Coppa Italia conquistata solo tre mesi prima.

                 Il giorno appresso attesi davanti casa l'uscita della mia ragazza.  Milvia non si fece attendere, dopo un paio di minuti arrivò verso di me con il suo passo leggero, elegante, io ero posizionato nei pressi dell'edicola, a pochi metri dal suo portone con la Gazzetta in mano, mentre la Lambretta  era alzata sul cavalletto e proprio un attimo prima che mi salutasse io con un colpo di pedivella la misi in moto dicendole: " Milvia...salta su!! "  "...ma, ma...non dirmi!!...Massi!!...ma è la tua!?!...no, no...non voglio crederci!!...ma è una meraviglia!! "  Seguì un abbraccio talmente caloroso ed intenso che dovetti spengere, io il motore, e l'edicolante, visto il proseguio delle nostre effusioni, c'invitò ad andare qualche metro più avanti per non intralciare la vendita.                                        Milvia era stupenda, indossava una camicetta color panna con il colletto leggermente alzato e con i primi due bottoni slacciati che lasciavano intravedere la rotondità del suo seno, al suo collo, candido, era annodato un foulard a strisce bleu e rosso che s'intonava perfettamente con la sua minigonna blu scura che metteva in risalto l'eleganza gentile delle sue sinuose gambe, i suoi piedi minuti calzavano un paio di sandaletti rossi, il suo papà aveva una fabbrica di scarpe, e a completare il suo abbigliamento da mannequin una piccola borsa in pelle a tracolla anch'essa rossa e con eleganza naturale salì in sella alla Lambretta con le sensuali movenze di una vera attrice ponendo le sue gambe accavallate in bella mostra sul lato sinistro dello scooter, esattamente come Haudrey Hepburn nel film " Vacanze romane " ed io spensierato, in quel momento impersonificando Gregory Peck stringevo sorridente il manubrio mentre lei, aggrappata alla mia vita, mi cantava nell'orecchio, con i suoi capelli rossi scapigliati dal vento "24.000 baci"!  Milvia era una ragazza splendida, solare, sempre allegra...( e per giunta tifosa Rossonera!)....e la spiaggia del lago ci attendeva per passare un'altra indimenticabile giornata.

             Quell'anno il Milan conquisterà la sua prima Coppa Italia nella finale allo stadio Olimpico di Roma del 14 Giugno battendo il Padova, con Nereo Rocco, un ex, alla sua prima stagione sulla panchina Rossonera.  La partita alla quale assistemmo dalla tribuna Tevere io ed il mio caro amico Franco, di fede laziale ma grande simpatizzante dei nostri colori, fu piacevolissima specie nella ripresa quando, dopo il vantaggio siglato da Amarildo, il Milan dominò letteralmente la gara con le sue continue azioni in attacco orchestrate da un Gianni Rivera in ottima forma. Uscimmo festanti dallo stadio trovandoci mischiati ad un gruppo di tifosi di un Milan Club della Toscana, ma la mia vera gioia esplose due giorni dopo quando ricevetti una lettera in cui Milvia mi diceva che sarebbe venuta a trascorrere il prossimo weekend a Roma con sua madre a casa della sorella.  E così con la scusa di visitare San Pietro il sabato ed il Colosseo con i Fori la domenica, noi due da fidanzatini, passammo l'intera giornata di sabato  sdraiati sui prati di Villa Borghese, abbracciati, a parlare di progetti del nostro futuro...Milvia si sarebbe diplomata al liceo linguistico l'anno successivo, io avrei iniziato a sostenere gli esami di maturità dell'Istituto Tecnico solo la settimana successiva.  Ora, a tanti anni di distanza, riconosco che non ci fu sistema migliore a quello di ripassare e memorizzare le materie con la propria ragazza al fianco...le ore volavano e quel sabato terminò a Fontana de' Trevi dove Milvia lanciò, con l'acqua sgorgante dalla fontana più celebre del mondo alle sue spalle, una monetina...ed io le chiesi quale desiderio avesse espresso...non volle dirmelo...ma mi baciò, teneramente, lungamente...e fu come se me lo avesse rivelato!

            Esami superati, siamo alla fine di Agosto, è il mio compleanno, Milvia è tra gli invitati alla festa organizzata in casa nostra al paese in Umbria e tento di presentarla a mia madre e dichiararla come mia fidanzata ma, essendo la figlia di una madre separata mi fece capire, a festa conclusa, che...non era aria affinchè il nostro innamoramento andasse avanti ed io vanamente reiterai il proposito di parlarne con papà Renato, quella settimana già rientrato al lavoro a Roma nel suo ufficio stampa estera, ma  mamma mi fece intendere che in questa materia l'eventuale penna rossa era solo in suo possesso ed il fidanzamento con la figlia di una separata rappresentava, allora, (la legge sul divorzio sarebbe stata approvata solo 7 anni appresso)  una vera bestemmia in Chiesa e quindi, come la celebre frase manzoniana pronunciata dai Bravi di Don Rodrigo, quel "fidanzamento" non si poteva fare, nè ora nè mai!  Già a quei tempi dunque esisteva il Distanziamento sociale...Milvia apparteneva purtroppo, per le dicerie del momento, come ad un'etnia di emarginati, come se la sua famiglia fosse stata inquisita dalle vecchie leggi antisemite.  E così la mia "stella" era come se fosse marchiata indelebilmente da un'altra stella purtroppo usata per ben diverse ed aberranti finalità...valeva dunque la regola: "Vade retro Satana!"...e se dietro restassero a dimenarsi due ragazzi con i cuori infranti, non avrebbe proprio alcuna rilevanza, l'importante sarebbe unicamente mantenere le distanze...e di fatto furono più che mantenute, a pochi anni dalla costruzione del muro di Berlino ne venne simbolicamente eretto un secondo, quello invisibile ma purtroppo ben presente tra le nostre famiglie che psicologicamente separò per sempre i nostri sentimenti e le nostre vite.

              Fece seguito un lungo periodo di depressione per entrambi...fino a quando io non scoprirò che Milvia si era messa con un altro...e quella fu l'ultima battaglia persa in una guerra anch'essa già persa senza combattere, ma vendendo, per quieto vivere, i propri cuori a tavolino in cambio di poter fare lo struscio per le vie del paese a testa alta...e da anticonformista quale divenni feci notare a  mamma Ofelia, ma molti mesi dopo, quando anche l'antidepressivo non sortiva più alcun effetto benefico, che quel passeggio con la "testa alta" fu la più grossa angheria subita nella mia vita fino a quel momento...quando ancora non avevo conosciuto Angela, la mia futura sposa.  Fu un rimorso che tutti, protagonisti e non di quella vicenda, ci portammo addosso per un bel po' di tempo, con l'angoscia di essere stati arbitri di una partita non giocata fino alla fine e di averne pronunciato la sospensione per una palese invasione di campo!...e la partita..ahimè..non venne mai ripetuta!  Ma poi..con il tempo..tutto passerà..tutto si archivierà e...tutto si sistemerà!  Mi iscriverò all'Università facoltà di Economia e Commercio e nel frattempo, in attesa di un lavoro serio, cercherò di sfangare la giornata vendendo enciclopedie porta a porta.

            L'anno successivo, in estate, tornerò al paese e vedrò Milvia a braccetto con il suo nuovo ragazzo.  Stavo guidando la Lambretta quando me ne accorsi e, forse per rabbia o per distrazione accelerai di colpo, ma l'asfalto reso viscido per la pioggia caduta poche ore prima fece slittare lo scooter, ed io, come fulminato da un istantaneo blackout non seppi correggere la sbandata e rovinai lungo per terra, io sulla destra e Lambretta sulla sinistra, procurandomi fortunatamente solo qualche escoriazione alla mano ed una sbucciatura ad un ginocchio.  Lei corse subito da me lasciando di sasso il suo filarino per soccorrere la mia mano sanguinante, si rassicurò nel vedermi sano e salvo ma si preoccupò del sangue che usciva dalla mia ferita, estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo fazzoletto di stoffa bianco, me lo strinse con un nodo sul palmo, avvertii nei pochi istanti di quella rapida annodatura il suo intenso profumo di vaniglia, e come in un nastro che si riavvolge rividi nei suoi occhi il nostro primo incontro, il lento "Sapore di sale" cantato da Gino Paoli risuonato 100 volte da quella puntina del giradischi e ballato nello spazio di una mattonella, stretti stretti, per altrettante 100 volte fin quasi a diventare sudati in quella indimenticabile festa rimasta impressa nella Ram del nostro cervello, assieme alla nostra gita a Isola Maggiore, alla visita al castello Guglielmi, al suo weekend romano e poi...e poi...d'improvviso il nastro si è come inceppato...seguì un brusco ritorno alla realtà...e sentii la sua voce che sussurrando mi disse, stringendomi quel candido fazzoletto intorno al palmo della mano: "...Scusami..Massimo..scusami..per quel che vedi...ma io ti vorrò sempre bene..qualunque cosa accada...!!"  

               Rimase soffocata dentro di me la voglia irrefrenabile di volerla baciare...ma nel frattempo un nugolo di curiosi si era assiepato attorno al luogo dell'incidente e parlottando maliziosamente osservavano quell'inusuale quadretto-triangolo tra Milvia, il suo attuale fidanzato ed il suo ex steso per terra.  E come accade in un sogno, interrotto dalla persiana sbattuta da un'improvvisa folata di vento, nel vedere gli occhi curiosi e luccicanti di quegli astanti sopra i miei, appannati e tristi, avvertii la stessa sensazione provata dal toro esausto, inginocchiato, sanguinante nell'arena nell'attesa della stilettata finale che di lì a pochi secondi sarà inferta dal matador, il suo carnefice...il "Torero" l'uomo nuovo della mia Milvia, alto, baffetti neri e cappello stile Borsalino in testa, un atteggiamento vagamente iberico, che afferrandola per un braccio con approssimata delicatezza le disse con un tono volutamente autoritario di venir via..." ..lo vedi anche tu...quel tipo si è fatto solo un graffio..o no!?..!  "..sì..sì!"...e si voltava con il suo braccio sempre in tiro.."..Ma perchè...ma per caso lo conosci!?"  "...ma chi!?...quello!?...mai visto prima...!!" ...e mentre il "Torero" era intento ad accendersi una sigaretta Milvia ebbe, fugacemente, il tempo di girarsi verso di me e far volare dalla sua mano, soffiandoci sopra, il suo ultimo, breve, ma più che significativo bacio...era gonfio di lacrime...ma era pur sempre un s-u-o  b-a-c-i-o !

               Da quel giorno non la rividi mai più.                                                                                                               Venni a sapere molto tempo dopo, ero già sposato e padre di due maschietti, che ebbe come sua madre un matrimonio sfortunato e dovette dopo alcuni anni separarsi e lasciare l'Italia, non aveva mai avuto figli, continuerà la sua vita lavorando per circa un ventennio in Inghilterra, alloggiando presso una sua cugina.  Quando decise di tornare nella sua Umbria, era purtroppo già minata da un male incurabile, morì a poco più di 50 anni completamente sola, si era distaccata dalla famiglia, a causa dei continui dissidi, facendo da badante ad una anziana signora in una sperduta villetta nell'Appennino nei pressi di Umbertide.  Nell'arco di poche settimane l'una dall'altra si spense prima la signora ultranovantenne e subito dopo le condizioni di Milvia si aggravarono, rimasta completamente sola in quella specie di baita fu il postino che, consegnando la corrispondenza, si accorse delle sue cattive condizioni e chiamò un'ambulanza...ma non ci fu nulla da fare, ebbe il tempo di far reperire un Sacerdote, era molto devota, e chiedere l'imposizione dell'olio Santo.  Poche ore dopo spirò serenamente.

               Mi rimase impressa quella stretta di mano in quel viale nel centro del paese dove nello sfondo s'intravede il lago Trasimeno con l'attracco del battello a Punta Navaccia di ritorno da Isola Maggiore...e quì mi riparte il nastro con i suoi ricordi...e quali ricordi!!!....i capelli rossi di Milvia scapigliati dal vento tra le increspature delle onde... e una Lambretta che ci aspettava al molo per tornare a vivere liberi...spensierati, felici...innamorati per sempre, oltre lo spazio temporale, oltre i confini terrestri, su in alto dove albergano i nostri desideri, i nostri sogni, dove nessuno potrà porre limiti ai nostri pensieri, al nostro cuore, ma soprattutto là dove non esiste...il Distanziamento!

 

                                                                                          Fine Prima Puntata.

 

                              "La memoria è come un fuoco se si spenge il fuoco si spenge la vita."                                                                                                                                      (Gianrico Tedeschi)

                       

                                                                                             Un abbraccio.                                                                                                                                                                  Massimo 48