Si parla tanto di Fair play in ambito finanziario, ma probabilmente ci si è scordati di quello in campo, soprattutto li in Inghilterra, che il passato ci ha abituati a sinonimo di sportività, dove ieri è avvenuta una delle più spettacolari messe in scena degli ultimi anni.

Certo ci sono stati episodi negativi anche lì, il calcio volante di Cantona al tifoso, i morsi di Suarez, la spinta del nostro Di Canio all'arbitro, ma loro, quasi per proteggere questo proprio principio, giustificavano il manifestarsi di tali scorrettezze al fatto che fossero provocati da elementi stranieri non cresciuti in Inghilterra, senza il loro culto, senza poi dar grosso peso a queste reazioni individuali che si gravi, ma non da influenzare il concetto base a cui tengono, quello di non far azioni irregolari che possano favorire il risultato in campo. Guai per loro che accettano la sconfitta più di una vittoria. Perché per loro, il calcio è tutto il business del mondo, ma è anche soprattutto uno sport che ha delle regole, che vanno rispettate. Loro che le rispettano e rispettano chi li batte sul campo. Stadi con tribune e tifosi a due passi dal campo di gioco, senza protezioni, calcio maschio e duro ma sempre fondato su principi di regolarità e onestà.

Bene, loro forse non ricorderanno che sempre il nostro Di Canio, quello che diede una spinta all'arbitro (che fu il primo simulatore), decise di bloccare al volo con le mani un pallone durante un'azione d'attacco nel corso di Everton-West Ham, preferendo fermare il gioco per far soccorrere il portiere avversario a terra, ma è bene che ricordino il minuto 39 di Arsenal-Milan, quando Danny Welbeck rincorre una palla destinata a fondo campo, in vantaggio su Ricardo Rodriguez, tagliandogli la strada, senza alcun contatto, se non una mano allungata leggermente e ingenuamente sulla spalla dallo svizzero, dopo un attimo di esitazione, si lascia cadere simulando palesemente e ottenendo un rigore inesistente. Perchè clamoroso non è il quarto uomo che segnalerà inspiegabilmente irregolarità, ma un inglese che trasformerà senza esitazioni il tiro dal dischetto da lui stesso malignamente procurato.
Il goal del pareggio che taglierà definitivamente le gambe al Milan, che da poco prima passato in vantaggio iniziava a credere nella rimonta.
L'Arsenal passerà il turno come previsto, poco importerà il secondo e terzo goal (partito da un fuorigioco) dei Gunners e i continui errori d'interpretazione dell'arbitro, avrebbe vinto probabilmente comunque, troppo superiore al Milan e con più esperienza internazionale che in certe partite conta più di tutto, ma una cosa è certa, oggi grazie a uno dei suoi uomini rappresentativi, sia nel club di Londra che nella Nazionale, una intera Nazione ha perso sicuramente e moralmente la sua famosa nomea di correttezza, se parliamo anche, tra l'altro, di una intera formazione inglese quasi sempre a terra al minimo contatto.
Sicuramente un buon giocatore su cui però la sua società, con gli acquisti di Aubameyang e Lacazette, forse non crede poi tanto, e che per questo lui (il Welbeck) non aveva altro modo o situazione migliore, vista l'indisponibilità dei due, per guadagnarsi la sua fiducia in questa maniera così tanto disonesta quanto inopportuna.
Ci auguriamo solo che, come ci hanno abituato in passato in alcuni di questi casi, Welbeck non sia risparmiato e venga in qualche maniera punito perlomeno dalla cronaca giornalistica locale, che ha fatto del Fair Play in campo quasi un motivo di vanto tanto da inventarci un premio al merito, perché sicuramente qui in Italia sarà pronto per il primo posto in classifica della rubrica "Tutti giù per terra" di Striscia la Notizia.

Intanto nel post partita arriva già la prima caduta di stile, e la fa direttamente l'allenatore dell'Arsenal Wenger che dichiara: "Non ho visto il 'tuffo' di Danny Welbeck".
A cui il tecnico rossonero Gattuso risponde con signorilità e Fair Play, questa volta nei riguardi del giudice di gara Eriksson e della categoria: "Sbagliano anche gli arbitri" (nonostante la sua prima reazione a caldo sul campo di fine primo tempo in cui scagliandosi contro gli ha gridato ripetutamente: "svegliati").

Per il resto noi la sportività degli inglesi vogliamo ricordarla con l'episodio del 2015 in League One, terza serie inglese, quando tra Doncaster e Bury alla fine vinse la sportività. Quando la partita era ancora ferma sullo 0-0, ma tutto a un tratto arrivò il colpo di scena. Quando al 90', dopo un infortunio, i padroni di casa volevano restituire la palla agli avversari, ma l'attaccante Harry Forrester calibrò male il lancio scavalcando il portiere. Attimi di discussione tra le due panchine, con il giocatore che subito volle scusarsi per quanto accaduto, e alla fine si giunse al patto tra gentiluomini: il Bury batte il calcio d'inizio e, senza incontrare resistenza dagli avversari, depositò la palla in rete. 1-1 il risultato finale, ma la vittoria fu tutta del fair play.

Oggi togliamoci dalla testa tutto il resto, non esistono sulla Terra i campionati ideali dove tutti giocano solo per onorare i valori dello sport.