Sarebbero stati 50 anni oggi, se non fosse arrivata quella brutta malattia. Stefano, grande calciatore ma soprattutto grande uomo, ha combattuto contro una cosa più grande di lui; purtroppo non ce l'ha fatta e il 27 giugno dell'anno scorso se n'è andato fra l'affetto della famiglia e di tutti i tifosi e non del mondo, che non scorderanno mai la forza d'animo di uno che ha dato tutto fino alla fine. Quel caldo pomeriggio estivo ci ha lasciati tutti con un grande vuoto dentro e voglio onorare Stefano con le emozioni che quel giorno mi colpirono. La malattia esiste da sempre e da sempre è uno dei pochi metodi che permettono all'uomo di capire quanto sia piccolo e fragile nella sua grandezza. Alcuni tipi però non sono comparabili al semplice malanno o a mali fulminei, che non lasciano il tempo di agire: malattie come la SLA rendono la vita un inferno e il corpo un vero e proprio bunker da cui l'unica uscita è la morte. Borgonovo, così come tante altre persone, non ha fatto nulla di male per meritarsi questo, è stato solamente sfortunato. Ma nella sfortuna, è riuscito a mantenere la testa alta fino alla fine, sensibilizzando chiunque gli fosse intorno su cosa lo aveva colpito, su come 'la stronza' annientasse completamente il corpo fisico di un uomo, ma non il suo spirito. Stefano purtroppo se n'è andato, Non è riuscito più a sopportare il peso di vivere dentro una gabbia fatta di muscoli e ossa, ma rimarrà per sempre impressa la sua volontà ferrea di andare contro un destino crudele e ingiusto, la sua voglia di lottare nonostante la sua storia fosse già scritta. Sono sicuro che, ovunque lui sia adesso, stia correndo e calciando un pallone, in un posto assai migliore di quello terreno, consapevole del fatto che l'inferno è ormai alle sue spalle e, falcata dopo falcata, dribbling dopo dribbling, sempre più lontano. Ciao Stefano.