Non è una novità. Spesso, in questo periodo dell'anno, le squadre di Allegri peccano di lucidità, per poi premere sull'acceleratore nella seconda metà del campionato. Un fattore che puntualmente ogni anno genera critiche nei confronti della società e del mercato, ed ogni anno in tanti iniziano già da ottobre l'ombra di un'altra squadra sul tricolore. Ma lasciando a parte la diacronia, analizziamo in 5 punti il momento no della banda bianconera:

1) LA VENDITA DI BONUCCI; da sempre visto come un paladino della juventinitá, Bonucci era ben altro; era un perno che orchestrava il gioco dalla difesa e trovava nei suoi compagni di reparto una sicurezza maturata in anni di allenamento, anche in Nazionale.
La sicurezza, quella scintilla che così tanto manca alla difesa, che l'anno scorso era stata capace di annullare Suarez, Benzema, Mbappè.. non è più una certezza, perché come spesso accade, tolto un mattone, il muro cade. 

2) MERCATO IN USCITA: vendere ogni anno il proprio pezzo da novanta di certo non ha aiutato il collettivo: da Vidal a Pogba (e chissà come si è salvato Dybala l'anno scorso) dà l'impressione che la società cerchi altri valori tecnici, altri tipi di giocatori, producendo un indebolimento graduale del centrocampo a favore dell'attacco, il che è grandioso, ma avere un uomo come Vidal o Pogba in mezzo al campo a far paura agli avversari non sarebbe poi tanto deleterio, specie nelle partite che contano. 

3) CARDIFF: arrivare così in alto per poi cadere fa male, di nuovo contro una spagnola, di nuovo con più di due reti di scarto, indice che il cuore in questo caso non si sposa con la coppa, e che servano giocatori con gli attributi ma soprattutto bravi. Parliamo di una Juve epica, in grado di reggere due volte l'urto del tridente delle meraviglie blaugrana, che nell'undici titolare trovava delle certezze come Mandzukic, Danì Alves, Bonucci, Dybala, Alex Sandro, Buffon... eppure quando alchimia e speranze sembravano aver spinto finalmente la Juve sul tetto d'Europa, arriva il colpo di campane a svegliarci tutti. La Juve non è pronta, ma perché? Questa domanda ha condizionato fortemente i primi due punti. Non è un mistero che Allegri abbia ora difficoltà a scegliere un modulo, gli interpreti e i cambi a gara in corso. 

4) LE INSEGUITRICI: ogni anno che passa le inseguitrici sono sempre più agguerrite e cercano sempre nuovi metodi per scardinare le prepotenze bianconere sul mercato. Il Napoli per ora è quella che ci sta riuscendo meglio, coniugando bel gioco e risultati, in un ambiente giovane, sereno, motivato, spinto a nuove imprese dal tecnico Sarri. Questo spinge la Juve a comportarsi da Juve, ma se poi anche altre squadre come Atalanta e Lazio, che negli anni scorsi si sono inchinate, alzano la testa, allora il compito è assai più arduo degli altri anni. 

5) INFORTUNI: seppur non determinante, questo punto trova forza nel fatto che se nella Juve un giocatore come Dybala o Chiellini resti fuori per infortunio, la squadra ne risenta parecchio; considerata l'età non più verde della difesa, è un rischio che si può correre più volte nel corso della stagione e quindi causare problemi. Lo stesso Dybala spesso preso di mira dai "falegnami avversari" non è a rischio zero. Un gioiello come Pjaca inoltre, potrebbe trovare la consacrazione in ogni momento, ma o per mancato utilizzo o per infortunio, lo si vede poco in campo.