La terza serie calcistica italiana dal 2014 ha modificato il proprio format proponendo tre gironi da 20 squadre per tentare di risultare più competitivo e attrattivo per il pubblico. Dati alla mano un fallimento il precedente format. Pubblico pagante in graduale diminuzione, diritti Tv irrisori. Eppure l'ex serie C ha un bacino d'utenza potenzialmente rilevante per storia e rappresentanza ma necessita di risultare economicamente sostenibile per poter essere credibile. Troppi scandali e fallimenti passati e recenti ne hanno costellato la storia. Urgono modifiche sostanziali. Una proposta attuabile, dato il livello delle piazze che vi militano, richiederebbe in parte dei tagli di spesa poi una modifica della struttura regolamentare e infine l'inserimento di una struttura promozionale. I tagli di spesa ed il controllo della stessa dovrebbe essere garantito dall'introduzione di un tetto salariale complessivo uguale e verificato sistematicamente con controlli incrociati di Covisoc ed un ente esterno nominato dal Coni. Un modo per non disperdere le risorse e permettere a tutte le squadre di concorrere con mezzi economici simili per una competitività sempre maggiore. Un passaggio storico per il nostro calcio ma probabilmente necessario per non ritrovarsi di fronte ad un collasso del sistema stesso. Dal punto di vista regolamentare dovrebbe essere introdotto un quarto girone ma da 15 squadre ciascuno, non verrebbe modificato il numero dei partecipanti complessivi, studiato secondo logiche territoriali affinchè le trasferte risultino effettuabili nel giorno del match. Una stagione regolare di sole 28 partite e nessuna promozione diretta ma un play-off corposo con le prime otto classificate per girone che affronteranno, con classifica rovesciata le migliori otto di un'altro girone predefinito e con partita secca in casa delle migliori classificate nella stagione regolare. Le due finaliste verranno promesse nella cadetteria. Per quanto concerne le retrocessioni, dovranno essere nel numero di quattro, anch'esse derivanti da un play-out che terrà conto delle posizioni ottenute nella stagione regolare per avvantaggiare attraverso il fattore campo i migliori piazzamenti. Quattro gironi all'italiana con le ultime quattro classificate di ciascun girone a prendervi parte che determineranno le quattro squadre costrette alla retrocessione tra i dilettanti. Questa nuova formula dovrebbe garantire, soprattutto grazie ai play-off e play-out una maggiore partecipazione di pubblico, quindi un buon riscontro dal botteghino e, grazie ad una copertura televisiva più consistente per la fase clou, lo spettacolo risulterebbe molto più appetibile dai media e fruibile da un pubblico crescente. Sponsor e servizi pubblicitari, dati alla mano, sarebbero incentivati a coprire spazi a loro dedicabili. Il numero ridotto di promozioni e retrocessioni ha come fine la necessità di creare una sorta di lega di terza serie con un bacino d'utenza rappresentativo e basilare ed un ridotto numero di squadre costrette al cambio di categoria. La tendenza alla stabilità dovrebbe garantire ai club interessati di lavorare con programmazione su base pluriennale sul proprio settore giovanile e instaurare rapporti con club di categorie superiori per poter avvalersi di loro giocatori in età da Primavera e comunque Under20. Questa necessità risulterebbe imposta da apposite modifiche regolamentari che prevederebbero l'obbligo di schierare almeno 4 giocatori non ancora ventenni in una rosa che dovrebbe raggrupparne un numero non inferiore a 10. E quindi, in sostanza, una Lega Pro atta a svezzare molti giovani giocatori italiani. La stabilità risulterebbe strategica per instaurare accordi con club di categorie superiori nel lancio e nella formazione dei giovani provenienti dai loro settori giovanili con costi contenuti se non assenti. In sostanza una ricetta semplice e facilmente attuabile propedeutica alla sostenibilità del calcio di Lega Pro ed al tempo stesso di tutto il movimento italiano.