Sandro Mazzola, bandiera della Grande Inter di Herrera e uno dei migliori attaccanti d’Italia e della nostra storia. Un campione di fatto, un predestinato a sbancare nel mondo del grande calcio soltanto per il cognome. Egli infatti è il figlio del mitico Valentino Mazzola bandiera del Grande Torino e morto nella tragedia di Superga. La carriera di Sandro non è iniziata nel migliore dei modi, appena è diventato abbastanza grande gli si è posta davanti una scelta: diventare una bandiera del Torino seguendo le orme del padre o entrare a far parte delle giovanili nerazzurre. Egli chiese consiglio alla madre ma l’unica risposta che ricevette fu un “Decidi tu, basta che non vai alla Juventus altrimenti tuo padre si rivolterebbe nella tomba”. Fu così che Sandro scelse l’Inter contro il parere di molti, costretto a farsi piovere addosso una pioggia di critiche. Egli esordì in squadra maggiore nel recupero del derby d’Italia dove l’Inter per protesta verso la sospensione e il conseguente recupero della partita schierò la primavera. La partita venne persa per 9-1 e l’unico gol nerazzurro venne segnato dal giovane Mazzola su rigore. Herrera notò sin da subito le sue capacità e da lì in poi Sandro non lasciò più il campo. Grazie alla sua duttilità tornò molto utile ad Herrera che poteva schierarlo sia come mediano che come attaccante. In più le sue ottime capacità di percussione e ripiegamento favorirono il suo grande utilizzo in campo. Grazie anche alle sue doti raffinate l’Inter aprì il ciclo più vincente della storia nerazzurra, vincendo quattro scudetti, due Champions League e due Coppe Intercontinentali, risultando più volte decisivo nelle finali realizzando ad esempio una doppietta contro il Real Madrid, segnando nelle finali di Coppa Intercontinentali e siglando l’iniziale vantaggio su rigore nella finale di Champions contro il Celtic nell’annata 1966-1967. Nel 1964-1965 vinse la classifica marcatori e nel ’71 arrivò secondo nella classifica del Pallone d’oro. Ha indossato la fascia da capitano per ben sette anni: dal 1970 fino alla stagione del suo ritiro raccogliendo l’eredità da capitano di Mario Corso. In totale Sandro ha totalizzato 156 presenze e ben 116 reti, si è ritirato nel 1977 dopo la finale di Coppa Itali persa contro il Milan. In nazionale esordì in un amichevole il 12 maggio 1963 vinta 3-0 con il Brasile di Pelé, segnando su rigore. La sua prima competizione fu l’Europeo del 1964 dove si fece parare un rigore e dove l’Italia venne eliminata alle qualificazioni. Venne convocato per il mondiale del 1966, in cui l’Italia fece ben poco e per l’Europeo del 1968, che fu vinto proprio dall’Italia. Fu convocato anche per il mondiale in Messico del 1970 dove l’Italia rimediò un secondo posto. L’ultima competizione a cui prese parte fu il Mondiale del 1974, dove l’Italia uscì in malo modo ai gironi. In seguito si ritirò dalla Nazionale, con la quale ha totalizzato 70 presenze e 22 reti all’attivo. Dopo il ritiro ha svolto diversi incarichi da dirigente all’Inter, al Genoa e al Torino. Il suo ultimo incarico è datato 2003. In seguito è divenuto un commentatore tecnico e opinionista di Rai sport seguendo le partite dell’Italia al mondiale del 1982 e del 2006. Egli detiene diversi record, tutti conseguiti con l’Inter; tra i quali la marcatura più veloce segnata in un derby (segnò dopo solo 13 secondi), il titolo di unico interista ad aver vinto la classifica marcatori della Champions e il record di miglior marcatore dell’Inter nella Coppa Intercontinentale. In conclusione potremo dire che Sandro non ha avuto una vita facile, ha perso il padre in giovane età ed è cresciuto tra mille difficoltà. Sandro però ha avuto il coraggio di rialzarsi e di ridere beffardamente in faccia alla vita senza lasciarsi piegare dalla stessa. Ha avuto il coraggio di fare la stessa decisione che aveva fatto suo padre da piccolo: dedicare la sua vita al calcio. Poteva scegliere di essere granata come il padre, ma non l’ha fatto. Forse aveva paura di diventare più brava del padre e di essere ricordato più del padre stesso, forse voleva distinguersi dal padre e fare qualcosa di più grande di quello che aveva fatto lui. Sta di fatto però che Sandro ha scelto i nostri colori, Sandro ha scelto di legarsi per sempre alla nostra squadra, ha deciso di essere nerazzurro nel sangue. Sarai sempre ricordato come un grande uomo Sandro, come un uomo forte e carismatico, un uomo spogliatoio e uno dei migliori attaccanti di sempre. La vita ti ha dato l’opportunità di essere ricordato nei secoli per ricompensarti della tua perdita, ma nessuna coppa potrà mai compensare la perdita di tuo padre caro Sandro, quindi non sto qui a dilungarmi in ringraziamenti ma solo una cosa voglio dire. Sono fiero di aver avuto in squadra il figlio di Valentino, che si elevato così in alto da superare il padre. Grazie Sandro per tutto quello che ci hai dato