Roberto Mancini…un nome che rievoca bellissimi ricordi ma ne rievoca anche di tristi. Sì perché se alla prima esperienza con l’Inter ha fatto sognare i nerazzurri vincendo ben sette trofei, alla seconda esperienza il suo bilancio è stato a detta di molti terribile. Nei quattro anni della prima esperienza sulla panchina della Beneamata ha vinto tre scudetti, due coppe Italia e due supercoppe italiane, egli è riuscito ad incantare i propri tifosi riportando l’Inter a vincere e aprendo un ciclo vincente che sarebbe durato ben sette anni. Alla prima esperienza nerazzurra deve lottare con una società confusionaria e non all’altezza che spesso prende decisioni di mercato avventate, dettate più dalla bellezza calcistica che dall’effettiva utilità del calciatore, una società che prende e caccia allenatori come fossero foglie. Egli ripulì la rosa mandando via giocatori famosi ma sul viale del tramonto come Adriano, Crespo e Vieri, fece scelte molto avventate come sostituire il portierone d’allora Francesco Toldo con uno sconosciuto Julio Cesar, affidando la fascia a un Maicon fino ad allora nell’anonimato egli riuscì ad impostare la squadra del Triplete e a competere nelle competizioni nazionali tenendo testa alla Roma, al Milan e alla Juventus. In Europa invece non riesce mai a passare i quarti uscendo sempre prematuramente dalla competizione ed è proprio in una conferenza stampa dopo una di queste eliminazioni che si gioca la panchina. È l’11 marzo 2008, Mancini dopo l’eliminazione subita dal Liverpool dichiara nella conferenza post partita di non sapere se a fine maggio sarà ancora al timone della squadra, detto fatto: il 29 maggio successivo Moratti lo esonera proprio a causa delle sue dichiarazioni compromettenti. È la fine di un’era, finisce un ciclo se ne apre un altro: poco tempo dopo arriverà lo Special One a portare avanti la baracca, ma questa è un'altra storia… Nel 2014 venne richiamato all’Inter, molti sono scettici sulla riuscita di questo nuovo ciclo targato Mancini, Roberto però ci crede e torna. Appena arrivato trova una società allo sbaraglio con un presidente lontano mai veramente interessato alla squadra, anche in questa nuova esperienza trova una squadra debole e scarsa, la potenzia grazie ad acquisti mirati; porta alla Pinetina giocatori del calibro di Miranda, Murillo, Brozovic, Perisic, Kondogbia e permette all’Inter di tornare a lottare per il vertice restando per quasi tutto il girone d’andata al comando della classifica e nonostante vi fossero squadre ben più forti. Durante la seconda annata non smetterà mai di dire dopo ogni partita che c’erano squadre più forti e rodate capaci di staccarli dal comando non perdendo mai l’umiltà e non peccando mai in superbia. Ma tutto ciò non era destinato a durare a lungo, l’Inter inizia una caduta libera perdendo il titolo di campione d’inverno, e la testa della classifica nonché un posto nel podio. Nella sera del quarto di finale di Coppa Italia dopo la vittoria sul Napoli che consente all’Inter il passaggio del turno nasce una polemica con l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri che in modo antisportivo lo definisce “Frocio”. Da lì in poi Mancini non riesce più a far risalire la propria squadra subendo anche l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Juventus, dopo che la sua compagine aveva compiuto una rimonta epocale recuperando il 3-0 dell’andata e protraendo la sfida nei supplementari per poi essere eliminati ai rigori. In campionato nel frattempo la squadra perde sempre più terreno e mano a mano scivola verso la zona Europa League concludendo il campionato quarta. In estate la società viene ceduta al gruppo Suning e lui viene tenuto all’oscuro di tutto ed inoltre non lo accontentano sul mercato, lo mettono ai margini per farlo sentire frustato e spingerlo a chiedere la rescissione. Lui prova nonostante tutto a rimanere al timone e pianifica interventi mirati per migliorare l’Inter ma non lo ascoltano e dei giocatori richiesti comprano il solo Candreva. Mancini si sente frustato cerca un rinnovo di contratto che non riceve, viene lasciato in balia dei tifosi e viene esposto a figuracce e lui come sempre ci mette la faccia al posto di una società lontana decine di chilometri. La società gli programma una tournee inutile che stancai giocatori fiaccandone la condizione fisica e lo manda a prendere pallonate contro squadre internazionali come il Psg e il Tottenham senza metà squadra che nel frattempo si allenava alla Pinetina con la primavera. La situazione è tragicomica in più rumors continui sull’arrivo di Simeone l’anno successivo e sulla partenza di giocatori chiave del suo schema tattico come Icardi, Handanovic, Brozovic e Perisic non fanno che peggiorare la situazione, Mancini non ne può più prova a resistere il più possibile ma quando è troppo è troppo, l’ 8 Agosto a poco più di due settimane all’inizio del campionato annuncia la risoluzione del suo contratto con l’Inter e Thohir se la cava con due milioni d’uscita anziché spenderne dieci per l’esonero. Mancio se ne va trattato dagli interisti come uno straccio che gli addossano la colpa di non aver portato l’Inter di nuovo a vincere, di non aver fatto tornare grande l’Inter. Questi tifosi però non notano che noi tuttora stiamo giocando con gli uomini che Mancini ha scelto e fino a poche settimane fa con lo stesso modulo impostato da Mancini. Se noi ci ritroviamo una coppia difensiva fantastica (Miranda e Murillo) è per merito di Mancini, se noi ci ritroviamo una delle coppie d’esterni (Perisic e Candreva) più forti del campionato è merito suo, se noi abbiamo nel nostro centrocampo un giocatore del calibro di Brozovic e un giocatore come Kondogbia che finalmente sta diventando un buon giocatore è merito di Mancini. Nessuno si rende conto che metà della nostra formazione titolare la dobbiamo a Mancini? Se torneremo grandi sarà anche per merito di Mancini che ci ha permesso di tornare ad avere una signora rosa, lui ci ha salvato dalla macumba Mazzarri, ci ha liberato di mezzi giocatori come M’vila, Alvarez, Hernanes, Kuzmanovic e molti altri, senza di lui adesso chissà dove staremmo… È vero Mancini ha molti difetti, più volte ha messo malumori, altre volte li hai sciolti ma una cosa l’ha sempre caratterizzato: ci ha sempre messo passione. La tua ultima esperienza con noi non cambierà il nostro affetto e la nostra riconoscenza verso di tè, a volte ci hai portato delle sole enormi ma sei sempre tornato sui tuoi passi facendo mea culpa e chiedendone la cessione, il tuo calcio non è mai stato bello da vedere ma in fondo neanche quello di Mou era un bel calcio, da noi non è mai trionfato il calcio Champagne ma è sempre trionfata l’essenza e la sostanza e tu l’hai portata. Nonostante tutto onore al Mancio. Un grande uomo, uno con le balle come direbbe Moratti.