Beppe Bergomi, forse il miglior libero che abbiamo mai avuto. La sua storia parla da sé: una vita da nerazzurro coronata dalla vittoria di ben tre Coppe Uefa, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e un Scudetto (quello dei record con Trapattoni) e ben sette stagioni da capitano della squadra. Il miglior difensore della storia italiana secondo molti e uno dei più amati simboli dell’Inter amato dalla tifoseria e mai dimenticato né tantomeno scaricato anche quando ha fatto stagioni deludenti o sottotono. Dopo aver vissuto diversi traumi giovanili tra i quali la perdita prematura del padre e il rifiuto del Milan, a sedici anni entra a far parte del settore giovanile nerazzurro e ben presto viene promosso in prima squadra con cui esordisce a sedici anni e un mese nella partita di Coppa Italia contro la Juventus del 1980. Ha una crescita costante che vede la sua definitiva consacrazione nell’annata dello scudetto dei record (1988-1989) contribuendo notevolmente alla sua conquista. Nel 1990-1991 conquista la sua prima Coppa Uefa e l’anno successivo diventa capitano dell’Inter. L’andamento della squadra segue un sali e scendi vivendo prima momenti all’apice come la conquista della Coppa Uefa nel 1993-1994, poi momenti anonimi concludendo le annate 1994-1995 e 1995-1996 in sesta e settima posizione. Nonostante tutto Bergomi rimane sempre saldo, tenendosi stretta la fascia al braccio non abbandonando mai la propria squadra nonostante ricevesse molte proposte prestigiose come il Bayern Monaco. Nel 97’ l’Inter torna alla vittoria con la conquista della Coppa Uefa, sembra la svolta tutti credevano che l’Inter sarebbe tornata grande come un tempo si sbagliarono, l’Inter precipitò di nuovo nel baratro dell’incertezza e terminò l’annata successiva all’ottavo posto. In più Bergomi non è ben apprezzato dal nuovo allenatore Marcello Lippi, il suo posto all’interno dello spogliatoio sarà preso da un giovane Javier Zanetti che erediterà anche la fascia da capitano. A quel punto nonostante la buona condizione fisica e mentale decise di ritirarsi, decise di non avere altra squadra nella propria carriera che l’Inter. Egli veniva da un’ottima stagione e avrebbe potuto fare ancora almeno due stagioni d’ottimo livello. Con l'Inter, Bergomi ha giocato in tutto 756 partite (28 reti), di cui 519 in Serie A (23 reti), 117 nelle coppe europee e 119 in Coppa Italia (5 reti) e 1 nella Supercoppa italiana. Primatista di presenze in Coppa UEFA e Coppa Italia con la maglia nerazzurra, è preceduto dal solo Javier Zanetti per presenze totali, in Serie A, nelle coppe europee e nel derby di Milano. Bergomi fu anche una grande bandiera della nazionale con la quale vinse un mondiale di calcio nel 1982(vinto da protagonista a 18 anni secondo solo a Pelé per giovinezza), ha preso parte inoltre al mondiale dell’86 e al mondiale del 98 per un totale di quattro partecipazioni nella competizione. . Con Sacchi CT Bergomi vede logorarsi il rapporto con l maglia azzurra anche perché Sacchi è un profeta della difesa a zona, con la quale Bergomi non va d’accordo dai tempi di Orrico all’Inter. La sua avventura azzurra sembra chiusa ma con l’avvento di Cesare Maldini in panchina ottiene nuovamente un ruolo da protagonista al mondiale del 98 a 34 anni. Anche in nazionale Bergomi ha dovuto lottare, uno dei pochi che hanno retto la baracca complice una squadra vecchia e piena di giocatori ormai sul viale del tramonto, Bergomi ha provato a tenere in sesto la squadra ma come accaduto nel mondiale dell’86 non riuscì sempre a stare in piedi e pian piano anche lui ha mollato la nave al suo destino, però una volta che la nave è affondata Bergomi non ha perso un istante ed è subito tornato in piedi pronto a ricominciare, ha trovato un mister poco lungimirante che ha preferito panchinarlo sottovalutando le sue doti, nonostante ciò Giuseppe non ha perso smalto e voglia di incidere e alla prima occasione ha strafatto. In totale egli ha 81 gettoni in nazionale coronati da sei gol e da tre stagioni da capitano (1988-1991). Bergomi è stato un grande uomo, un vero bauscia che nonostante le avversità non molla mai. Possono piegarlo ma mai spezzarlo, è come una molla che appena viene tirata indietro torna in avanti con forza maggiore di prima spiazzandoti e vincendoti tuo malgrado. Grande zio Beppe facci sognare ai microfoni con le tue cronache e mira comando torna presto ad allenare sarebbe bello se tu un giorno allenassi i nostri Allievi ormai non c’è più nessuno che insegna il calcio vero, quello che giocavi tu. Non scordarti mai le tue origini non scordarti mai la tua squadra porta fieramente il titolo di “Bauscia” sapendo che siamo fieri d’averti adottato e di averti cresciuto come uomo e come calciatore