Una delle più forti di sempre, così era stata presentata l'Under 21 di Di Biagio, che si è qualificata alle semifinali per grazia ricevuta e in finale ha dimostrato di avere solo la grinta come unica arma per limitare lo strapotere della Rojita. Adesso sarebbe ingeneroso parlare di squadra sopravvalutata, ma è necessario riflettere sullo stato del nostro calcio, soprattutto alla luce delle parole di Di Biagio secondo il quale la sua squadra avrebbe "rilanciato il calcio italiano".
Gli Azzurrini sono stati strapazzati dai pari età iberici nel secondo tempo dopo una prima frazione a dire il vero non male, proprio come la Juve contro il Real Madrid. E come i bianconeri, i ragazzi di Di Biagio nella ripresa si sono fatti mettere sotto a centrocampo soffrendo gli inserimenti tra le linee delle mezzali avversarie.

La sensazione è che la superiorità stia più nel modello di calcio che propongono le squadre spagnole che nella qualità dei singoli (anche se Saul, Asensio, e Ceballos sono sembrati due gradini sopra agli altri). Dobbiamo capire quali principi di gioco vogliamo portare avanti: non siamo più i migliori nel gioco difensivo (vedere la coppia Rugani-Caldara quanto spazio concedono in area a Saul sul primo gol) e la fase offensiva pare improvvisata.
Le squadre spagnole hanno grandi doti di palleggio che negli ultimi anni sono riuscite a far evolvere da un tiqui-taka spesso orizzontale a sviluppi di gioco che premiano maggiormente l'ampiezza e la verticalizzazione. I giocatori spagnoli giocano la palla con ritmo di gioco altissimo, a due-tre tocchi con smarcamenti continui ed improvvise accelerazioni palla al piede, mentre i nostri una volta ricevuta palla aspettano sempre quei 4 o 5 secondi per decidere cosa fare, tempo che permette agli altri di chiudere tutti gli spazi lasciando disponibile solo il passaggio appoggiato.
Risultato: noi siamo sempre prevedibili, mentre gli spagnoli, abbinando al possesso un pressing efficace una volta persa palla per il suo recupero, sono in grado di colpire in ogni momento.

I nostri ragazzi insomma non sono scarsi, tecnicamente alcuni sono anche molto validi (Berardi e Bernanrdeschi per esempio), ma per vederli giocare alla pari con gli spagnoli il calcio italiano deve cambiare filosofia: basta con moduli bloccati e gioco statico... dobbiamo prendere coraggio e ricordarci che il calcio si gioca con la palla: se con le squadre sulla carta peggiori delle nostre soffriamo e lasciamo il 65% di possesso ad avversari con i quali dovremmo giocarcela alla pari, vuol dire che dobbiamo rivedere il nostro modo di fare calcio.