In estate Allegri ha rovesciato la Juventus e a primavera due rovesciate hanno simbolicamente sancito la fine di un ciclo bianconero, quasi senza precedenti. È un Allegri a due facce quello che conclude agonizzante proprio quella stagione a cui lui ha voluto imprimere il suo marchio.
Fedele alla sua filosofia aziendalista, già emersa al Milan - più volte smontato e rimontato fino a farlo irrimediabilmente svanire - dove arrivò ad accogliere con entusiasmo un certo Zapata per affidargli le chiavi della difesa che fu di Nesta e Thiago Silva.
Ma anche spregiudicato e vanesio nel richiedere, via via con finte motivazioni, l'allontanamento dei giocatori di maggiore carisma che possano oscurare la sua persona: fu così per Pirlo, Ambrosini, Seedorf, Gattuso, Ibrahimovic al Milan, è stato così per Pirlo, Tevez, Vidal, Dani Alves, Bonucci alla Juventus.

Puntando tutto su giocatori "tennici" che hanno sostanzialmente fallito la loro stagione, dimostrando debolezze fisiche e caratteriali importanti: il Dybala dei gol inutili e dei rigori sbagliati, il De Sciglio inguardabile e acciaccato, il Bernardeschi impalpabile di tanti spezzoni di partita.
Dopo il solito inizio di campionato disastroso, Allegri ha cercato vanamente di riparare lo strano vezzo di stravolgere in estate l'unico reparto competitivo a livello europeo: la difesa. Quando i numeri segnalavano l'irrimediabile disastro, ha affidato un tentativo postumo di conservazione a dei pezzi da museo toscano: Buffon, Barzagli e Chiellini, tutti vicini e oltre alla data di scadenza. Più in là ha invece compreso che l'unico modo ancora più efficace per non subire era rinunciare a giocare.
Così è morta quella grande squadra del 2015, forte in ogni reparto. Ormai ridotta alla brutta copia di se stessa, priva di identità, ma con qualche ottima individualità a fare la differenza, purtroppo principalmente in Italia.
In Europa rimane a suo carico la macchia indelebile delle due formazioni sbagliate in casa contro Tottenham e Real Madrid. E rimane una Juve orribile, seconda forse soltanto a quella che fu di Ferrara e Zaccheroni.

Raramente la Juventus ha fatto comandare un allenatore.
Neanche a Conte fu permesso. Forse solo Maifredi impose dei giocatori e il fallimento fu altrettanto mostruoso. Sono lontani i tempi in cui l'avvocato Chiusano andava in tv a bacchettare un fenomeno che si chiamava Marcello Lippi e che aveva dato l'impressione di voler decidere troppo. Il problema è che oltre ad una Juve perdente, Allegri lascia in eredità una Juve arrugginita nei vecchi e poco rodata nei giovani.
Ha ragione, però, a dire che a Crotone è mancata la difesa: quella che lui stesso ha messo in condizione di cambiare.