In molti lo hanno criticato, diffamato, in qualche modo estradato, ma pur sempre amato.
Quando in quel calcio della fine degli anni '90 e inizi 2000 non erano piu' riconosciuti i veri numeri 10, quando non erano piu' considerati come utili al sistema di gioco, chi ci ha perso di piu' e' stato il Divin Codino, ma soprattutto il pubblico.

Ricordo ancora quelle magie, quelle bellissime sfumature sui calci piazzati, quelle parole sempre riconoscenti verso i propri compagni, quei dribbling ubriacanti, quei tocchi da fuoriclasse e quelle luci in mezzo all'ombra.
Rivedevi quei gol in Nazionale e vedevi il calcio, la gioia, e subito dopo ti veniva la voglia di andare a giocare coi tuoi amici in piazza con due mattoncini a fare da porta.
Non era necessario il campo da calcio, ma giusto quattro amici coi quali giocare, perché Baggio ti trasmetteva la passione di giocare anche sul cemento.

A vedere il calcio degli ultimi 5 anni, quel Roberto Baggio avrebbe avuto gli spazi e gli schemi giusti per poter firmare ancora qualche quadro d'autore. Non solo un Raffaello, ma soprattutto un genio.
La sfortuna di Baggio e' stata quella di aver dovuto affrontare degli infortuni troppo gravi, di giocare con un ginocchio per tutta la sua vita calcistica e di essere stato scomodo per troppi allenatori come Sacchi, Lippi e lo stesso Trapattoni.

Baggio, se oggi tu fossi il raggio di sole in mezzo a qualche nuvola grigia, se potessi giocare sui campi di questi anni, forse ti divertiresti ancora. Sei e rimarrai sempre il miglior calciatore italiano di tutti i tempi.