Quella di Genova era per il Milan un'imboscata annunciata. I precedenti degli ultimi 20 anni collocavano la partita di ieri nel novero degli agguati sanguinosi. La ferocia del pubblico, in particolare, e quella conseguente dei giocatori rossoblu collocavano il match nel novero di quelli ad altissimo rischio. In certe situazioni, in un clima da corrida, anche la percezione degli episodi da parte del direttore di gara cambia. La diversa reazione del pubblico trasforma lo stesso episodio in un fallo veniale o da espulsione (piuttosto che da rigore) a seconda della squadra che lo commette. Da trappole simili si esce solo con la calma e il sangue freddo. Se ti randellano, come hanno fatto i giocatori del Genoa sfruttando la situazione, devi evitare di scendere sul loro stesso piano, senza lasciarti ingannare dalla condiscendenza dell'arbitro nei loro confronti. Verso di te non ci sarà la stessa comprensione. Se poi a un quarto d'ora dalla fine sei in inferiorità numerica e in svantaggio, devi evitare di lanciarti nella carica dei 600 a Balaklava. Niente di questo è stato fatto, anche perché tutto l'ambiente spingeva verso una "vittoria" che doveva portare al "1° posto". Boh, ho sempre pensato che i campionati non si vincano comportandosi da imbecilli, ma ognuno la vede a modo suo. Un appunto a Montella e a chi, fra i suoi giocatori, gli ha fatto da controcanto: le sconfitte non aiutano a crescere, ma impediscono alla classifica di muoversi e trascinano il morale sotto i tacchi. Do un consiglio a Vincenzo, che resta un ottimo allenatore e, secondo me, l'uomo giusto per questo Milan. Riparta dal fischio finale di Verona e dimentichi anche la vittoria con la Juventus, oltre che la sconfitta di ieri sera. Lo facciano anche i tifosi. Ieri il Genoa, squadra di livello e ben allenata, ha sfruttato la sua arma migliore ovvero lo stadio di Marassi, ma il Milan ha offerto la sua testa all'avversario su un piatto d'argento, anzi d'oro.