Mi sono iniziato a interessare a Federico Bernardeschi quando lessi che, allora giovane “canterano” della Fiorentina, si rifiutò di partecipare ad uno dei tanti (a mio avviso patetici) tentativi di rendere il calcio un reality show: allora veniva descritto come un giovane molto promettente che, a differenza di altri suoi colleghi, non accettò di prestare la sua immagine alle telecamere di una nota emittente televisiva che, per un’intera stagione, narrarono le gesta dentro e fuori dal campo di alcuni ragazzi della primavera della Fiorentina.

Già allora circolavano dei video in rete che non lasciavano spazio a dubbi: di Federico si sarebbe sentito parlare a lungo.
Talento cristallino, attaccante esterno dotato di tecnica sopraffina, estro e velocità; tutte premesse ottime, poi purtroppo un brutto infortunio lo tenne lontano dal campo per molto tempo ma non fece smettere di parlare di se’. E’ infatti già della primavera 2014 la notizia che la Juventus sia a un passo dal tesserare Federico, forti di un contratto in scadenza nel 2015, per poi girarlo al Sassuolo in prestito; la notizia si protrae fino all’inizio della sessione estiva di calciomercato quando in molti addetti ai lavori danno la cosa per fatta. “Tra i calciatori italiani mi piacciono molto Berardi e Bernardeschi”, diceva nel frattempo Allegri in un’intervista e per un attimo ho sognato ad un ipotetico attacco del futuro con Dybala, Berardi, Bernardeschi e Morata.

Quello che poi è successo è storia: Bernardeschi cambia procuratore e rinnova con la Fiorentina, Morata se ne andrà un anno più tardi e Berardi è rimasto in balia dei suoi dubbi esistenziali, con la Juventus che, dopo il rifiuto della passata stagione, deciderà di abbandonare definitivamente l’opzione di acquisto pattuita con il Sassuolo. 

Dopo il rinnovo e le lusinghe di molti club europei pensai che difficilmente le strade di Bernardeschi e della Juventus potessero incrociarsi nuovamente e il rimpianto per un colpo mancato iniziò a crescere sempre di più osservando come, nel frattempo, il giovane attaccante stesse confermando sul campo l’enorme potenziale che ormai da tempo gli veniva attribuito. Numero dieci in una piazza molto calda come quella Viola, ha condotto, sotto la guida di Paulo Sosa, due stagioni dal rendimento crescente pur nelle difficoltà normali per un ragazzo che, alla sua età, viene catapultato nel calcio dei “grandi”; inizialmente si è adattato a fare quasi il terzino senza battere ciglio, fino a quando non è stato avvicinato alla porta, posizione sua naturale da cui ha dispensato assist al bacio per i compagni e gol dal notevole senso estetico.

Il fatto che oggi, a due anni di distanza da quel trasferimento sfiorato, si sia effettivamente ufficializzato il suo passaggio in bianconero è per me motivo di grande felicità; sono infatti sicuro che Bernardeschi si integrerà alla grande in un gruppo come quello bianconero: oltre alle doti tecniche infatti credo che egli possieda anche le qualità umane e morali per potersi affermare alla Juventus e anche, perché no, per potersi mettere sulle spalle la maglia numero dieci.

Senza andare a scomodare i grandi interpreti che nel passato hanno vestito questo numero, Federico dovrà costruirsi la sua storia in bianconero che tutti ci auguriamo sia costellata di gioie e di successi e, chissà, sul fatto che possa diventare la nostra bandiera del futuro, in un momento in cui molti nostri riferimenti attuali (tra cui Buffon, che sono sicuro essere uno degli artefici silenziosi del passaggio di Federico in bianconero) sono nella fase finale della carriera di calciatore.

Un ulteriore sentore mi suggerisce che il ragazzo vale: nell’anno del Mondiale, con una concorrenza di certo non inesistente in attacco, in pochi suoi coetanei avrebbero accettato di buon grado di venire a giocare alla Juve, ben sapendo che ogni piccola sbavatura equivale se non ad una bocciatura, quasi. Molti suoi colleghi si sono fermati innanzi al moloch delle panchine, come se uno a ventitre anni, alla prima esperienza in una “grande”, dovesse partire titolare per grazia ricevuta. Federico sa della stima che nutre nei suoi confronti Allegri e lo spogliatoio intero e questo gli è bastato: sa che dovrà conquistarsi la maglia da titolare con le prestazioni e non con le parole e sono sicuro che lo farà, magari con la numero dieci alle spalle che per tutti noi juventini ha da sempre un sapore particolare, a maggior ragione su un calciatore italiano.

Benvenuto quindi Federico e in bocca al lupo, per un futuro radioso a tinte bianconere.